La gran parte di noi li vede solo in tv o sui giornali, a me capita con maggiore frequenza di incontrarli anche dal vivo: la sensazione, fortissima, è che ad affrontare la più grave crisi dal dopoguerra ci sia la classe politica più mediocre (sempre dal dopoguerra, ma probabilmente anche da prima)

Qualche settimana fa a un convegno ho ascoltato una parlamentare sprecare i minuti preziosi del suo intervento e della nostra pazienza semplicemente per ribadire quanto fosse felice di essere una parlamentare, così felice che aveva perfino vinto la sua paura dell’aereo, quello era il suo sogno da sempre: grazie a Tizio, Caia e Sempronio che le avevano dato questa opportunità. A certi che conosco da tempo, approdati fortunosamente alla Camera e in Senato grazie all’orrendo combinato disposto Porcellum+ Parlamentarie di Capodanno, non darei da gestire neanche la gabbia del canarino: piccoli e medi funzionari senza cultura, senza idee, senza visione, semplici padroncini di pacchettini di tesserine, che hanno preteso lo scatto di carriera come se lavorassero alle Poste. Almeno una volta studiavano seriamente, per fare politica. Ora neanche la scuola Radio Elettra.

Li vedi girare raggianti per Roma, lo sguardo spiritato di chi ancora non ci crede. Altro che civil servant! Il piglio arrogante è quello del parvenu-e: terrebbero su questa legislatura a ogni costo, a prescindere dai reali interessi del Paese, pur di non ritrovarsi espulsi dal reality senza tornarci mai più e passare il resto dei propri giorni a rimpiangere i bei tempi andati, a cercare di passare una volta in tv, almeno un posticino in una municipalizzata, qualunque cosa pur di non riprecipitare nei gironi infernali dell’invisibilità in cui è condannata a vivere l’ordinary people.

Per questo mi sento di ribadire con tutte le mie forze che usciti dal tunnel della legge di stabilità, se mai ne usciremo, sarà il caso di mettere momentaneamente tra parentesi tutto il resto per dedicarsi a esercitare una fortissima pressione sul tema legge elettorale. Dobbiamo fare di tutto per ottenerne una che minimizzi il potere decisionale dei partiti (perfino una selezione casuale, tipo estrazioni del lotto, produrrebbe risultati migliori), che massimizzi l’apertura delle liste, che consenta ai cittadini di indicare, sostenere e votare veri talenti, gente che ha idee e amore per il mondo, e non solo per se stessa (il narcisismo è ormai fuori controllo).

Ho paura che si pensi: ma sì, con tutti i guai che abbiamo, la legge elettorale può anche aspettare. Ebbene: è proprio su questo che “loro” confidano. Perché la sussistenza del Porcellum è il vero argine che impedisce alle larghe intese di alluvionare. Con una nuova legge elettorale, il desiderio di sperimentarla si farebbe incontenibile.

Vedo in tv Oscar Farinetti di Eataly, con quella sua bella faccia da contadino italiano. Gli chiedono: ma se lei, uomo pratico e imprenditore di grande successo, dovesse indicare qual è la prima cosa da fare? “La legge elettorale” dice lui.“Se non si passa di lì non cambia niente”.

Proprio così. Fidiamoci.