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Avevo finito da poco di parlare con un’amica di Mantova, dove hanno fatto fuori la sindaca e in consiglio è rimasto uno sparuto gruppetto di donne, quando apro il Corriere e mi piglia un colpo di fronte alle foto stile colombaro dei componenti la nuova giunta regionale lombarda. 19 maschi 19, e giusto una bionda signora o signorina della Lega, Monica Rizzi, nominata assessore allo sport. Che tutti si precipitano a intervistare per chiederle come si troverà in quel club for men only, nella migliore tradizione caccia-e-pesca. Lei dice che la cosa non la spaventa, e che anzi si sentirà stimolata “a fare ancora meglio”. Che Dio padre e anche madre –lui sì- la protegga.
Non so davvero che cosa sia venuto in mente a Roberto Formigoni. Non mi capacito del fatto che, quando si è trattato di spartire i posti, la questione non sia stata vista come prioritaria. Lo sarebbe nei fatti: la prima cosa che si nota, quando veniamo al mondo, è che i sessi sono due.
Ormai, mi sono detta, non hanno neanche più bisogno dei famosi fiori all’occhiello per rendersi presentabili nei consessi internazionali, dove tra le tante figuracce che facciamo c’è anche quella di apparire un paese dove le donne stanno chiuse in cucina. Femmine da acquaio, come nella migliore tradizione islamica.
Non è da Formigoni, dico. Uomo di Lombardia, anche lui come me sarà cresciuto in mezzo a tante donne con le redini del comando in mano: zie, nonne e bisnonne, dico. L’emancipazione qui è un fatto antico e collaudato. Com’è possibile che torniamo indietro rispetto a noi stessi?
Però si potrebbe anche fare di necessità virtù. E decidere formalmente e una volta per tutte che la nostra politica scadente, abbandonata da una quota crescente di elettori, la lasciamo totalmente e definitivamente agli uomini. E noi donne invece ci teniamo la società, il mondo vivo delle relazioni e del fare. Cosa ve ne sembra? Non sarebbe una buona idea? Così la finiamo lì.
Quel che è certo, se lo scordino -Formigoni e tutti- che io possa emettere un solo lamento, che perda tempo in una sola recriminazione, che piagnucoli chiedendo quote.
Se la nostra politica, anche quella lombarda, è omosessuale maschile, è un problema della politica, non delle donne. Non mio.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera dell’8 maggio 2010