Ieri sera intorno alle 20.15 in largo Treves a Milano ho fraternizzato con altri cittadini, una decina, in coda per un taxi: sapete com’è, la nebbiolina, le luminarie, il freddo, l’aria natalizia… E’ stato carino. Nel frattempo di taxi non ne sono arrivati, erano quasi le nove, mio marito e io abbiamo salutato i compagni di sventura e siamo andati a prendere il metrò. Era una serata normale, non c’erano fiere o altre kermesse, semplicemente a Milano i taxi, oltre a essere ancora un lusso causa elevate tariffe, non sono sufficienti. Ma provate a dirlo ai taxisti, e vi copriranno di maledizioni. Provate a dirgli che a New York con 5-7 dollari ti fai tutta Manhattan, e che in giro ci sono più taxi che auto private, idem a Londra e nella gran parte delle metropoli, e sarete oggetto di una macumba. Ogni volta che ne ho parlato con un tassista, la risposta è stata immancabilmente: “Ma a New York è diverso. A Parigi è diverso”. Certo, nessun dubbio, è diverso.

Il governo Monti ha dovuto rinunciare a buona parte dei suoi progetti anticorporativi. Non so se rischierebbe la sfiducia a causa dell‘ira tassinara. So per certo che i trasporti pubblici sono una questione strategica, specialmente in una città che si ammala a causa del trasporto privato.

Spero che ci siano ancora margini per vincere questo odioso braccio di ferro tra interessi particolari e interesse generale.