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ANIMALI

ANIMALI, esperienze Luglio 30, 2010

ANIMALIA

buon pranzo, tesoro

buon pranzo, tesoro

Sulla mia spiaggia c’è una signora che dopo un paio d’ore deve scappare a casa: la sua cucciola soffre di ansia da separazione. Se sta troppo sola sbrana tutto, come fanno i cani impanicati.
Il mestiere della meticcia Pippi, invece, è sempre stato il mordicchiamento del cavo poplìteo, l’incavo dietro il ginocchio, meglio se di vecchia signora. E’ una canina molto dolce e buona, ma non c’è mai stato verso di convincerla che non si fa. Ti guarda sbigottita se la sgridi: la natura l’ha programmata per partire all’assalto di ogni poplite femminile anziano. Però mio marito l’ha reincontrata dopo anni e anni, e lei gli ha fatto delle feste commoventi. La memoria olfattivo-emotiva di queste creature è straordinaria. La piccola Kim, invece, giovane maltese di amici, l’ha accompagnato trotterellandogli accanto -avanti e indietro, indietro e avanti-, una pallina bianca saltellante al passo di quell’omone in marcia per scaldare il nervo sciatico indolenzito. Deve avere la vocazione della badante.
Non ho più il mio Tom, e osservo attentamente i suoi cospecifici, alla malinconica ricerca di un po’ di caninità. Ma mi accontento anche di guardare i gatti, o molto meno: una gazza, una lucertolina sul terrazzo, una rana, l’andirivieni di una formica lavoratrice, una foglia nuova del mio limone. Pur di entrare in contatto empatico con il non-umano, non saprei come altro chiamarlo, che vive e brulica a prescindere da noi, in molti casi nonostante noi. Anche in una foglia tremolante c’è un po’ del mio amico perduto.
C’è un mistero nel non-umano che va ben oltre le nostre supponenti proiezioni antropomorfizzanti. Mi pare che queste creature sappiano qualcosa di essenziale della vita che a noi sfugge, e fossero qui a testimoniarcelo. La luce di una consapevolezza che ho intravisto anche nello sguardo di certi neonati, e negli occhi opachi di certi anziani. Come noi umani fossimo condannati, per macchia originale, a stare lontani dal segreto: abbiamo voluto sapere e non sappiamo più nulla. Ma appena individuati, o sul punto di de-individuarci per tornare nella luce, ne risplendiamo. A questo mistero, per comodità, si può dare il nome di Dio, o di Amore.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 31 luglio 2010

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ANIMALI Gennaio 20, 2010

SCUSATE

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Scusate. Oggi vi parlerò solo di me. Dopo 12 anni di incondizionato amore, baci, corse, gioia, feste, pappa, bagni, lotte, allegria, abbracci, baci, tenerezza, partite di pallone -era un formidabile portiere- a mezzogiorno il mio adorato Tom se n’è andato. E’ come se una ruspa avesse sventrato la nostra casa. Come se io non servissi più a niente e a nessuno. Scusate, ma non ho spazio per nient’altro, quest’oggi.

ANIMALI Aprile 5, 2009

GIUSTIZIA AI LABRADOR

Visto Io & Marley (e fuggita prima delle sequenze finali: ho un labrador di 11 anni). Film bruttino e  molto commercial, un po’ genere Beethoven, che non fa certo onore al best seller di John Grogan, bello e struggente. E pessima pubblicità per i labrador, che non sono affatto così agitati, adolescenza a parte. Quel Marley è decisamente un nevrotico. Ai labrador non appartiene quella furia devastatrice. Non sbranano divani, li occupano abusivamente. Dormire, giocare, baciare, nuotare, mangiare (e ingrassare) sono le loro attività d’elezione. L’amore è la chiave del loro straordinario temperamento. E nel film non si vede: il rapporto tra Marley e la sua famiglia è freddino e anaffettivo. Forse è per questo che lui distrugge tutto.

Volevo rendere giustizia al labrador, Cane tra i cani. E al mio Tom, Labrador tra tutti i labrador.

AMARE GLI ALTRI, ANIMALI, esperienze Dicembre 21, 2008

IL BENE CHE RITORNA

Qualcuno l’ha stampato come biglietto di Natale, da mandare gli amici. Mi fa molto piacere! Nel caso vi servisse…

Il mio vecchio cane Tom è pieno di artrosi. Gli massaggio le spalle e la colonna, gli muovo le articolazioni arrugginite, sperando di dargli sollievo. Lui ricambia le mie energiche carezze con sguardo dolcemente grato. Si capisce che quanto meno non gli dispiace. E ogni volta, alla fine del massaggio, le mie spalle sempre contratte sono un po’ più sciolte, la mia colonna meno indolenzita. Come se qualcuno avesse massaggiato me, e proprio in quegli stessi punti.
L’ho provato anche con gli umani: un’“impastata” al trapezio di un amico, e anche il mio trapezio si è sentito meglio. Non so esattamente come capiti. Deve avere a che fare con il meraviglioso e misterioso meccanismo dei neuroni specchio, che evidentemente funziona anche tra specie diverse. Tu vedi qualcuno che ha due occhi, un naso, una bocca come la tua: o anche tratti diversi, da vivente di altra specie, ma antropomorfizzato dal tuo amore. Cogli sul suo viso espressioni di gioia, di paura, di dolore. E nel tuo cervello si attivano gli stessi circuiti neuronali- della gioia, della paura, del dolore- che presiedono alle emozioni manifestate dall’altro. Senti quello che sente lui, o quasi. Su questo meccanismo stupefacente si basa la possibilità di empatia tra soggetti diversi, e quindi l’esperienza del legame.
Così, stiracchiando il ginocchio del mio Tom, ho pensato che così come fargli del bene mi fa stare bene, fargli del male mi farebbe stare male. E che ogni volta che auguriamo il male a qualcuno, o gliene facciamo, credendo di trarne soddisfazione -per rabbia, per vendetta, per antagonismo-, l’urto del male investe anche noi. Il male che fai, come dice la saggezza popolare, “ti ritorna”. L’odio che provi ti infesta. L’invidia ti corrode. Al contrario, disarmarsi e astenersi dai cattivi sentimenti –non è poi così difficile: si tratta di cominciare, e pian piano ci si abitua-, o addirittura, scandalosamente, “amare il tuo nemico” e provare compassione per lui, lo lascia stupefatto e lo disarma a sua volta, spalancando il suo cuore all’unisono con il tuo.

Ho pensato a un regalo da farvi a Natale, cari lettrici e lettori, e ho scelto questo. Tanta felicità per la luce che ritorna.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 20 dicembre 2008)

ANIMALI Dicembre 16, 2008

VERO AMORE

Questa è la mia Christmas Card. Vedrete qui in azione tutto l’amore del mondo.

(in sintesi, per chi non mastica l’inglese: due amici adottano un piccolo leone, lo svezzano e quindi, per evidenti ragioni, lo portano in Africa per rinaturalizzarlo. Dopo qualche tempo vanno a trovarlo. Questo è il momento del loro incontro. Il video è stato mandato in onda nel corso dello show The View, Abc).

ANIMALI Maggio 29, 2007

LA SCELTA DI TOM

Ogni tanto sui giornali si leggono cose strane. Ad esempio: “E’ dimostrato: gli animali scelgono”. Posto, cioè, un delfino di fronte a un dilemma – bocconcino o palla?- l’équipe dell’università di turno ha notato che il mammifero si sofferma a riflettere. Il mio cane, immagino anche il vostro, lo fa regolarmente. Dilaniato tra la partecipazione attiva alla mia prima colazione e la prospettiva di uscire con il suo adorato padrone, corre tra l’una e l’altro, cercando di arraffare almeno un biscotto, e poi si scaraventa per le scale per la passeggiata. La sua priorità è quella. Ma se invece dei soliti biscotti ci fossero i frollini fatti in casa, credo che rinuncerebbe alla passeggiata: il che testimonia sull’imparagonabilità dei dolci confezionati a quelli di produzione domestica. E se a portarlo a spasso è la colf, che –spiace dirlo- lui adora di meno, allora sceglie la colazione, perfino con biscotti industriali, manifestando comunque un certo disappunto per la coincidenza temporale di due eventi tanto significativi. La scelta è stressogena per tutti i viventi. Le priorità comunque restano pappa e gioco, con variazioni in classifica secondo i tipi di pappa e i tipi di gioco. Se poi nei paraggi c’è una cagnetta in fase di disponibilità sessuale, tutto il resto passa in secondo piano, perfino un osso succulento che lo struggimento dell’amore priva di ogni attrattiva.
Il mio cane, e immagino anche il vostro, conosce una gran quantità di parole, legate soprattutto al cibo –è un labrador, vero pozzo senza fondo-, al gioco e all’amore, ed è sempre disponibile a impararne di nuove e più complesse, tipo “biscotti della mamma” o “spezzatino”. Confonde l’udito con il comprendonio, e di fronte a una parola nuova e promettente di cui non afferra ancora il significato, inclina la testa per sentire meglio.
Qualcuno ha detto che un giorno i cani parleranno, anch’io ne sono convinta. Ho conosciuto padroni di cani, soprattutto anziane signore sole, che giurano che i loro cani dicono già cose tipo “pappa” o “mamma”. Certi ricorrenti latrati gutturali possono effettivamente somigliare a disperati tentativi di prendere parola, a pseudo-lallazioni. E’ certo comunque che “pappa” e “mamma” saranno le prime (probabilmente anche “palla”).
Forse le scimmie superiori sono evolutivamente più vicine alla parola, ma non lo sono affettivamente. Non hanno la stessa urgenza di comunicare con noi. I cani hanno secoli di cose da dirci, anche sul nostro conto. Non credo che sarebbero solo piacevolezze.
(pubblicato su “Io donna”- “Corriere della Sera”)