Se sui social network tu provi a definire i terroristi di Isis “nazisti criminali” (è quello che sono), a meno che tu non ti stia rivolgendo a una platea destrorsa raccoglierai ben pochi “mi piace”. L’obiezione che serpeggia la sintetizzerei così: “Si deve essere lucidi e carcare di usare la testa“. Come se non equivalesse a usare la testa -profferendo un preciso giudizio etico, politico e storico- il fatto definire nazisti degli sgozzatori spietati, violentatori e aguzzini di donne e bambine, massacratori di innocenti cristiani, ebrei, yazidi e anche musulmani, assassini di gente che dopo una settimana di lavoro si stava mangiucchiando un piatto cambogiano low cost o si stava godendo un concerto.

La cosa me la spiego così: quando tu dai a qualcuno del nazista stai pronunciando un giudizio inappellabile e definitivo. Un nazista è la catastrofe dell’umano, è quanto di peggio la storia abbia conosciuto, è l’oscurità totale, la caduta definitiva del senso. E’ la disastrosa banalità del male. Se invece tu esiti a dare del nazista a chi, nei fatti, si sta comportando come un nazista, vuol dire che la tua condanna mantiene una riserva, c’è sempre qualche “se” e qualche “ma”, quando non un sottile, ambiguo e inconfessato masochistico sentimento di comprensione per gli spietati macellai.

Che vanno capiti perché sono per lo più dei poveracci di seconda generazione venuti su nei ghetti e nelle banlieu (anche se poi Jihadi John era figlio della media borghesia londinese), vanno capiti perché l’humus in cui prosperano sono gli errori capitali dell’Occidente colonialista e sfruttatore, vanno capiti perché ci sembrano l’evoluzione tecnologica e social delle Intifade per cui abbiamo fatto il tifo, perché sono nemici del “cattivo” Israele e forse anche del capitalismo neoliberista.

Sento correre questi sentimenti in parte della sinistra e ne sono orripilata. Sentimenti che fanno il paio con un eccesso di silenzio, salvo magnifiche eccezioni, di buona parte comunità islamiche: perfino il moderato Romano Prodi ha ammesso che di fronte alla strage parigina qualche voce in più se la sarebbe aspettata.

Può benissimo essere che i reattivi droni americani, i cacciabombardieri francesi e la navi russe del giorno dopo non siano affatto “la” soluzione, può essere che servano per esempio vere politiche comunitarie europee, compreso un miglior coordinamento delle intelligence, e che si debbano riservare le nostre migliori energie alle politiche di integrazione e di educazione, che si debba stroncare il commercio di armi, che si debba smettere di comprare petrolio prodotto nei territori controllati dal Califfato. Tutto questo certamente è importante e dobbiamo fare in modo che si realizzi.

Ma gli uomini di Isis sono e restano dei nazisti assassini. Su questo non può esserci nessuna incertezza.

P.S: un esempio, stamattina, ci ciò che intendo. A Radio Popolare il conduttore parla di ‪#‎Isis‬ come di fascisti.Un ascoltatore: no, loro sono i partigiani.

Aggiornamento ore 17.00: lo psicoanalista Boris Cyrulnik parla della similitudine Isis-nazismo.

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •