Emma qualche volta l’ho votata, anche se non mi piaceva quando diceva propagandisticamente di sé che era un uomo, anche se non mi riconosco nel suo laicismo e recentemente il suo show newyorkese mi ha fatto molto incavolare. Ma nell’“anomalia” radicale ho sempre visto una variabile interessante per la politica italiana. Ora Emma, e anche Marco Pannella, Maria Antonietta Coscioni, Mina Welby,  insomma tutto lo stato maggiore radicale si candida a Milano in sostegno a Giuliano Pisapia. Sostegno che tuttavia rischia di avere un prezzo molto alto per il candidato sindaco del centrosinistra.

Innanzitutto non mi piace questa cosa dei big nazionali, a cominciare da Berlusconi, che si mettono in lista, vengono eletti e poi tornano ai loro incarichi romani: è un gesto di sprezzo nei riguardi delle istituzioni locali. Nel caso di Emma poi, che è vicepresidente del Senato, il rischio è anche quello che le elettrici che vogliono votare-donna scelgano lei, sottraendo voti a candidate che invece a lavorare in consiglio comunale ci starebbero effettivamente.

Ma il prezzo alto che si chiede a Pisapia è porgli fin d’ora la condizione, tra le altre, di un registro per il testamento biologico. Qualunque cosa ne pensiate, il tema è sensibilissimo nel rapporto con i cattolici. E il voto cattolico per Pisapia è un problema. Chiedergli l’istituzione di questo registro, oltre a quello delle coppie di fatto, significa metterlo in serie difficoltà, in una campagna elettorale peraltro già non brillantissima e parecchio sottotono.

Il protagonismo radicale, dunque, oggi potrebbe fare male a Milano. E fare male a Milano, oggi, è fare male a tutto il paese.