Rimossi a Milano i maximanifesti di Belen in intimo calante che facevano andare a sbattere gli automobilisti: Belen è bellissima, il gesto ammiccante, il richiamo sessuale irresistibile, smaccato e inequivoco.

Ma a mio parere fa più danni l’innocente spot di Lavazza, ultimo della serie “Paradiso”, Tullio Solenghi nei panni di San Pietro, Enrico Brignano in quelli dell’anima in cielo. Ecco il dialogo nell’ultima parte dello spot:

San Pietro-Solenghi: “In Paradiso tutto è di tutti“.

(dietro di lui una ragazza bionda e angelicata: Anima-Brignano si volta a guardarla con interesse. Vengono in mente le 72 vergini che toccheranno a ogni buon musulmano nel paradiso coranico)

San Pietro-Solenghi ammonisce: “Non tutto“.

Anima-Brignano: “Pensavo che…”

(la ragazza si schermisce silenziosa, abbassa pudicamente lo sguardo)

San Pietro-Solenghi: “Cosa?”.

Anima-Brignano: “Credevo che…”.

San Pietro-Solenghi: “Cioè?”.

Anima-Brignano: “… Niente”.

San Pietro-Solenghi: “Ah. Bravo”.

Tutto, ovvero ogni cosa del Paradiso, è proprietà di tutti. Anima-Brignano guarda la ragazza: anche lei, in quanto cosa del Paradiso, è proprietà di tutti (quindi anche mia)? San Pietro-Solenghi stoppa: “Non tutto“. Pur nella negazione, si ammette implicitamente che la ragazza-cosa fa parte del tutto di cui si può entrare in possesso, ma costituisce un’eccezione, perché lei non è di tutti (magari è solo di qualcuno). Non viene negato, cioè, che la ragazza sia una delle cose del Paradiso, si precisa solo che lei non è di tutti (giù le mani). Resta comunque di, qualcosa che può essere eventualmente posseduto. Ma una donna non è una cosa, e non può essere proprietà di nessuno, né in terra né in cielo.

Il messaggio è sottile e insidioso, e molte l’hanno colto subito, con disagio.

La vicenda dei manifesti di Belen, scoppiata in seguito alla segnalazione di un comitato di cittadini, dimostra che la soglia di attenzione e l’insofferenza alle pubblicità sessiste sono notevolmente cresciute.

Il target di Lavazza sono le famiglie italiane che comprano e bevono caffè. Certi stereotipi sono talmente radicati da essere inconsapevoli. Forse stavolta qualcosa è scappato di mano.

(lo spot è stato realizzato dall’agenzia Armando Testa con la direzione creativa di Mauro Mortaroli, copy Leonardo Manzini, diretto da Alessandro D’Alatri, casa di produzione Filmmaster Productions)

 

 

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