Ecco, come promesso ieri, una sintesi del mio articolo sui 40xvenezia pubblicato su “Io donna”. Qui c’è del nuovo, a mio parere. Date un’occhiata e vedete se vi pare interessante:

“….Venezia è una città senza uguali, e governarla non deve essere semplice. Ma anche essere veneziani –specie ridotta in una generazione da 200 mila a 60 mila esemplari, ogni anno mille abitanti in meno e 1milione di turisti in più: siamo ormai a quota 20 milioni- non è facile per niente….
Nessuno però pensi che i “40xVenezia”, associazione di quasi 1600 quarantenni e dintorni, social forum con una media di 800 contatti al giorno –quasi tutto online: una cosa alla Obama, per capirci-, il ning (piattaforma) più attivo d’Europa, si lascino andare a volgarità tipo “Venezia ai veneziani”. La presidente Chiara Barbieri, tanto per cominciare, è mantovana. La questione non è essere nati lì, ma sentirsi veneziani per amore. Gente che a Venezia abita, lavora, si accoppia, mette radici. E con l’idea di “una Venezia del terzo millennio ben diversa da quell’immagine stereotipata che per molti pare essere il suo unico destino”….


Un annetto fa alcuni di questi quarantenni, in buona parte architetti e professionisti regolarmente interpellati dalle cronache locali su questa o quella questione urbana, hanno pensato di incontrarsi tra quattro gatti per uno scambio di idee. E altro che quattro: al primo appuntamento erano già 200. Oggi sono dieci volte tanto: addetti, esperti e semplici cittadini, ciascuno con la sua area di interesse e competenza. “Non solo e strettamente quarantenni” spiegano. “Ci sono anche trentenni e qualche sessantenne. Ma il senso della cosa resta quello: far saltare il tappo costituito da quella leva di politici che cerca solo di autoconservarsi. E ha perso i contatti con la città”.
I 40 non amano personalismi –parlano solo in gruppo- e fanno scuola: “Certe espressioni, come arcipelago o città-paradigma” spiegano “ce le copiano già. Ma ben vengano gli imitatori!”. Recentemente ha debuttato anche un “40xCatania”: la cosa è riproducibile ad libitum, spiazzando la politica con un linguaggio nuovo e forme inedite di partecipazione alla governance.
E che cosa hanno ottenuto, finora? Per cominciare, che i musei civici veneziani, immenso patrimonio, non rischiassero di finire nelle mani dei privati: “Abbiamo chiesto e ottenuto che la Fondazione Musei Civici veneziani, istituzione pubblico-privata, avesse il sindaco come vicepresidente”. E’ lì, probabilmente, che gli enti locali hanno cominciato a guardare i 40 con una certa attenzione. Secondo risultato: la campagna “Venezia non è un albergo”, disegno di legge regionale che stava passando indisturbato e che avrebbe definitivamente trasformato la città storica in un enorme hotel diffuso. Raccogliendo migliaia di firme, i 40 hanno messo al corrente la città di quello che stava capitando: “Basta arredarti la casa in stile” spiegano “per qualificarti come “dimora ospitale di Venezia”: in parole povere, la liberalizzazione dell’attività di affittacamere. Attività che peraltro è già –abusivamente- una realtà: si tratterebbe di un condono mascherato”. In più gli alberghi potrebbero aprire dépendance ovunque, “spalmando” l’hotel in tutto il sestiere.
I 40 non vogliono che Venezia diventi una città fantasma, abitata solo da turisti. La vita nelle calli, le ciàcole nei bàcari, i mercati sui rii terà, i panni stesi, il tessuto vivente delle relazioni hanno sempre sostenuto Venezia e la sua identità come le palafitte, le zattere e le bàsole che tengono su le fondamenta dei palazzi antichi. Senza, la città va a fondo. Bene, i 40 sono stati ascoltati in comune e in regione, il dibattito continua e il disegno di legge per ora è rimasto un disegno.
Terzo goal, il cosiddetto Pat, Piano di assetto territoriale: ovvero la faccia della città nel futuro prossimo. In teoria i comuni dovrebbero coinvolgere i cittadini, sentire che cosa hanno in mente, di fatto non succede mai. “Così ci siamo presentati come la città che parla” spiegano i 40 “e che vuole dire la sua”. Risultato: comune e provincia li stanno ascoltando, e stanno considerando il loro piano alternativo. Che è questo: “Invece di pensare al centro storico solo come turismo, a Mestre come a un immenso dormitorio e a Marghera come polo logistico, ridistribuire le funzioni –turistica, residenziale, logistica, eccetera- su tutto il territorio. Una specie di arcipelago urbano. Una laguna nella laguna”. Turismo anche a Mestre, per capirci, che se lo merita. E abitazioni, vita, produzione in centro storico. E possibilmente produzione e commercio legati alle tradizioni artigianali storiche…

Potete immaginare che felicità, per i politici locali, avere a che fare con questi competenti rompiscatole, che godono di ottima stampa e del sostegno della cittadinanza, e ormai vanno considerati interlocutori a tutti gli effetti. Anche se il finale, insinuano i detrattori, è già scritto: si parte sempre così, dalla società civile, e si finisce un nuovo partito, chi è fuori fuori e chi è dentro dentro. Qui però c’è la variabile web –ancora: vedi Obama-. “Stiamo sperimentando una nuova forma di politica, basata sul libero dibattito” dicono i 40. “Veniamo da storie politiche diverse, ma tutti critichiamo la rappresentanza, che non funziona più. Il web può essere la palestra di una nuova idea di democrazia”.
Pensate che allegria per quei vecchi politici all’antica, quelli che promettono, fanno favori, distribuiscono i santini ai gondolieri e che il web non sanno nemmeno cosa sia…
40xl’Italia? Perché no?
“.