Vero che lo dicevano in tanti, già prima del voto di febbraio: questo giro è farlocco, dura al massimo 6 mesi. E in effetti, se è vero che i tempi tecnici non consentirebbero tornare alle urne prima di settembre-ottobre, i mesi sarebbero giusto 7-8. Con un governicchio balneare in mezzo, che almeno cambi la legge elettorale -ma non ci credo fin che non lo vedo-.

Vista oggi, la prospettiva di una nuova campagna elettorale, con tutti i suoi corollari -primarie per la premiership, almeno nel centrosinistra- e di una nuova chiamata al voto, appare agghiacciante. E non tanto o non solo per gli ulteriori 350-400 milioni che ci toccherebbe spendere, né per un tabù del voto in sé.

Ora di ottobre, a meno di miracoli, i problemi sociali del Paese si saranno aggravati, e rabbia ed esasperazione saranno al massimo. Tra primarie, parlamentarie, voto amministrativo e voto politico negli ultimi mesi non abbiamo fatto altro che seguire talk show e andare alle urne, con tanto di pioggia e neve. L’idea di ricominciare daccapo è spaventosa, e potrebbe condurre il sentimento antipolitico a livelli mai conosciuti prima.

L’esito di eventuali elezioni, a oggi -e forse fino alle soglie del voto- è del tutto imprevedibile, ormai ai sondaggi non crede più nessuno, anche perché la percentuale di non votanti e di decisioni dell’ultimo minuto aumenterebbe in modo esponenziale. La sorte giudiziaria di Berlusconi si giocherà nelle prossime settimane, quindi per quello che riguarda il centrodestra tutte le ipotesi al momento sono valide: da un’evaporazione del Pdl a un’ulteriore rimonta. Idem per il Movimento 5 Stelle, voto estremamente volatile: il tesoretto potrebbe andare disperso, in assenza di adeguata e rapida capitalizzazione, o al contrario levitare alle (6) stelle. Un po’ più stabile il voto per il Pd, unico vero partito che sia rimasto in scena, ma anch’esso soggetto ad alcune variabili importanti: l’eventuale effetto Renzi -anche se non necessariamente la storia è tenuta a ripetersi- o un ulteriore effetto Grillo, con altra erosione di consensi piddini. Grillo che potrebbe acquisire voti anche dal Pdl, in caso di disfacimento di quest’ultimo. Mettiamoci infine Monti, che dopo il rovinoso apparentamento con Fini e Casini corteggia Renzi, non si capisce quanto ricambiato. Più varie ed eventuali: non è escluso il debutto di nuove proposte politiche, di varia natura.

Insomma, un casino -pardon- mai visto, un’incertezza politica mai sperimentata prima. Che non farebbe certo il paio con la certezza materialissima di una crisi al suo climax con tutti i suoi spiacevolissimi effetti: perdita di altri posti di lavoro, riduzione aggiuntiva del potere d’acquisto, paura alle stelle, e così via. Insomma: una classe politica che apparirebbe “irresponsabile” a fronte di un Paese chiamato a una defatigante responsabilità quotidiana. Con il rischio, stavolta concreto, di piazze inferocite.

Insomma, mi pare di poter dire che se si potesse evitare il voto almeno per un paio d’anni sarebbe la cosa migliore. Ma mi pare anche di vedere che tutto spinge in direzione di nuove elezioni.

E, car* amic*, francamente mi sento male.