Mi costringo a scriverne, obtorto collo e in ritardo. Parlo della disastrosa videointervista ad Alessandra Moretti, d’ora in avanti e per sempre LadyLike, candidata a competere con Luca Zaia, che è osso ben duro, per il governo di Regione Veneto. Che sarà pure “scalabile”, come lei dice in gergo leopoldesco, ma certo non in questo modo: elettrici irritate, elettori eccitati nella loro misoginia più crassa, cosa che, mi permetto di dire, fa male a tutte.

Già c’è un bel po’ di roba da far digerire: le giravolte da Bersani via Cuperlo fino a Renzi, e troppe poltrone in pochi mesi, Camera, Europarlamento, Regione Veneto: e “la gente mica è scema, capisce”, come dice lei. Esatto. E ora l’estetista settimanale, le meches e i peli: non esattamente quello che serve per farsi votare dai veneti incazzati.

Moretti non può essere definita una simpatica naturale: algida, supponente, ragazza perfetta. Forse, dicendo peli ai peli, pensava a un’operazione friendly. Ma non basta, come si è visto, diventare renziane per acquisire l’astuzia comunicativa del capo: la trappola tesa dai giornalisti era evidente, e lei ci è cascata in pieno, con meches e tutto il resto (non voglio nemmeno pensare che si sia trattato di una strategia di comunicazione, a meno che i consulenti fossero gli spin doctor di Zaia).

Ma quello che avvilisce, al netto dell’insopportabile riferimento a Rosi Bindi –ancora???-, è il misunderstanding sul femminile in politica. “Io non voglio acquisire lo stile maschile di fare politica” dice Moretti a un certo punto dell’intervista. “Voglio avere il mio stile, femminile”. Qui si accende la speranza. Subito tradita: “La cura di me stessa, la voglia di essere sempre a posto…”. In verità tutti quanti, da Obama a Razzi, un’occhiatina allo specchio prima di uscire se la danno. Come ha ricordato Massimo Cacciari, “lo diceva anche Platone che bisogna tenere all’aspetto esteriore”.

Il “femminile in politica” è ben altro. E’, per esempio, non ricorrere a quel gergo da ad di provincia (il Veneto “scalabile”). E’ non lisciare il pelo ai cacciatori asserendo che “La caccia tiene in vita il territorio” per assicurarsi i voti della lobby: troppo femminile la caccia non è mai stata. E’ l’etica della cura (non di se stessa, ma del mondo) e della responsabilità. E’ un’idea di bellezza che poco ha a che vedere con la manicure. E’ non permettere che la propria grazia fisica venga usata dalla politica maschile come specchietto per le allodole. E’ trovare ben altri fondamenti per la propria autorità, e saperla esercitare con fermezza materna. E’ relazione con le altre. E’ provare a cambiare le priorità dell’agenda politica: primum vivere. E’ faticosamente rompere con la logica delle correnti, e non navigarle tutte. E’ la definitiva fuoruscita dall’anti-estetica televisiva berlusconiana, quanto di meno femminile ci sia sulla faccia della terra. E’ la minima eleganza di non autodefinirsi bella, brava, intelligente, capocannoniera e cicciobombardona: “Nella Nazionale mandi i migliori “(cioè lei, ndr. sob…). E’ rifiutarsi cortesemente di rispondere a domande tendenziose dei giornalisti (che pure, mossi a pietà, a un certo punto avvertono: “Su questa cosa la massacreranno sui social…”), dicendo che certi temi sono inessenziali a fronte dei problemi del Paese. In particolare se sai che il sospetto generale è che tu sia lì solo perché sei carina, e non per altro. La bellezza che serve è quella di un pensiero luminosamente differente contro l’eccesso di maschile nella nostra politica, non la licenza di un antibindiano tacco 12.

Anche solo tatticamente: non è una furbata parlare di “estetista una volta la settimana” in un momento di difficoltà così grandi e di rabbia sociale trattenuta a stento, quando la gente, altro che estetista, fatica a garantirsi il panettiere. Perché dovrebbero fidarsi di te se tu sei così lontana dai loro problemi e dai loro drammi, se ostenti di vivere spensieratamente in quel detestato mondo parallelo dove il colore dello smalto e la crema idratante diventano temi di cui occuparsi? Dov’è l’intelligenza politica, si chiedono in molte e in molti, e se qui manca così clamorosamente, perché dovrebbe essercene per governare il Veneto?

Altro che capocannoniera chiamata in Nazionale: quell’intervista “ladylike” è un clamoroso autogoal, e potrebbe costare cara.