Se c’è una cosa che fa impazzire le donne, tutte, è lo spreco. Poco propense all’azzardo, ammortizzatrici nate, carne viva del welfare familiare –che in casa ne entrino dieci, centro o mille, tocca a noi tenere comunque insieme il pranzo con la cena, e con le bollette, la rata del mutuo, le scarpe, i libri per la scuola-, quando leggiamo di certi buchi di migliaia di milioni nella sanità o in qualunque altro comparto pubblico ci parte il cervello.

Fa pertanto piacere sentire il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso dire, in perfetta sintonia con la signora Gina e la signora Luisa, che in Italia le cose non vanno così male, che il sistema bancario è solido, la situazione dei conti privati rassicurante, ma resta il problema dei conti pubblici e di una pessima governance economica.

Scusate la volgarità, ma a “pessima governance economica” aggiungerei l’attributo “maschile”, visto che di governanti economiche ce n’è pochine: noi governiamo e rigoverniamo il micro del pane quotidiano, tirando la coperta sforbiciata da quei simpatici giocherelloni dei nostri uomini e dalla loro avidità testosteronica. In altre parole darei una lettura sessuata della nostra bizzarra situazione, in crisi ma non del tutto.

Cio’ che resta fuori dalla crisi è più femminile che maschile. Un modello italiano che forse non è così male. Forse la tenuta del “femminile” contro gli appiattimenti paritari ed emancipazionistici, letta normalmente come una delle nostre miserie, è proprio quello che ci sta salvando. Quel moltissimo-poco che le donne governano (i conti di casa, tanto per dirne una, ma anche tante piccole imprese) funziona. Perché non fargli governare anche lo spazio pubblico, allora?

Ma se in quei posti di uomini, nei board, nelle varie stanze dei bottoni, ci arriviamo da emancipate, ovvero come uomini di riserva; se ci affanniamo per acchiappare in extremis l’ultimo vagone del treno della parità -vedo una singolare agitazione neo-paritaristica, di questi tempi…-; se in viaggio verso la polis perdiamo per strada proprio quello che ci sta salvando (il fatto di essere rimaste donne più che altrove)… be’, sarebbe un paradosso grandioso.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera l’11 settembre 2010