Ma allora, alla fine vai o non vai? mi chiedono amiche e lettrici.

Vado, anche se ho sempre avuto una certa idiosincrasia per le piazze. Ma vado. Con quello che penso, con i miei desideri, e con i miei obiettivi politici. E che ciascuna ci porti tutta la ricchezza dei suoi, e me la faccia sentire e condividere, la scambi con me. Questo è protagonismo politico. Il mio desiderio è che tutto ciò che le donne nella loro differenza sono, sanno e possono, rimetta al mondo il mondo. Che ciascuna da subito nel proprio contesto -ma proprio tutte: anche le prostitute, e figuriamoci le donne di centrodestra, da cui non mi farò separare, e anche quelle che in piazza non ci verranno-, traendo forza e ispirazione dal desiderio e dal pensiero delle altre, si senta autorizzata a praticare la propria libertà. Non a rivendicare, perché non abbiamo proprio niente da chiedere a nessuno, ma a essere liberamente ciò che siamo.

E dentro questo grande desiderio principale, ne ho uno che in apparenza è più grande ma invece è più piccolo: quello di vedere più donne nei luoghi dove si decide per tutti, per il bene di tutti, e possibilmente anche, molto presto, una premier, cosa che avrebbe una notevole forza simbolica, e io ne ho una bell’e pronta in mente, come ho già detto tante volte. Che gli uomini non si arroghino più il diritto di decidere senza di noi e a prescindere da noi, di amministrare e accaparrarsi tutte le risorse, di segnare di sé e solo di sé lo spazio pubblico, perché da Wall Street al nostro affaticato paese, i guai che questa arroganza ha prodotto sono sotto gli occhi di tutti. La piazza del 13 deve essere il funerale della politica machista. Se poi Berlusconi andrà presto a casa, be’, a me certo non dispiacerà. Ma non sarò lì a fare per conto di altri il lavoro che non hanno saputo fare.

Stiamo vivendo il tempo dell’occasione. Viviamolo con attenzione e precisione, cerchiamo di non sprecarlo.

P.S. Aggiungo, per spiegare come mai in piazza Scala no e il 13 sì. Le organizzatrici della manifestazione del 13 hanno chiarito che “a motivarci non è un giudizio morale su altre donne, ma il desiderio di prendere parola pubblica per dire la nostra forza”. Nella manifestazione di Milano invece si invitava a mostrare di non essere prostitute. Questo, per me e altre, è stato un ostacolo inaggirabile. Il deciso cambio di rotta, conseguente alle proteste di molte, rimuove questo pregiudizio assoluto. Questo rende possibile una partecipazione, sia pure vigile. Manifesteranno anche le prostitute, con ombrellini rossi, e Ritanna Armeni mi dice che lei sfilerà insieme a loro. Temo che vedremo ancora cartelli tipo “olgettine troie”, e questo costituirà un disastro simbolico. Ma almeno non sarà stato nelle premesse.