Dunque, vediamo di fare un po’ di ordine.

Come molti enti pubblici, il Pio Albergo Trivulzio dispone di un patrimonio immobiliare da affittare. Noi milanesi abbiamo sempre saputo che gli affitti della “Baggina” sono destinati ai bisognosi. I criteri dell’assegnazione dovrebbero essere chiari e trasparenti: bando, asta eccetera. Se uno abita in una casa della Baggina avendone i requisiti, tutto a posto, e anzi, ne siamo lieti. Ci mancherebbe che quelle case rimanessero sfitte, con la fame di alloggi che c’è!

Ma dagli elenchi di affittuari che abbiamo visto, vi è invece motivo di ritenere che una parte dei locatari questi requisiti non li avesse affatto. Chiarire se questo corrisponde al vero, e come sono state assegnate queste case a canoni di favore è il minimo di trasparenza che si possa richiedere. Ed è giusto che chi ha sbagliato paghi, a cominciare dai vertici del Pat. Ma c’è anche un prezzo politico.

Chi ha a lungo rimandato questa operazione-trasparenza, ovvero la maggioranza di centrodestra, ne risponderà ai suoi elettori. Ma dovrà rispondere ai suoi elettori anche il candidato sindaco di centrosinistra Giuliano Pisapia, indirettamente implicato nella vicenda -la sua compagna Cinzia Sasso, come ormai saprete, è titolare di uno di questi affitti privilegiati- se non si affretterà a chiarire fino in fondo le cose. La sua posizione è politicamente delicata proprio in quanto candidato sindaco.

Com’è accertato, Cinzia Sasso ha ottenuto quella casa a canone di favore dall’allora sindaco Paolo Pillitteri e dal presidente dei Pat Mario Chiesa: ne aveva i requisiti? E quella casa non l’ha ancora lasciata, benché abbia assicurato di aver inviato una lettera di disdetta: quando? Prima che Pisapia si candidasse? dopo? o solo poco prima che la bomba di Affittopoli deflagrasse?

Le responsabilità di Pisapia, come abbiamo detto, non sono dirette. Ma sulla necessità di fare chiarezza la sua responsabilità è piena. Avrebbe dovuto essere lui stesso a raccontare trasparentemente e da subito queste cose. Invece non l’ha fatto, o quanto meno non l’ha fatto fino in fondo. Non ha parlato di Pillitteri e di Mario Chiesa. E non ha indicato la data della disdetta, particolare significativo.

E’ ancora in tempo per farlo. Lo deve alle migliaia di cittadini che lo hanno votato alle primarie, ai tantissimi che gli stanno dando entusiasticamente una mano nel lavoro di costruzione di un’alternativa politica –anche se tanti, scelleratamente, al supposto fango oppongono la sabbia: facciamo finta di niente, non rispondiamo alle “provocazioni” (????), tirèm innanz...-. Lo deve ai cittadini che stanno considerando di votarlo, ai partiti che lo sostengono (che al momento si sono ben guardati dall’esprimere solidarietà, ma prima o poi qualcosa, bene o male, dovranno pure dire). Lo deve alla sinistra, le cui chance rischiano di essere seriamente compromesse da questo increscioso incidente, ma ancora di più dagli omissis. Lo deve alla città.

Nessuna macchina del fango, dunque” conclude così il suo editoriale di oggi il vicedirettore del Corriere Giangiacomo Schiavi e nessuna criminalizzazione del candidato Pisapia. Se c’è stata leggerezza, però, lo dica. In questa operazione trasparenza, serve anche alla sinistra un po’ di sincerità”.

Come si potrà parlare di trasparenza e di giustizia sociale, come si potrà affrontare in campagna elettorale un tema sensibile come quello della casa se non si passa, anche dolorosamente, di qui? E oggi. Subito.

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