Mi arriva il cortese invito a un convegno milanese intitolato “Per uscire dalla crisi: +stato, +mercato, + Europa” (10 novembre ore 15.00, palazzo Mezzanotte). Partecipano: Paolo Bertoli, presidente Andaf, Alberto Bombassei, vicepresidente Confindustria, Luigi Casero, sottosegretario Ministero Economia e Finanze, Enrico Cisnetto, presidente Società Aperta, Luigi Ferraris, direttore Amministrazione Pianificazione e Controllo Enel, Gaetano Miccichè, responsabile Divisione Corporate e Investment Banking, Intesa Sanpaolo, Amministratore Delegato Banca IMI, Francesco Micheli, imprenditore. Conduce Gianfranco Fabi, vicedirettore Il Sole 24 Ore. Tutta gente che di sicuro se ne intende. E per intendersene evidentemente si ha da essere maschi: si è visto, infatti, a Wall Street. Non c’è una donna nemmeno per sbaglio. E dire che quei pazzi degli Islandesi per rimettere in sesto il sistema finanziario si sono affidati con fiducia a due signore, Elìn Sigfùsdòttir e a Birna Einarsdòttir, attribuendo loro il compito di “cambiare innanzitutto la cultura rischiosa dei bonus e delle stock option” e di aggiustare quello che la finanza maschile ha ridotto in pezzi. Sarà che lì c’è un clima diverso. E non solo meteorologicamente parlando.

Mi domando come mai agli uomini non venga mai in mente, ma nemmeno per caso, che le donne possono far bene e avere buone idee da suggerire nel campo dell’economia e della finanza. E che possono aiutare tutti a capire come scaravoltare questa crisi nel senso delle opportunità che contiene. Mi chiedo come mai non si domandino che effetto possa fare a una donna -a me, nella fattispecie- essere invitata a un convegno così congegnato, e perché la cosa non faccia un po’ di effetto anche a loro. Non è questione di violazione del galateo pariopportunitario: è che davvero di quello che pensano le donne non gli importa nulla.

Com’è noioso essere costrette a parlare ancora di queste cose.

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