Ci ho pensato a lungo, prima di scrivere questo post. Ma visto che il dibattito è partito e continua, intervengo anch’io.

Alcuni giorni fa il blog Femminismo a Sud ha pubblicato un suo post contro l’eccessiva visibilità data a Casapound, organizzazione a cui faceva riferimento l’autore dell’orribile agguato a Firenze, costato la vita a due cittadini senegalesi. Ecco una sintesi del post:

“Tanta visibilità in regalo a Casapound, chiamata per i camerati a partecipare in questi giorni a trasmissioni televisive nazionali e locali, le cui lettere e i cui comunicati circolano sulle pagine dei giornali a smentire, prendere le distanze, negare…

Tanta visibilità, sulla pelle dei morti. Un’occasione come un’altra per farci sapere quanto sono bravi e umani, anzi umanitari, con il paio di iniziative sulla Birmania, quelle sull’emergenza abitativa… senza contare la movida e le varie iniziative sul pensiero di Evola e simili.

Strategia comunicativa dei fascisti del terzo millennio, quelli che “né rossi né neri ma liberi pensieri” e politica sociale presa dagli archivi del partito nazional socialista. Si interviene sul bisogno dei poveri, sulla rabbia dei disoccupati, su tutto quello che è possibile cavalcare…

Vorremmo qui ricordare, e integrate se ne avete voglia e se avete più memoria di noi, quali giornalisti, intellettuali, personaggi libertari o presunti tali, di sinistra e simili, hanno sdoganato Casapound affinché arrivasse tranquilla a poter esigere di stare sulle piazze, ovunque, mentre gli antifascisti subiscono repressione e insulti”. 

Eccetera. Segue elenco molto cospicuo di questi giornalisti, intellettuali e così via che avrebbero fatto da cassa di risonanza a Casapound.

E’ più che legittimo, ci mancherebbe altro, ritenere che a Casapound non si dovrebbe riservare alcuna attenzione, così come invece altri ritengono che il fenomeno sia interessante e vada raccontato. Mi pare anzi che un confronto tra queste due posizioni possa essere utile e proficuo.

E’ invece una scelta orrenda e scellerata pubblicare a corredo del post una lista dei nomi di quelli e quelle che hanno scelto di occuparsi di Casapound, che ne hanno scritto e ne hanno raccontato, quasi sempre non condividendone affatto l’impostazione politica e culturale.

Quella lista può voler dire una sola cosa: questi giornalisti e intellettuali vanno individuati e “sanzionati” per quello che hanno scritto e detto, anzi, semplicemente per il fatto di avere scritto e detto, a prescindere dai contenuti. La sanzione, immagino, dovrebbe consistere nel loro “isolamento” da parte dei sinceri antifascisti, fatto già grave in sé, o nella richiesta di un bell’autodafè. Tuttavia qualcuno, per eccesso di zelo o per fanatismo, potrebbe spingersi anche oltre, e magari concepire una bella lezione. E’ successo varie volte, nella nostra storia recente, e francamente dà i brividi. Abbiamo visto troppe volte le parole che diventavano pietre o pallottole, al di là delle intenzioni di chi le aveva pronunciate.

Le autrici del post si difendono dicendo che la “lista” girava da tempo sul web, ma questa è solo un’aggravante. Sul web gira qualunque cosa. Se io decido di propagare, mi assumo una precisa responsabilità, do dignità a quello che pubblico.

Poi stamattina leggo di un’altra spaventosa “lista”, compilata dai neonazisti: politici, magistrati, religiosi e giornalisti, “colpevoli” di aver supportato gli immigrati (“allogeni”).

Mi spiace dirlo, care amiche, ma la logica è la stessa, il linguaggio è lo stesso. Avete fatto un gravissimo errore. Riflettete attentamente, e cercate di riparare, se è possibile.