A Napoli c’è un’usanza antica e civilissima, quella del caffè sospeso: vai a bere il tuo caffè e ne lasci uno pagato per un avventore che non può permetterselo. Ispirandosi a questa pratica, uno studio veterinario dell’hinterland partenopeo si è inventato la visita sospesa: ultimi tra gli ultimi, i nostri adorati amici rischiano di essere i primi a pagare la crisi e a non poter ricevere le cure necessarie.

Ieri a Milano un pensionato di 81 anni ha cercato di uscire dal supermercato senza pagare i 39 euro della sua spesa. Intercettato, ha detto di averlo fatto per fame. Il direttore non l’ha denunciato, limitandosi a chiedergli di saldare il conto.

Sarebbe bello che le catene di grande distribuzione, da Esselunga a Carrefour a tutte le altre, istituissero la “spesa sospesa”, raccogliendo donazioni dei clienti e contribuendovi esse stesse. Un tesoretto a disposizione di chi si trova in difficoltà e faccia richiesta di accedervi, con particolare riguardo alle persone anziane e sole.

Io la butto lì, vediamo se qualcuno raccoglie.