Il nodo è al pettine. La questione del potere è a tema, senza più pruderie, ovunque ci siano donne che si incontrano per discutere.

Uno studio dell’Osservatorio Sda Bocconi, realizzato in collaborazione con il Professional Women’s Association di Milano, dà una mano a chiarire i termini. Se nel nostro paese le donne non entrano quasi mai nei consigli di amministrazione6 su 100-, foto ufficiali dei board blindate nel cassetto, imbarazzo da eccesso di cravatte, è perché i cda si riproducono per clonazione: “Si recluta chi è già simile, ossia ha competenze ed esperienze simili -e anche un corpo simile, direi io- a quelle già presenti nel cda”. Il sistema di selezione privilegia un solo modello di carriera, “tradizionalmente maschile, poco aperto alla diversità di profili e competenze”. In breve, chi ha il potere coopta solo chi gli somiglia, same face-same race. E a quanto pare niente è meno simile a un manager che una manager. A meno che le signore non diano prova di omologazione: ovvero di aver dimenticato di essere donne, di rinunciare alle loro maggiori competenze –marketing, comunicazione, risorse umane, organizzazione, sviluppo strategico- e al loro modo di vedere e di pensare per assumere skill più tradizionalmente maschili, tipo contabilità e finanza. Una scarsa eterogeneità che diventa un limite. –la media è

La mancanza di donne, quindi, ben più che un problema delle donne è un problema delle stanze dei bottoni, politica compresa: la storia dei board è paradigmatica. Un problema delle aziende e di tutto quanto il sistema-Paese, penalizzato dalla gestione monosex. Se l’Italia non vola, è anche per questo. Tu quindi puoi fare tutte le quote che vuoi, ma se le donne in quei posti non ci entrano da donne, nella loro differenza, ovvero per ciò che sono, per ciò in cui credono e che sanno fare meglio, se non sono lì con il loro “genio femminile”, come lo chiamava Giovanni Paolo II; se per farsi cooptare si adeguano, diventano “uguali” e assumono docilmente i modi e le priorità degli uomini, allora che ci siano più donne cambia poco. E’ proprio della loro differenza che c’è bisogno. E come si fa a garantirla?

Il tema, ridotto all’osso è questo. E’ di questo che si deve discutere. Intanto dico: mai da sole. E poi: mai tirarsi indietro. E andare in quei luoghi con il senso della propria signoria. To be continued…

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 16 ottobre 2010

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