la rissa tra pd e 5 stelle alla camera

La giornata di oggi in Parlamento segna un punto di non ritorno per il Pd (vedi qui dichiarazione di voto favorevole alla Camera, e vedi il segretario Epifani che approva vistosamente).

Molti parlamentari a quanto pare non l’hanno capito. Anche alcuni tra quelli* che si sono astenuti o sono usciti dall’aula per non prendere parte a un fatto oggettivamente eversivo -il blocco delle attività del Parlamento contro la Cassazione: non è questione di quanto, basta anche un solo minuto- dicono che la cosa non è stata compresa, che si è trattato di un trappolone, che l’intenzione non era quella, e così via.

Il senatore Luigi Zanda dice nientemeno di considerare “l’azione del Movimento 5 stelle di togliersi la giacca e la cravatta in aula (per protestare contro il voto favotrevole del Pd alla sospensione delle attività parlamentari, ndr, vedere qui) un gesto di disprezzo volgare del Parlamento“. Zanda sta dentro il reality assurdo di quella politica, è totalmente sconnesso dal mondo reale, non riesce a comprendere che semmai è il voto del Pd a costituire un gesto di enorme disprezzo nei confronti della democrazia, che si basa sull’indipendenza e sull’equilibrio tra poteri. Non ha neppure la vaga idea dell’impressione enorme che questa giornata del Pd ha prodotto sulla sua base sconsolata, scioccata, già duramente provata dai 101 traditori, dall’inciucione e da tutto il resto.

A quando una manifestazione Pd davanti a Palazzo di Giustizia?

In Parlamento, anche per il Pd, è entrata gente che non evidentemente ha nemmeno studiato quel po’ di educazione civica in seconda media, e che non si è resa conto di quello che ha fatto.

Pur di salvare il governo -in verità, pur di salvare il proprio seggiolino in Parlamento, almeno per il tempo che serve per maturare la pensione, che poi se si torna al voto tanti di rientrare se lo sognano- hanno messo in pericolo l’equilibrio democratico. Il che è molto peggio che “cedere al ricatto di Berlusconi”. Sarebbe addirittura il meno, car* amic*.

Ora, a quelli che stimo nel Pd -Civati, Puppato e pochi altri- non saprei onestamente che cosa consigliare:

se persistere nell’attaccamento a un partito ormai totalmente allo sbando, popolato di figuri improbabili -ignoranti passati grazie alle primarie burla, opportunisti che hanno avuto un grandioso colpo di c..o-, dilaniato dalle correnti, occupato quasi esclusivamente a decidere se stare con Renzi o se fargli la guerra.

Oppure se rompere clamorosamente, raccogliendo l’eredità di quel popolo democratico orfano e sbigottito da un partito che da oggi non può più nemmeno chiamarsi democratico, essendo che alla tenuta democratica ha oggettivamente attentato. Ed è un fatto spaventoso.

 

*Astenuti: Pippo Civati, Michela Marzano, Franco Cassano, Antonio Decaro, Marco Di Maio, Davide Mattiello, Luca Pastorino e altri.

Fuori dall’aula: Rosy Bindi, Sandra Zampa, Paolo Gandolfi e Paolo Gentiloni.