Nel corso di un vertice italo-egiziano sul commercio internazionale, il presidente del Consiglio Berlusconi si è riferito a Google chiamandolo amichevolmente “Gògol”. Per fortuna Mubarak sonnecchiava. Dopo l’affascinante Sasà Van Dir di Simona Ventura, ecco un altro storico strafalcione.

Niente di male, se non questo: che evidentemente la rete non fa parte delle conversazioni quotidiane del premier. Uno che Google (Gùgol) lo chiama Gògol, del web evidentemente ha un’idea sommaria -e i suoi stretti collaboratori pure-. Il che significa che gli sfuggono tante cose. Tra il premier e la società, uno spaventoso digital divide (digital divàid).

Che non pronunci correttamente l’inglese è il meno. Forse se la cava meglio in letteratura russa.