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Visto recentemente in tv “The Savages” –mi era scappato- con uno strepitoso Philip Seymour Hoffman. Storia di ciò che resta di una ex-famiglia, fratello, sorella e un padre malato di Alzheimer. Il nucleo si ritrova intorno agli ultimi giorni del vecchio, ricoverato in ospizio. Tre rette parallele che non si incontrano mai. Tre solitudini che nemmeno per un istante fanno il caldo di un nido.
Storia decisamente americana, tra New York e Sun City. Ma nemmeno tanto. Fa freddino anche qui, se è vero che anche in 53 case italiane su 100 non ci sono figli.
Forse, è vero, non è necessario che ci siano figli per fare una famiglia. Forse basta che ci sia qualcuno a condividere con te. Almeno un gatto. Forse, capita sempre più spesso, basti tu, da solo, nucleo di te stesso.
Non mi convince. C’è qualcosa che non torna. La gran parte dei senza-bambini adduce ragioni economiche, ma io a questa cosa dei soldi che non bastano non credo del tutto. Sono sempre bastati, anche quando ne giravano molti meno. Basterebbero anche adesso. Bastano ai migranti, che verosimilmente ne hanno meno di noi, per fare due o anche tre bambini. Eppure, dopo un po’ che sono qui, anche a loro non bastano più. Anche la loro natalità diminuisce.
Non credo nemmeno che sia per ragioni di coscienza tipo “il pianeta è già sovrappopolato” che una o uno decide di tirare per sempre il freno a mano. Piuttosto è che quello slancio –lasciarsi andare a un bambino- non viene. O che non sappiamo più riconoscerlo. O che gli diamo il nome sbagliato di desiderio, ed ecco che i conti non tornano. O che non siamo più disponibili a perderci, a perpetuarci e nello stesso tempo a dissolverci in quell’altro che è il figlio.
Dico solo che mi spiacerebbe per il mio, di figlio –e per i suoi amici e le sue amiche, tutti miei figli-, che la vita gli si combinasse in questo modo, alla Savages. Lì si vede bene che ad andare ognuno per la propria strada un guadagno di felicità non c’è stato. O più precisamente, che l’infelicità non è diminuita. Oggi è la festa del lavoro: ci preoccupiamo molto di questo, del fatto che un posto fisso non ci sarà più. Ma anche qualche affetto fisso non è male, pur con tutte le fatiche che comporta. Bisogna che li avvisiamo, i ragazzi.

da Io donna-Corriere della Sera del 1 maggio 2010

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