Non discriminare le coppie infertili meno abbienti, che non possono permettersi di sostenere i costi del “turismo procreativo”. E riconoscere il fatto che “non c’è differenza tra fecondazione eterologa e omologa (con gameti dei due partner)”: ovvero le famiglie non si costruiscono imprescindibilmente sulla genetica, così come già riconosciuto dalle norme per l’adozione.

Sono queste le motivazioni in base alle quali Corte Costituzionale ha giudicato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa stabilito dalla legge 40.

Secondo la Consulta, inoltre, la fecondazione eterologa è praticabile da subito, senza che si renda necessario intervenire con nuove norme: dal momento della pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale, prevista a giorni, le oltre 9 mila coppie in attesa potranno rivolgersi a centri pubblici o privati per intraprendere il percorso medicalmente assistito.

Pochi giorni fa è stata annunciata la nascita della prima associazione italiana di donatori di gameti a titolo altruistico e gratuito (Aidagg). L’associazione non è un centro per la procreazione medicalmente assistita né una banca di gameti, ma un’agenzia che intende rendere nota alle coppie infertili la possibilità di procreare con donazione di seme o di ovociti, oltre a vigilare contro abusi e mercificazioni.

Potranno donare i loro gameti uomini e donne di età compresa tra 25 i 35 anni, in buone condizioni di salute e in totale anonimato, come prevede la legge. Il numero di donazioni sarà limitato e da ogni donatore non potranno risultare più di sei gravidanze. Le donazioni saranno gratuite e volontarie, salvo il riconoscimento di un minimo rimborso delle spese sostenute. Le coppie non potranno scegliere il donatore e la donna ricevente non potrà avere più di 50 anni.

“Per quanto riguarda la donazione di seme è tutto piuttosto semplice” spiega Laura Volpini, presidente di Aidagg.Per la donazione di ovociti, invece, abbiamo 3 modelli diversi: ci sono coppie che hanno già ovociti congelati che possono essere donati: a Catania 11 donne hanno già dato la loro disponibilità. Vi sono poi giovani donne che si fanno prelevare e conservare ovociti in vista di un futuro progetto di maternità: anche in questo caso parte degli ovociti possono essere donati in cambio della crioconservazione gratuita. Infine esiste la donazione incrociata: voglio donare un ovocita a un’amica o a una sorella, ma la legge non lo consente perché la donazione non sarebbe anonima e/o esiste un legame di parentela. Quindi dono il mio ovocita alla banca dei gameti che “in cambio” fornirà un altro ovocita alla mia amica o sorella”.

Lei non ritiene che sia anche necessario un lavoro, sia sociale sia sanitario, per la prevenzione dell’infertilità?

“Senza dubbio. Chiediamo che il Ministero della Salute promuova una campagna in questo senso, anche nelle scuole, in cui si parli di orologio biologico, si chiariscano i rischi connessi alle malattie a trasmissione sessuale e così via. Perché si impari come avere figli, e non solo come evitare concepimenti indesiderati. Ma è necessario anche un lavoro culturale per la diffusione di un modello di famiglia plurale”.

 Siete d’accordo sull’anonimato del donatore?

“La legge stabilisce che sia garantita solo la tracciabilità dei dati. Ma quello dell’anonimato è un falso problema. Il caso dell’adozione non può essere portato a paragone: lì c’è il trauma dell’abbandono da parte del genitore biologico, per elaborare il quale può essere necessario l’incontro e la conoscenza. Il caso del donatore di gameti invece è simile a quello del donatore di organi: conoscere chi ha donato può essere un’esperienza molto frustrante”.

Non può manifestarsi, anche in questo caso, il fantasma dell’abbandono?

“Ma un gamete non è un genitore biologico! Semmai è importante che il bambino sia precocemente informato sulle modalità con cui è venuto al mondo. Per questo proponiamo un supporto psicologico alle famiglie che hanno fatto ricorso a eterologa”.

 Quali sono le motivazioni profonde che spingono una donna o un uomo a donare i propri gameti?

“Alla base c’è un’adesione altruistica. Non distruggere i propri ovociti in sovrannumero e donarli è un gesto di pura generosità. Viviamo in una società in profonda trasformazione, anche da questo punto di vista, e non possiamo ignorare le possibilità che ci sono offerte dalle biotecnologie riproduttive”.

A breve Aidagg comunicherà i suoi contatti.

p.s.: fin qui i fatti. Per le opinioni (le mie) ci risentiamo più avanti.