Sarò strana io, ma non riesco a capacitarmi del fatto che un partito al 30 per cento com’è il Pd dalle mie parti, e oggi non è poco, abbia un’autostima così bassa.

Il nostro Pd si fa da tempo malmenare dal Sindaco, che non è del Pd, e ora si fa frustare da Umberto Ambrosoli, che non è del Pd neppure lui e tiene a ribadirlo in ogni occasione: “non ho tessere di partito” eccetera, come se avere una tessera di partito fosse necessariamente uno stigma (non ce l’ho nemmeno io, cosa che tuttavia non ostento come un merito).

Non c’è niente di male nel fare parte di un partito, o nel fatto di sostenerlo, o semplicemente di votarlo: sono cose che succedono in tutto l’Occidente democratico, al momento non si è congegnato niente di meglio (non mi si dica la “società civile” perché non ho proprio idea di chi o che cosa sia). Non c’è niente di cui vergognarsi neanche nel fatto di dirigerlo, un partito, se lo si fa con coscienza, passione, onestà, buona volontà, nella prospettiva del bene comune e con la necessaria intelligenza politica.

E invece il nostro Pd, dopo aver grattato per molte settimane alla porta di Ambrosoli per supplicarlo di accettare le sue profferte, si sottopone con masochistico godimento alle condizioni che lui pone per concedersi: primarie-non-primarie, e poi stargli ben bene alla larga, patto civico, che poi nessuno sa bene che cosa sia (come detto qui più volte, l’abuso dei termini “civico” e “civile” mi dà l’orticaria, come tutte le cose di cui non comprendo il significato).

Insomma, il nostro Pd è un po’ slave. Gli piace prenderle, farsi ammanettare, ed essere umiliato. Meglio: slave è il suo gruppo dirigente. Perché invece iscritti/ ed elettori/e sono in buona parte portatori di un notevole orgoglio di partito, sperano di vincere -cosa stranissima- e potrebbero incavolarsi fino al punto da rispedire a casa Ambrosoli, patto civico e compagnia cantante (di cui, tra l’altro, a poche settimane dal voto, non circola l’ombra di un programmino: ma son dettagli).

Il rischio di uno sberlone, sicché, a neanche due anni dallo schiaffo delle primarie per il sindaco di Milano, si fa di ora in ora più concreto. Senza contare Bobo Maroni che giganteggia all’orizzonte.

Colpisce in questo immane casino (sorry), la schiena dritta di Alessandra Kustermann, che non arretra di un millimetro, non vuole nemmeno sentire parlare di primarie-burla, ha annunciato la sua candidatura senza troppi se-e-ma, ha cominciato a parlare della Lombardia che ha in mente.

Ennesima dimostrazione che il coraggio è delle donne.