Mosè, nato in mezzo al mare

Ieri notte a bordo di nave Etna nel Canale di Sicilia è nato Mosè. La mamma è una giovane eritrea di 20 anni, sola, assistita nel parto dalla ginecologa torinese volontaria della Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus (la Fondazione Rava è da oltre un anno a bordo delle navi MM con oltre 60 medici e infermieri che hanno prestato assistenza a  60.000 persone).

 

La stessa Maita nei giorni scorsi aveva inviato una testimonianza straziante su una storia che invece è finita male.

“Con la luna piena e il mare relativamente calmo gli sbarchi sono assicurati.
Negli ultimi due giorni abbiamo raccolto circa 350 persone che confrontati con i numeri dell’estate sono poca cosa. Questi però sono i più poveri. Un interprete ci ha detto che un viaggio di questi tempi costa circa 1000 euro perchè è su gommoni. In estate costa il doppio perchè è su barconi. In genere d’estate viaggiano i Siriani che adesso non vediamo. Questi profughi sono tutti ragazzi tra i 20 e 25 anni più docili e collaborativi con noi e fra loro. Le donne sono poche e giovani anche loro. I casi più frequenti che vediamo sono di scabbia e ustioni di secondo grado, a volte molto diffuse soprattutto ai glutei e in zona genitale, per la reazione fra acqua di mare e carburante.
In questo gruppo c’è una mamma che ha perso nel viaggio il suo bambino di circa 5 mesi che stava ancora allattando. E’ arrivata sconvolta,in stato confusionale, con un importante ingorgo mammario. 
L’ho accudita facendole una fasciatura contenitiva del seno alla vecchia maniera. Fra qualche ora verrà sbarcata.
Nel piccolo ospedale da campo allestito sul ponte sono accolti un giovane papà di un bimbo di circa due anni. La mamma è partita con loro ma nel viaggio durante la notte ci sono stati dei tafferugli sul loro barcone, si è fatta male. Il marito dice che la moglie è già in ospedale a Lampedusa.
In realtà non ci sono notizie e tutti temiamo il peggio.
Il bimbo è buono e sorridente. Ha riconosciuto i pannollini sul tavolino dove viene cambiato, mangia e beve da solo. Un infermiere gli ha fatto una pallina di cotone e nastro adesivo con cui adesso gioca in infermeria”.
dal Canale di Sicilia, pochi giorni prima di Natale