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Uno dei neo-luoghi comuni attualmente più in voga è quello del “silenzio delle donne”. Già in uso nella denominazione -un po’ afghana- della celebre associazione femminile “Usciamo dal silenzio” a cui va il merito di aver anticipato il trend, la questione del silenzio delle donne trova oggi la sua massima teorica in Nadia Urbinati, docente di Teoria politica e ideologie moderne alla Columbia University ed editorialista di Repubblica, che intervistata da L’Unità ci ha invitato a ribellarci “come in Iran e in Birmania”.
Sarà anche che Urbinati lavora negli Stati Uniti: l’americano medio non è nemmeno certo che qui da noi siano già in uso i frigoriferi, e ci pensa come una sorta di Iraq, ma con più monumenti. Sarà che l’immagine delle italiane sottomesse ai mariti e tutte prese a tirare la sfoglia non manca di un certo esotismo da esportazione. Sta di fatto che la professora la mette giù dura, e non rileva che semmai le donne non hanno mai chiacchierato tanto. Anzi, che proprio non c’è verso di chiudere loro il becco, come a tanti converrebbe.
La moglie di un presidente del Consiglio che mette –politicamente- in piazza le cose di casa, e avverte il paese che suo marito “non sta bene”; escort, amanti, morose che sul rivoluzionario modello di Monica Levinsky accumulano prove dei mercimoni e pretendono quanto pattuito, facendo tremare i polsi a mezzo parlamento. E tutte le altre signore e signorine, la quasi totalità, che non solo parlano, a saperle ascoltare, ma nel tempo che resta loro si danno un gran da fare in casa e fuori casa, essendo tra l’altro loro delegato il compito non solo di mettere la cena in tavola, ma anche di guadagnarla, e di salvare il mondo dalle guerre, dalle catastrofi ambientali, perfino dalla recessione (vedi la cover story di uno degli ultimi numeri Newsweek, The Female Factor) e di aggiustare tutto quello che gli uomini hanno rotto sul pianeta in qualche millennio di gestione monosex. Tra cui, per quello che riguarda il piccolo del nostro paese, anche il centro sinistra.
Ecco, noi dovremmo parlare tutte, e scendere in piazza contro il Papi-gate (il problema non è la sessualità maschile e quella dei politici tutti, ma quella di Silvio) e “il maltrattamento delle donne a Palazzo Grazioli”. Noi dovremmo parlare, strillare e strepitare. Il silenzio omertoso degli uomini, invece, non lo disturbi nessuno.

(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 10 ottobre 2009)