La scheda elettorale a Roma: alta un metro e 20

Il freddo di maggio ha gelato anche le urne. Dimmi tu, si sarà detto l’astensionista medio, perché devo rompermi le p…e e andare al seggio, con questo vento cane, se poi tanto fanno sempre quello che vogliono, e quello che vogliono è solo salvare il loro c..o.

Dopo l‘inciucio detto anche larghe intese, tanti elettori del Pd l’hanno dichiarato ad alta voce: stavolta non mi beccano più. E le salamelle se le friggano loro. Quel -25 per cento nella Pisa del premier Letta fa tremare i polsi. Potrebbe essere proprio il Pd a pagare il prezzo più alto. Il Pdl non dovrebbe soffrire altrettanto. Il Movimento 5 Stelle potrebbe perdere da un lato, punito per il suo integralismo, ma dall’altro recuperare ancora un po’ di voto “antipolitico”: il risultato potrebbe non essere rovinoso. Tendenze che si declinerebbero localmente, secondo la credibilità dei candidati.

Stiamo a vedere. Al momento le certezze sono poche, ma lampanti:

1. A vincere è il partito dell’astensione, e il partito dell’astensione dice che che gran parte del Paese della politica non si fida più, nemmeno un po’. Sono tutti uguali, inutile scomodarsi. Tanto non cambia niente. Meglio che facciamo da noi, perché questi fanno solo danni. Che almeno ci lascino lavorare. Proprio ieri, nella mia rubrica “Maschilefemminile”, scrivevo questo: “Quello che la politica può fare per noi, quando funziona al suo massimo, è attivarsi come un sistema neuronale complesso in grado di cogliere, decodificare e interpretare segnali deboli e processi promettenti che sono già in atto nella “nostra” politica, quella vera, quella della nostra convivenza quotidiana. E quindi rimuovere gli ostacoli, porsi come facilitatore, agevolare questi processi e renderli più fluidi, stabilendo le priorità, amministrando il meglio di ciò che capita.E districarsi il più possibile dal potere, perché dove la politica si intende come sinonimo di potere gli interessi di pochi stanno in cima, contro quelli del maggior numero. Sarebbe fantastico, da una politica che ha paura perfino di Twitter“.

2. A perdere,  è il governo a larghe intese, che dovrebbe trarne rapidamente le conseguenze. Il che significa: decidere sulle questioni economiche più urgenti, confezionare la legge elettorale e chiudere l’esperienza. Anche se già si stanno mettendo le mani avanti -il voto amministrativo non è sugnificativo per la politica nazionale, e così via-, e si continua a non voler sentire e a non voler vedere.

3. Il Pd è nei guai fino al collo, ma questo lo sapevamo già. La tentazione strisciante di rinviare il congresso racconta la sua debolezza meglio di tutto il resto.