E dai, diciamolo. La sinistra non è mai stata fortissima sul fronte comunicazione. A parte il tragico manifesto qui sopra, pubblicità indiretta per i Tre Caballeros, leggo oggi che il segretario regionale lombardo del Partito Democratico Maurizio Martina dichiara che per la regione “la partita è apertissima”.

Dunque: il centrodestra dice “noi vinciamo”; il centrosinistra: “la partita è apertissima” (tradotto: “non ancora chiusa”).

Vediamo: abbiamo alle spalle una giunta piena di inquisiti e infiltrata dalla ndrangheta, e che a causa di ciò è stata costretta a dimettersi. La vittoria stava lì, su un piatto d’argento. Si è fatta la scelta faticosa di Ambrosoli e del patto civico quando il Pd aveva in Pippo Civati, mr Preferenze alle Parlamentarie, il suo candidato naturale: uno che in Lombardia si è consumato le suole, che aveva condotto la battaglia contro la giunta formigoniana, che aveva un programma bell’e pronto costruito nel fitto rapporto con il territorio, che non era milanese ma brianzolo, il che avrebbe rotto il trompe-l’oeil milanocentrico, che rappresentava benissimo la discontinuità, e che avrebbe spezzato la monotonia della dialettica progressisti-moderati e cattolici-laici e catalizzato gli entusiasmi, e che è pure carino, il che non guasta. E vabbè, è andata in un altro modo. Fatto sta che questo ciclone di rinnovamento oggi appare infiacchito, e ora ci sentiamo anche dire che “la partita è apertissima”, ovvero non ancora chiusa, anche se in verità i sondaggi non autorizzerebbero questa cautela preventiva. Insomma, come scrive l’amico Paolo Repetti su Facebook, “dal 4 a 0 in casa il Pd si è messo a giocare per il pareggio“. Non esattamente quello che serve per eccitare le masse.

A dare un po’ di verve  alla battaglia lombarda arriveranno i big: Bersani, Renzi, il sindaco Pisapia, che è sempre pop. Molto giusto. Ma visto che il comitato dei garanti democratici è al lavoro per dare una ripulita alle liste, messe su in tempi strettissimi -qualche problema in effetti si è verificato-, vale la pena di sottolineare che quello che capita, per esempio, in Calabria potrebbe avere maggiori riflessi sul centrosinistra lombardo di qualunque testimonial d’eccezione. Se, per dirne una, il Pd recuperasse in volata una delle sindache antimafia, incredibilmente lasciate a casa per dare spazio a big del partito, fedelissimi, paracadutati e parenti, tipo Enza Bruno Bossio, moglie del potente dominus locale Nicola Adamo, a sua volta padre naturale del figlio dell’ex sindaca di Cosenza Eva Catizone, oggi candidata Sel (sì, lo so, sembra Beautiful, ma non è colpa mia), ebbene, questo produrrebbe effetti anche in Lombardia. Intanto la lista Monti sì è accaparrata Carolina Girasole, sindaca di Isola di Capo Rizzuto.

Insomma: mi pare che a questa faccenda di Parentopoli (anche a Milano abbiamo una paracadutata non diversamente leggibile, Fabrizia Giuliani, romana, moglie di, sedicente candidata Snoq ) e Inquisitopoli non si stia dando l’importanza che ha. Anzi: ci sono rumour che darebbero Bianca Berlinguer in uscita dal Tg3 per essere candidata sindaca a Roma, stante lo “zio” europarlamentare e il marito candidato al Senato in Sardegna, entrambi veterani. Una dinasty.

Come sostiene Giovanna Cosenza, autorità in materia di comunicazione politica e autrice di “Spotpolitik”, se un partito inserisce nelle sue liste candidati e candidate “parenti di” (figli di, mogli di, cognati di ecc.), e lo fa in questo momento storico in Italia, be’, sta comunicando qualcosa di molto preciso ai suoi elettori: non siamo cambiati e non abbiamo intenzione di farlo”.

Anche questa è comunicazione. Anzi, lo è molto di più.

p.s.: Volete il mio punto di vista? I parenti ce li terremo. Tutti, e dappertutto. A noi non resta che l’arma del voto.