Visto a Milano un magnifico attico supercentrale circondato da un’infilata di luminosissime terrazze, fiorite di zagare e gelsomini. Una meraviglia, insomma. Lo voglio. La mia amica Nadia dice: tu sei pazza, guarda che lì sopra ti sentiresti in galera, a te piace vedere la gente che passa… (uff!)

Richiesta: 3 milioni e 900 mila euro. Ma credo che a 3 milioni e 2 venga via: tanto è uguale, non ce li ho lo stesso (sempre Nadia: e se li avessi saresti scema, bloccare una cifra del genere in una casa, poi chi te la ricompra?)

Non ce li ho, ma potrebbe sempre capitare che un lettore stramilionario un bel giorno mi dicesse: “Mi piacciono le cose che scrivi, perciò ho deciso di regalarti 3 milioni e 900 mila euro”. (faccia anche 4 già che c’è, ci sono anche le spese notarili, il trasloco, ecc.). “In fondo a me che cosa cambia” dice ancora il mio lettore “tra avere mille milioni di euro e averne 996, tolti quei 4 che do a te?”. Giusto. Tutto è relativo. A lei non cambia quasi nulla. E invece a me…

Di questi 4 milioni, in verità, se lei è s’accordo, pensavo destinarne centomila alla mia carissima Diana, adorabile ragazza ecuadoriana che mi dà una mano da anni. Così finirebbe la sua casa in costruzione a Guayaquil, e magari ci aprirebbe pure un negozietto e potrebbe tornare lì, dalla sua bambina. Centomila euro che a me non cambierebbero granché, a lei tutto.

Perché quei centomila euro per lei sono una nuova vita. Quei 4 milioni per me solo una nuova casa. E quei mille milioni (anzi, 996, non facciamo scherzi) per il mio lettore, quasi nulla. Insomma, valgono più quei centomila euro che mille milioni, il paradosso è questo. Ben più che il cambio di valuta, è il desiderio a dare valore a un cumulo di denaro inerte.

Che cosa può desiderare uno che ha mille milioni, se non di farli diventare duemila? E che cosa posso desiderare io, che a dirla tutta una casa comoda ce l’ho già –pagata con il mutuo-, e pure con il terrazzo, il suo bel limone e i gelsomini e i grilli, se non di raddoppiare il terrazzo e spostarmi in centro-centro?  (te l’avevo detto che è un desiderio cretino: sempre Nadia).

Penso a Diana, alla sua bambina che avrà visto giusto due volte in tanti anni e ormai sta diventando una ragazza, alla sua casa sudata mattone dopo mattone, al fatto che è sempre così sorridente. E mi sento piena di vergogna.

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