Le parole di Debora Serracchiani (vista ieri sera a L’era glaciale), nel limpido discorso all’Assemblea dei circoli Pd, una settimana fa, sono parole di quella specie che sa produrre un salto simbolico definitivo. So di dirla grossa, ma sono parole, per quanto pronunciate in circostanze molto diverse e meno immediatamente tragiche, dello stesso tipo di quelle di Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta ucciso nella strage di Capaci, al funerale di Giovanni Falcone. O di Rita Atria, giovanissima collaboratrice di giustizia morta suicida dopo l’attentato a Paolo Borsellino. Una giovane donna parla, dice la sua verità e a modo suo, e il nuovo irrompe, all’improvviso.