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A Milano si possono fare tante cose. Per esempio sventrare intere aree del centro per farci dei parcheggi, operazione redditizia e dissennata -è come dire alle auto: avanti, c’è posto- e non bastasse questo, lasciarle sventrate e non fare neanche i parcheggi. Ma piantare degli alberi, no. Piantare alberi è costosissimo -così pare- e soprattutto non rende nulla. Può anche capitare che uno si faccia una passeggiata nel verde e gli passi la smania di comprare, e allora i commercianti si arrabbiano. O che uno non debba scappare il venerdì sera e tornare la domenica solo per andare a respirare. A Milano si può fare un Expo “ambientale”, ma piantare degli alberi no.

A Renzo Piano, grande architetto genovese che aveva progettato un boschetto in piazza Duomo, embrione di una città più vivibile e più verde, il comune ha risposto: però trovati qualcuno che paga, noi soldi non ne abbiamo. Il piccolo grande sogno finisce qui. Proprio oggi, giornata nazionale della Terra. Forse siamo extraterritoriali.

Questa non è una città che sogna e che ha fiducia. Immagine, tanta, quella sì, ma nessuna visione. Il modo in cui questa città è amministrata è sempre più sconfortante. Non ce lo meritiamo, davvero. L’anno prossimo si vota per il sindaco: la politica abbia pietà di noi.

P.s.: che poi, mi domando: ma due conti di massima non li avevano fatti? Perché mobilitare tante energie -lo studio Piano, Guido Rossi, il maestro Abbado, le tante personalità e i tanti professionisti coinvolti nel progetto, riunioni, dibattiti, pagine e pagine di giornale, prima di capire se la cosa fosse economicamente praticabile? Come si fa a lavorare così? Non andremmo forse a rotoli, nelle nostre case, se procedessimo in questo modo? Perché mai dovremmo continuare ad affidare la casa di tutti a gente del genere?