egos

Poco meno di due anni fa ho conosciuto una signora romana, importante professionista del mondo televisivo. Negli ultimi anni era ad di Polivideo, società di produzione europea. Donna tosta, grinta da vendere, in cui avevo intravisto da subito un nucleo tenerissimo, da tenere ben protetto. Tenerezza che si intuiva nella voce ferma ma sottile, quasi flebile, e nello sguardo, di un azzurro discreto.
Alessandra Zingales è morta domenica 18 aprile. Finché ha potuto ha tenuto nascosta a tutti la gravità della sua malattia, che lei, da combattente, chiamava “l’alieno” (ricordo che anche Oriana Fallaci gli aveva dato questo nome). Perfino gli amici e i collaboratori più cari sono stati colti alla sprovvista: se n’è andata prematuramente, silenziosamente, e in qualche modo all’improvviso. Non prima di avere dato, mi dicono, le ultime disposizioni: ha governato con consapevolezza ed enorme coraggio fino alla fine.
Mi aveva onorata con la sua testarda fiducia, nonostante le nostre evidenti differenze: io sono solo una vecchia bambina arruffata. Anch’io a modo mio rezdora, ma non nel modo in cui lo è stata lei. Mi aveva voluta per “Protagoniste” su Leiweb, una delle sue ultime produzioni.
Non posso che ringraziarla così: scrivendo, come se lei potesse leggermi ancora. E precisando le ragioni della mia gratitudine: il fatto che, da donna, sapeva scommettere sulle altre, pratica ancora rara ma fecondissima, e che il successo di altre lo sentiva importante per sé; e il fatto che la sua lezione di forza e di resilience è stata così imperativa che io stessa oggi mi sento più forte e resiliente, come se un po’ di lei si fosse trasferito in me.
E poi ci piaceva lo stesso profumo. Anche se indossato da lei era così diverso.