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Reduce da una piccola ma infelice esperienza con un’elezione di non primaria importanza, qualche pensiero sul tema della rappresentanza.

La rappresentanza è svuotata di significato, in quanto i rappresentanti al 99 per cento rappresentano sé medesimi come singoli e la categoria dei rappresentanti nel loro insieme. La grande parte delle energie e delle risorse sono impiegate per regolare i conti tra rappresentanti, mentre i rappresentati, i cittadini, le loro necessità, le loro vite, sono solo un fastidio con cui di tanto in tanto dover accettare fare i conti.
La difficoltà sta nel saper convivere con questo fatto senza frustrazioni, svuotando ed erodendo progressivamente di politicità i luoghi della rappresentanza. Si tratta di un processo probabilmente fatale, ma certamente troppo lento.
Per esempio: mi fa un’enorme rabbia assistere allo spreco costante delle risorse di tutti, non soltanto ai ladrocini delle svariate cricche -ce n’è ormai dappertutto- ma alla non-economicità delle scelte che vengono intraprese e alla miopia di certi investimenti. Come tutte le donne sono oculata e risparmiatrice, vado in sofferenza per i soldi buttati, per le occasioni mancate, anche in quei rari casi in cui non c’è imbroglio. So che questo sentimento è molto diffuso nel mio sesso.
Mi viene spesso in mente una scena di Schindler’s List, quando lui alla fine, spogliandosi di quel poco che gli è rimasto, un anello, una penna d’oro, dice piangendo: “Con questo ne avrei salvati altri quattro… Con quest’altro ne avrei salvati cinque…” (vado a memoria). Ecco, mi capita tante volte di ritrovarmi a ragionare così: con queste risorse buttate avremmo potuto fare questo, con queste altre quest’altra cosa, così importante per tutti.
Ora ci toccheranno altre lacrime e altro sangue, a quanto pare: daremo ancora più soldi ai nostri rappresentanti, sotto le più svariate forme. E sono certa che tutti parteciperemmo volentieri al sacrificio se sapessimo da che parte si va, come capita nelle nostre case e nelle nstre famiglie quando si dice per esempio: quest’anno niente vacanze di Natale, perché dobbiamo cambiare la vecchia cucina, una rinuncia economica, ovvero la rinuncia a un agio in cambio di un agio più grande. Ecco, questo non lo vediamo mai, e ci sentiamo ridotti all’impotenza. Scoprire cricche e cricchette al lavoro è solo vedere la punta di un gigantesco iceberg di ruberie, avidità, arroganze ed egoismi individuali. Questo ci fa soffrire molto, e fa soffrire, ripeto, soprattutto noi donne, condannate per via del sesso di cui siamo nate a non poter mai prendere decisioni secondo il nostro buon senso, secondo logiche di non-azzardo e oculatezza, a doverci piegare a logiche che si sono ampiamente dimostrate perdenti anche nei rari casi in cui veniamo incluse tra i decisori.

Non sono vecchia, ma neanche una ragazzina, ho l’età giusta per poter governare, ma ho sempre più paura di dovermene andare di qui senza avere visto come sarebbe questo mondo se le donne potessero farlo a modo loro. Mi viene in mente un uomo illuminato come Sanjit “Bunker” Roy, fondatore dell’Università degli scalzi del Rajastan, quando ha raccontato di insegnare la tecnologia solare alle mamme e alle nonne dei villaggi africani, che tornate a casa mettono subito in pratica il loro sapere per il bene di tutti. “Se la insegnassimo agli uomini” dice “andrebbero subito a rivendersela in città”.

Forse la sola possibilità è che le donne stringano un patto con uomini illuminati come lui, e anche con molti giovani uomini, capaci di riconoscere l’autorità femminile senza sentirsene diminuiti. Quell’autorità, quella competenza e quel merito che al contatto con i meccanismi della rappresentanza si dissolvono come neve al sole, e non contano più nulla, vengono sopraffatti da logiche di scambio, alleanze perverse, mostruosità pseudo-politiche che rispondono unicamente a logiche di autoconservazione. Per esempio, nella piccola elezione che vi dicevo, e il cui ballottaggio è ancora in corso, una lista “di sinistra” che per vincere si allea con una corrente dichiaratamente “di destra”, nonché familistica in senso letterale-gestita da un’intera famiglia- pur di tenersi i suoi poveri seggiolini. “Con queste logiche imperanti” dice giustamente un mio amico “se alle elezioni politiche si presentasse anche Gesù Cristo verrebbe fatto fuori”.

Su questo voglio riflettere. Su questo tema vorrei che stessimo a lungo per tirare fuori qualcosa di buono.