Ok, ora mi metto dei cubetti di ghiaccio sulla nuca e provo a dirvi di Siena.

Alternerò mie osservazioni a pensieri in presa diretta (in corsivo). Chiedo scusa se non riporterò tutti i nomi -in alcuni casi indicherò solo il gruppo- e se ometterò molte cose significative. Qui riesco a dire solo quello che è restato a me.

(Infine, per gli interessati, dirò in sostanza che cosa ho detto io).

Intanto per capire Siena direi che i titoli sui giornali di stamattina non rendono molto. Sorprendentemente, Il Fatto Quotidiano titola: Lezione da Siena, donne sì, politiche no. Ecco, siamo completamente fuori centro. A volte i capiredattori cercano la notizia da strillare, e finisce che trovano una notizia ma gli sfugge quello che capita davvero. Ma sulla politica torneremo dopo.

Come preambolo direi questo: che Siena è molto bella, e il Prato di Sant’Agostino magico, e quei 100 senesi che hanno dato ospitalità alle donne, e quelle aziende che hanno offerto il vino rendono il clima molto più di quella pseudo-notizia. Nelle parole delle donne che intervengono corre vita. Parlano di politica come se raccontassero qualcosa della loro vita, e questa narrazione dà un senso di profonda verità a quello che viene detto, e rende tutte capaci di ascoltare attentamente sotto il sole a picco. Quindi un forte senso di verità e di fiducia. E’ proprio il popolo delle donne che si è mosso per venire fin lì.

Le organizzatrici intervengono sempre in coppia per dare il senso di un riconoscimento reciproco“. Questo è giusto. Una senza l’altra non fa niente. E’ la Dea Doppia di Vicky Noble.

Qualcuna dice: “il 13 febbraio è stata un’esperienza fisica“. Di questa necessità di mettere al centro il corpo, di riunire i corpi di donne parlano in molte. E’ proprio un bisogno. Non solo per sfuggire alla solitudine, ma per sperimentare la forza e la fiducia e anche l’allegria che dà la compresenza dei corpi.

Non è smettendo di avere figli che otterremo più lavoro, ma non è smettendo di lavorare che faremo più figli” (Francesca Comencini). Non si parla mai di lavoro senza parlare di figli, e viceversa. E’ il “doppio sì” accertato dalla Libreria delle donne di Milano. Il fatto di non potere avere figli, di dover rimandare fino al rischio di infertilità è il patimento principale. Quello della sterilità obbligata è un dolore che si percepisce fisicamente stando lì. Se per noi avere figli è stato un lusso, per le ragazze è un super-super-lusso.

Meno di metà delle italiane lavora, al sud nemmeno un terzo, tante smettono di cercarlo. Con la crisi l’occupazione femminile è diminuita e il lavoro delle donne si è dequalificato. Oggi le ragazze cominciano a lavorare più tardi, ma sono più qualificate. Hanno tagliato sul lavoro familiare. Sono andate comunque avanti, ma con enorme fatica. Una piena occupazione femminile e una presenza in pari numero nei luoghi di decisione darebbero una spinta al paese senza eguali” (Linda Laura Sabbatini dell’Istat).

Voi giovani almeno in questo non siete povere, avete un patrimonio a cui attingere“: (Mariella Gramaglia). Fra le donne di Siena, e non solo tra le giovani,  tante donne che non hanno mai avuto prima un’esperienza del femminismo o della politica con altre (o meglio, non hanno mai dato un senso politico al loro lavoro e alle loro vite). Bisognerebbe dire loro che in questi anni tante hanno scritto e pensato ed elaborato, che negli scritti di altre, da Carla Lonzi a Luisa Muraro a Lea Melandri, per dirne solo alcune, troverebbero la lingua e gli strumenti di cui oggi hanno bisogno (le madri di tutte noi).

Ci vorrebbe una proporzionale sessuale come noi abbiamo la proporzionale etnica” (SNOQ di Bolzano).

Non dobbiamo dividerci quando parliamo di merito, di diritti e di uguaglianza. Dobbiamo essere trasversali. Non dobbiamo vtare liste con poche donne e programmi che non ci interessano” (Flavia Perina, Fli). Le donne di Siena mostrano di dare molto valore al voto, a quello elettorale e ai referendum. Ne sentono tutta l’importanza. Onorano il momento del voto.

L’organizzazione del lavoro segue regole maschili. Ho voluto trasformare il luogo di lavoro in luogo di relazione“. (Margherita Dogliani, imprenditrice).

La manovra del governo è misogina, e non solo per il furto del tesoretto e per le pensioni a 65 anni, ma anche per il taglio ai servizi e all’assistenza, dando per scontato che tanto ci penseranno le donne. Con la paternità obbligatoria, la discriminazione delle madri cesserà” (Susanna Camusso)

Ai partiti dico: basta con questo maschilismo. E alle politiche dico: camminate insieme a noi, non sopra di noi” (donna del gruppo Cassandre di Napoli).

E’ la prima volta che parlo in un’assemblea come questa, io che pure parlo in tante assemblee. Sono un nuovo acquisto, non ho mai fatto parte del movimento femminista, e sono qui per ringraziarvi del vento del cambiamento. Chiederò al mio partito di farsi attraversare e cambiare da questo movimento. Non c’è alcuna intenzione di appropriarsi di nulla, si tratta di poter cambiare anche la nostra politica. Le donne devono confrontarsi con il potere, cambiare ogni centro di potere” (Rosy Bindi). Rosy accenna di sé. C’è un po’ di insofferenza nei confronti degli interventi delle politiche perché le donne vorrebbero sentirle parlare di sé, della loro politica, del perché è stata tante volte inefficace, dei problemi che incontrano nei loro partiti, ma le politiche presenti non lo fanno abbastanza.

Dovremmo fare una class action contro gli uomini, oltre la nostra appartenenza politica. Sono la prima a prendere l’impegno di non attaccarmi al colore politico” (Giulia Bongiorno, Fli).

Abbiamo fatto del referendum sul legittimo impedimento il nostro referendum. Abbiamo portato a votare le nostre madri, abbiamo tirato giù dal letto i nostri figli. Da noi ci sono molti eletti inquisiti e collusi” (SNOQ Reggio Calabria).

Non siamo inventando niente di nuovo. Il femminismo è carsico, ma c’è da sempre“. (Donna di Punto G, Genova).

Si discute anche di legge elettorale: con le liste bloccate, il 50/50 potrebbe portare molte donne nelle istituzioni, mentre con le preferenze le donne dovrebbero farcela da sole. Che cosa è meglio?

Siamo ormai oltre le pari opportunità” (SNOQ Ravenna).

Noi donne abbiamo bisogno di uomini responsabili. Le donne hanno bisogno d’amore“. (Presidente delle Donne Musulmane d’Italia).

C’è molto desiderio di unirsi oltre le differenze. C’è bisogno di rete ma anche di apertura, perché tutte abbiamo bisogno di tutte, mentre cercano di metterci le une contro le altre. Devono esserci reti locali su problemi specifici, reti che si connettano tra loro e con noi nelle forme che liberamente sceglieranno. Una rete stabile, aperta, inclusiva. Ma servono anche incontri fisici, di corpi. Qui non nasce un partito. La nostra ambizione è un paese per donne, e per tutti. Vogliamo parlare anche ai partiti, tutti. Non siamo nemiche dei partiti“. (Serena Sapegno e Titti Di Salvo)

La rete è già politica. La sfida è non prevaricare e unificare: il paese deve andare avanti ovunque con la stessa marcia“. (Giorgia Serughetti e Elisa Da Voglio, SNOQ).

Stavolta non possiamo fallire“. (Valeria Ajovalasit, Arcidonna).

Il sapere delle donne, il femminismo deve volare alto e contaminare le istituzioni“. (Olivia Guaraldo)

Siamo uscite dalla solitudine. Bisognerebbe fare una rete delle città amiche delle donne“. (Una ragazza di SNOQ)

Del primo femminismo la pratica del partire da sé resta, non è intaccata“. (donna di SNOQ Venezia)

Dobbiamo pretendere la cancellazione delle ipoteche dal nostro futuro“. (donna di SNOQ Pesaro)

Dobbiamo essere l’anticorpo che cura questo corpo dissacrato che è l’Italia“. (Donna di SNOQ, Tigullio)

Questo fiume carsico che è il femminismo si deve tenere in superficie il maggior tempo possibile, per evitare di dover ricominciare ogni volta daccapo“. (Monica Lembi, presidente del Consiglio Comunale di Bologna)

Abbiamo da imparare dalle più anziane, ma abbiamo anche da insegnare“. (ragazza di SNOQ)

Noi ragazze siamo cresciute in una società individualistica, facciamo fatica con il “noi”. Ho dovuto toccare con mano la fatica e la possibilità del noi“. (ragazza di SNOQ Siena)

Dobbiamo essere inclusive, non abbiamo bisogno di escludere nessuna. Si difende e mette barriere chi è debole, e noi siamo fortissime. Dobbiamo compilare un’agenda delle donne, un’agenda di lavoro che cambierà tutto il Paese“. (Serena Sapegno)

Un’amica di Napoli, bella come lo sono solo le napoletane, mi dice che lei non è mai andata online, che crede di non esserne capace, che ha passato il suo tempo a fare figli, ne ha 5, e ora il marito ha avuto l’idea originale di scapparsene con una di trent’anni. Io le dico che andare online è facile, che deve assolutamente farlo. Lei dice che lo farà “per me”. Le sono molto grata per questo.

C’è una grande fatica che stiamo facendo, e quando le donne sono affaticate e in difficoltà sanno darsi una mano, è un’eredità ancestrale. Si tratta di continuare a darsi una mano, restando immuni dalla peste dell’invidia, anche quando c’è la possibilità di spiccare il volo.

E infine, se interessa, quello che ho detto io (più o meno).

Non c’è nemmeno bisogno di stare a discutere della rete. La rete è la piramide gerarchica appiattita, è già politica femminile. Senza la rete a Milano non sarebbe capitato nulla. La rete ce l’ha fatta contro un investimento elettorale di alcune decine di milioni di euro. Da ieri qui ci raccontiamo tutti i guai che abbiamo, e ho sentito fisicamente questo grande patimento sulla maternità, ma se ce l’abbiamo fatta comunque e anzi siamo andate avanti vuole dire che abbiamo una grande forza. E questa forza è politica. Sui giornali ho visto che ci raccontano come qualcosa di de-politicizzato, o addirittura di antipolitico. Ma noi siamo politiche, questo luogo è politico, quello che chiamano lavoro di cura e volontariato e la nostra vita di ogni giorno è la politica. Il problema non è che ci sono poche donne nei luoghi in cui si decide, il problema è che ci sono troppi uomini. Questo eccesso di maschile parassita il pianeta e il nostro paese. Bisogna mandare via un bel po’ di uomini di lì, dobbiamo farlo per noi e anche per tanti uomini di buona volontà che abbiamo accanto. Sulla svolta civica che è partita il 13 febbraio: attente, gli uomini di sinistra e di destra useranno questa forza per loro stessi, sono abituati ad avere gratis dalle donne, non restituiranno nulla se non ci sarà lotta. Il 50/50 di Milano non è stato automatico, chi vi dice questo non dice la verità. In principio si parlava di bilanci di genere e altri cincischiamenti pariopportunitari, anche a causa dell’automoderazione di molte donne. Il 50/50 è stato lottato, e dovrà essere lottato anche a livello nazionale. La rappresentanza politica non è tutto, è solo una parte del tutto, ma se non entrerà un gran numero di donne nei luoghi in cui si decide, i temi di cui abbiamo parlato qui non saranno nemmeno messi all’ordine del giorno. La rappresentanza non è la soluzione di tutti i problemi, ma senza un’adeguata rappresentanza non se ne risolverà quasi nessuno. E non cambierà nemmeno la politica, resterà quella cosa lontana dalla vita e abbarbicata al potere. Chiudo con due paradossi. Il primo è questo: il fatto che siamo state tenute fuori da tutto ci ha permesso di restare nella nostra differenza e coltivarla, e questa differenza potremo portarla in quei luoghi, farne un vero fattore di cambiamento. Secondo paradosso: parliamo sempre del corpo delle donne, ma dovremmo parlare del corpo maschile, di quella sessualità incontrollabile, di quell’osceno intrico sesso-soldi-potere. L’Italia non può essere rappresentata da questo vecchio corpo, e vecchio non lo dico in senso biologico, ma alludo al patriarcato che non vuole morire. L’Italia oggi ha il corpo e le sembianze di una donna come noi. Teniamo bene in mente questa immagine e tutto sarà più facile“.

Piccolo, bellissimo ballo finale. C’è tanta energia. Mi viene da chiamarlo “il selvaggio femminile“.

p.s.: Il comitato organizzatore ha lavorato tantissimo e benissimo. Cristina Comencini è crollata alla fine della prima giornata: troppa fatica, immagino. E’ molto bello che buona parte dei soldi spesi per queste due giornate siano già stati recuperati tramite “offertorio” in loco. Ma è importante che tutte quelle che possono sottoscrivano inviando un bonifico all’Iban che possono trovare nel blog di Se non ora quando.

 

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