Le due volontarie italiane rapite in Siria da una supposta organizzazione qaedista

Quello che vedete è un frame del video diffuso dai carcerieri delle due cooperanti italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite il 31 luglio scorso in Siria probabilmente da un’organizzazione qaedista -ma non è escluso che, com’è prassi, che le ragazze rapite da un gruppo siano poi state vendute a un altro -.

Nel breve video una delle due ragazze legge un comunicato: «Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, supplichiamo il nostro governo e i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale” (l’altra ragazza mostra un cartello che riporta la data del 17 dicembre, ndr). «Siamo in grave pericolo e potremmo essere uccise. Il governo e i mediatori sono responsabili delle nostre vite».

Insieme all’immagine della guerriera curda dalla lunga treccia bionda decapitata da un guerrigliero di Isis, scelgo quest’immagine come inizio anno e come icona del conflitto aperto contro noi “infedeli” (anche nel caso in cui i rapitori non siano jihadisti ma semplici predoni a caccia di soldi). Le donne, la loro libera soggettività e i loro desideri appaiono come il nemico naturale di questi giovani uomini, testimoni di un ordine del mondo incardinato sul dominio e sul possesso delle donne, oggetto e preda preziosa. Il corpo delle due ragazze è mortificato sotto pesanti stracci neri, imprigionato due volte: solo il loro eventuale padrone potrà godere della loro bellezza come di una proprietà esclusiva. Ogni tratto distintivo della loro identità è nascosto dalle palandrane e dai veli. La loro libertà è negata, i loro autonomi desideri annullati in quanto massimo pericolo per l’ordine del mondo. Il loro statuto è quello di prigioniere “naturali”.

Violenti colpi di coda di un patriarcato fragile, indebolito e pauroso che ci minaccia direttamente: la cosa ci riguarda, e il fatto che sotto quei veli ci siano due “nostre” ragazze può aiutarci a capirlo meglio.

La libertà delle donne è al centro del conflitto, tendiamo a dimenticarlo, e rappresenta la libertà di tutti. Quegli stracci neri pesano sulle nostre teste.

Ridateci le nostre ragazze, maschi paurosi. #bringbackourgirls