Signore e anche signori, segnatevi da qualche parte questo nome: GUIDO CROSETTO, attualmente sottosegretario alla difesa, protagonista della seguente vicenda:

Omnibus, trasmissione di La Sette. La giornalista della Stampa Antonella Rampino nel corso del dibattito fa riferimento alle “spogliarelliste” elette nelle liste del centrodestra. A telecamere spente, il suddetto Crosetto cerca di intimidirla, umiliandola: “Tanto a te non ti spoglia nessuno“. Più tardi profferirà inutili scuse.

Segnatevi il nome di Crosetto, e segnatevi anche questi, in particolare se siete siciliani: GRECO (GRUPPO MISTO), ARICO’ (FLI), CASCIO SALVATORE (PID, CORONA (PDL), CURRENTI (FLI), D’ASERO (PDL), DI MAURO (MPA), FALCONE (PDL), FEDERICO (MPA), LEANZA EDOARDO (PDL), MINEO (FORZA DEL SUD), POGLIESE (PDL). Sono i parlamentari regionali che hanno chiesto e ottenuto lo scrutinio segreto nel voto sulla doppia preferenza di genere per poterlo tranqullamente impallinare senza assumersene la responsabilità.

Naturalmente non dimenticate IGNAZIO LA RUSSA, protagonista di molte indimenticabili machate, il coordinatore del Pdl lombardo MANTOVANI, quello che ha detto che le vere gnocche stanno a destra, e così via.

Ci vorrebbe la pazienza di mettersi qui a fare tutto l’elenco, certamente sterminato, di tutti i politici che hanno gravemente offeso le donne di questo paese, SILVIO BERLUSCONI in testa. Ma ne varrebbe la pena. Perchè -lo dico a tutte le amiche di Se non ora quando– se si decidesse di diffonderlo, insieme all’indicazione “non votate le liste che candidano questi signori”, rivolta a donne e a uomini di buona volontà, sarebbe una cosa davvero ben fatta. Questi signori si sono presi una libertà che ora devono pagare, e in modo molto salato. 

Ecco una delle moltissime cose che si potrebbero fare in preparazione delle sempre più imminenti elezioni politiche, e di tutte le altre elezioni in calendario. Benché la cosa grande che Se non ora quando avrebbe da fare sarebbe una: indire a breve una grande manifestazione nazionale in cui torni chiaramente a palesarsi la soggettività politica delle donne di questo Paese, e in cui si vada a sintesi, dicendo questo: abbiamo aperto le danze, e ora le chiudiamo. Abbiamo chiesto per prime a febbraio le dimissioni di Berlusconi e la fine della politica macha, e ora siamo qui a incassare quel 50/50 e quel doppio sguardo (che nessun partito, badate bene, si sta preparando a garantire: anche l’accenno di Bersani, ieri in piazza San Giovanni, è stato alquanto timido) che costuisce la condizione minima per poter ricostruire il Paese in giustizia ed equità. E anche la condizione minima per guadagnarsi il consenso delle donne. Il Paese è prontissimo, è la politica a non esserlo.

Se tanto mi dà tanto, ci stiamo avvicinando all’obiettivo. Ma c’è ancora molto da lottare. Nessuna illusione.