Browsing Tag

web

AMARE GLI ALTRI, esperienze, Politica Gennaio 7, 2014

La banalità del web-male

Qui di odiatori ce ne intendiamo eh, amiche e amici? Sono anni che ne vediamo e ne sentiamo di tutti i colori. Vero: l’agguato a gente malata (Caterina, e ora Bersani) fa particolarmente impressione, ma da queste parti non ci ha colto impreparati.

La chiamerei “guerra dei mondi”: tra il mondo degli ultracorpi di chi, a qualunque titolo, vive una super-esistenza -i politici, chi va in tv, chi scrive sui giornali o in rete o magari dei libri, chi conosce la gente giusta, chi ha un incarico di prestigio, o una seconda casa, senza troppe differenze tra chi ha ereditato dai nonni un bilocale a Recco e un gozzetto da pescatori e chi attracca con il suo ferro da stiro nel moletto privato della sua villa- e la sub-esistenza di chi è rimasto mera materia, di casa non ne ha neanche una, o sta faticosamente pagando un mutuo da 15 anni, ed è visibile a malapena ai suoi ringhiosi vicini di casa.

Mi pare infatti che la questione discriminante sia proprio quella, la Visibilità come prova di Esistenza: c’è un mondo dei Visibili e un mondo degli Invisibili. Per i quali la rete, libero accesso e costo quasi-zero, costituisce una formidabile occasione per confrontarti con la Kasta peer-to-peer e per accedere a quei 5 secondi di celebrità. A patto di strillare, di spararla più grossa che puoi, altrimenti resti imprigionato nella tua invisibilità pure lì. Del resto la politica televisiva degli ultimi anni è stato un vero e proprio master di bullismo.

Resto dell’idea che la rete sia uno straordinario strumento politico e di trasformazione, non saranno i conati degli haters a farmi cambiare opinione. E riconosco anche in me stessa, in particolare stamattina trovandomi nuovamente costretta a leggere di Tasi, Tares, Tirsu e Iuc, la tentazione di svuotarmi della rabbia rovesciandola con un semplice @EnricoLetta e clic. Ma ormai so bene che se lo facessi : 1. non cambierei nulla della situazione, restando nell’indifferenziato impolitico, cioè non trasformando il carburante della rabbia in azioni efficaci 2. questo provocherebbe solo ulteriore frustrazione e nuova rabbia, in un loop auto-intossicante.

Quindi non indugerei in inutili giudizi morali sull’hate-speech: mi limiterei solo a osservare che non serve a nulla, non trasforma nulla, non intacca le ragioni della rabbia, semmai ne alimenta altra, ingolfandoci. E proverei ad attenermi alle indicazioni della mia maestra Etty Hillesum: “Ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo rende ancora più inospitale“.

 

 

 

AMARE GLI ALTRI, ANIMALI, Corpo-anima, diritti Dicembre 31, 2013

Anch’io sto con te, cara Caterina. Ma…

Anch’io sto con te, cara Caterina, ragazza coraggiosa che lotti contro la tua complessa malattia, e dici che senza sperimentazione sugli animali te ne saresti andata da bambina. E trovo ributtanti e inumani gli attacchi e gli auguri di morte che hai ricevuto sulla tua pagina Facebook: chi si batte a favore del cruelty-free non può essere tanto crudele nei confronti dei propri simili. La non violenza non è un abito che si mette e si smette a piacimento.

Però sbagli a definire “nazi-animalisti” i tuoi detrattori: si tratta di semplici professionisti dell’ hate-speech, odiatori di cui il web è pieno, e che colgono qualunque occasione, specie quando si discute di temi sensibili, per provare a sentirsi meglio scaricando la propria rabbia su qualunque bersaglio mobile (tecnica fallace: una volta che l’hai fatto, sei ancora più rabbioso, in un circolo che si autoalimenta).

Lasciamo perdere l’animalismo, quindi. Qui siamo su tutt’altro piano. E il rischio è che in seguito a questa brutta storia, “animalista” diventi sinonimo di disumano. Tipo quei gerarchi che nei campi di sterminio affamavano bambini ma garantivano carni scelte ai propri cani.

La gran parte dei ricercatori sostiene di non poter rinunciare alla sperimentazione su animali. Va tuttavia registrata anche l’opinione non meno qualificata di chi ritiene che questi test siano sostanzialmente inutili: come la biologa Susanna Penco, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova, malata di sclerosi multipla da vent’anni e convinta “che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati. Il futuro, afferma, è “la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane”.

La cosa importante, Caterina -e su questo siamo certamente d’accordo- che si colga ogni occasione per diminuire la sofferenza di ogni vivente. Che non si trascuri la ricerca costante di possibili alternative ai test su animali, che non si abbandonino i tentativi di trovare soluzioni diverse e altrettanto efficaci: secondo alcuni, come vedi, perfino più efficaci. La cosa importante è che non cada questa tensione a ridurre il danno per il maggior numero.

Esserci intesi come titolari, in quanto umani, di maggiori diritti (avere anzi inventato la nozione di “diritto”, e con ciò anche quella di esclusi dai diritti), ci carica di grandi responsabilità nei confronti delle creature piccole, umane, animali e vegetali che abbiamo collocato ai gradi più bassi della piramide gerarchica.

Forse siamo pronti per cominciare a ripensarci, noi stessi e il resto del mondo, “in rete” e non più in chiave di gerarchia e di dominio. La strada è questa, per quasi tutto.

Ti abbraccio Caterina, esci presto dall’ospedale, per un 2014 più sereno possibile.

 

economics, Politica Dicembre 2, 2011

Dio, famiglia e bellezza. Italia 2011per Il Censis

In tempi di crisi, gli italiani riscoprono il valore della responsabilità collettiva: il 57,3% è disponibile a fare sacrifici per l’interesse generale del Paese. Anche se il 46% di questi lo farebbe solo in casi eccezionali.

Risulta da un’indagine del Censis contenuta nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2011. Secondo il rapporto, il 65,4% indica la famiglia come elemento che accomuna gli italiani, mentre l’81% condanna duramente l’evasione fiscale. A fronte poi di un 46% di cittadini che si dichiara «italiano», c’è un 31,3% di «localisti» che si riconoscono nei Comuni, nelle regioni o nelle aree territoriali di appartenenza, un 15,4% di «cittadini del mondo» che si identificano nell’Europa o nel globale e un 7,3% di «solipsisti» che si riconoscono solo in se stessi.

Ancora oggi i pilastri del nostro stare insieme fanno perno sul senso della famiglia, indicata dal 65,4% come elemento che accomuna gli italiani. Seguono il gusto per la qualità della vita (25%), la tradizione religiosa (21,5%), l’amore per il bello (20%).

Cosa dovrebbe essere messo subito al centro dell’attenzione collettiva per costruire un’Italia più forte? Per più del 50% la riduzione delle diseguaglianze economiche. Moralità e onestà (55,5%) e rispetto per gli altri (53,5%) sono i valori guida indicati dalla maggioranza degli italiani.

Emerge poi la stanchezza per le tante furbizie e violazioni delle regole. L’81% condanna duramente l’evasione fiscale: il 43% la reputa moralmente inaccettabile perchè le tasse vanno pagate tutte e per intero, per il 38% chi non le paga arreca un danno ai cittadini onesti.

Infine, il Censis sottolinea come il modello di sviluppo italiano abbia sempre trovato nella famiglia un punto di grande forza e la famiglia si sia sempre fatta carico dei bisogni sociali, andando a integrare se non a sostituire le prestazioni di welfare. Ma questo modello, avverte, comincia a mostrare segni di debolezza: se è vero che in proporzione al Pil la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane rimane una delle più rilevanti in Europa, in valore assoluto si è assistito a una erosione significativa di questo patrimonio tra il 2006 e il 2009, il cui ammontare è passato da 3.042 miliardi di euro a 2.722 miliardi. Inoltre, dal punto di vista della capacità di assistenza informale delle famiglie, il numero dei potenziali caregiver (persone che si prendono cura dei familiari) andrà riducendosi in modo netto: se nel 2010 c’erano 18,5 persone autosufficienti in età compresa tra 50 e 79 anni (fascia d’età nella quale rientra la gran parte dei caregiver) per ogni ultraottantenne non autosufficiente, entro il 2040 questa proporzione è destinata a dimezzarsi, scendendo a 9,2 caregiver per ogni anziano potenzialmente bisognoso di assistenza.

La crisi economica in Italia ha colpito in particolar modo i giovani. Lo sottolinea il Censis riferendo: «La crisi si è abbattuta come una scure su questo universo: tra il 2007 e il 2010 il numero degli occupati è diminuito di 980.000 unità e tra i soli italiani le perdite sono state pari a oltre 1.160.000 occupati». «Investita in pieno dalla crisi, ma non esente da responsabilità proprie, la generazione degli under 30 – si legge nel Rapporto Censis – sembra incapace di trovare dentro di sè la forza di reagire. La percentuale di giovani che decidono di restare al di fuori sia del mondo del lavoro che di quello della formazione è in Italia notevolmente più alta rispetto alla media europea: se da noi l’11,2% dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, e addirittura il 16,7% di quelli tra 25 e 29 anni, non è interessato a lavorare o studiare, la media dei 27 Paesi dell’Ue è pari rispettivamente al 3,4% e all’8,5%. Di contro, risulta da noi decisamente più bassa la percentuale di quanti lavorano, pari al 20,5% tra i 15-24enni (la media Ue è del 34,1%) e al 58,8% tra i 25-29enni (la media Ue è del 72,2%)». Nonostante l’occupazione resti al palo, «non si registra l’emergere di atteggiamenti più intraprendenti». Per esempio gli italiani sono in assoluto i meno propensi, tra i giovani europei, a lavorare in un altro Paese europeo: si dichiara desideroso o disposto a farlo solo il 40,9% degli intervistati. Inoltre i giovani, che dovrebbero rappresentare il segmento più avvantaggiato da una maggiore liberalizzazione dei licenziamenti, «già oggi – rileva ancora il Censis – sono quelli su cui più grava il costo della mobilità in uscita». Nel 2010, su 100 licenziamenti che hanno determinato una condizione di inoccupazione, 38 hanno riguardato giovani con meno di 35 anni e 30 persone con età compresa tra 35 e 44 anni. Solo in 32 casi si è trattato di persone con 45 anni di età o più.

Una società «fragile, isolata ed eterodiretta», con una dialettica politica «prigioniera del primato dei poteri finanziari»: così ci vede il Censis, nel suo 45/mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. I nostri antichi punti di forza non riescono più a funzionare, dice l’istituto, che avverte: è «illusorio» pensare che i poteri finanziari disegnino sviluppo, perchè lo sviluppo «si fa con energie, mobilitazioni, convergenze collettive». È quella dunque, secondo il Censis, la direzione da seguire.

«Mentre l’occupazione ufficiale stenta a dare segnali di ripresa, quella sommersa sembra al contrario dare prova di tenuta e trarre semmai un nuovo stimolo di crescita dal difficile momento». Lo evidenzia il Censis. A partire dal 2008, a fronte di un calo generalizzato dell’occupazione regolare (-4,1%), quella informale aumenta dello 0,6%, portando il livello di irregolarità del lavoro nel 2010 alla soglia del 12,3% e lasciandosi alle spalle i positivi risultati di un decennio.
«I cittadini e le imprese si trovano a fare i conti con un sistema dei servizi che mostra evidenti segnali di criticità»: lo sottolinea il Censis nel 45/o Rapporto sulla situazione del Paese spiegando che «la politica di riduzione della spesa pubblica che ha contrassegnato gli ultimi 3 anni, e che segnerà anche il biennio 2012-13, realizzata in molti casi attraverso tagli lineari, sta lasciando il segno». In particolare il trasporto pubblico locale, già «inadeguato» è stato «drasticamente ridimensionato».

La crisi economica degli ultimi anni ha ridotto il reddito disponibile delle famiglie e ha provocato conseguentemente una «caduta della propensione al risparmio» anche «a causa dell’irrigidimento» di alcuni consumi. In questo contesto la riduzione della quota di risparmi sembra però non avere colpito gli investimenti fissi, come le abitazioni. È quanto emerge dal 45/o Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese del Censis. In 10 anni risulta inoltre raddoppiato il valore delle abitazioni.

«In un quadro economico stagnante, le esportazioni sono una delle poche variabili in crescita: +15% nel 2010 e +16% nel primo semestre del 2011»: lo riferisce il Censis nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese sottolineando che «molti comparti del made in Italy possono fungere da puntello attraverso cui evitare un ulteriore scivolamento dell’economia nazionale». Per il Censis il commercio estero «può e deve rappresentare il volano della ripresa».

La tv resta il mezzo più diffuso del panorama mediatico italiano (lo usa il 97,4% della popolazione), ma al suo interno è avvenuto un «ampio rimescolamento» dovuto all’arrivo del segnale digitale terrestre. Lo evidenzia il 45/o Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del paese. E se l’ascolto della radio resta stabile, a confermarsi è il «periodo di grave crisi» della carta stampata. I quotidiani a pagamento perdono il 7% dei lettori nel periodo 2009/2011, cresce poco la free press, resistono i settimanali, tengono i libri, mentre non decollano gli ebook. Ed è l‘utenza del web ad aumentare: nel 2011 ha superato la fatidica soglia del 50% della popolazione arrivando al 53,1%: l’87,4% tra i giovani, il 15,1% tra gli anziani. Con una particolarità: l’affermazione progressiva di percorsi «individuali dei contenuti e l’acquisizione delle informazioni da parte dei singoli».

  

Donne e Uomini, media, TEMPI MODERNI Ottobre 13, 2011

Cyberstalker

Molte fra noi blogger hanno i loro persecutori, diciamo così, in particolare quelle ritenute “femministe”. I militanti antifemministi intervengono a raffica e in modo organizzato sui blog, oppure lavorano dietro le quinte come veri e propri stalker. Da qualche tempo un tale Massimo Di Natale, tenutario di un blog “per una vera rinascita della donna nella società attuale e la valorizzazione del suo ruolo. Contro il femminismo radicale etc”, prova a ossessionarmi su Fb e via email con le sue “5 domande”. Eccone alcune (non tutte, sono troppo noiose):

Perché le femministe svedesi, vedendo che le donne non riuscivano a penetrare a sufficienza nei consigli di amministrazione, hanno imposto nel 2003 le quote rosa (50% di rappresentanza per uomini e donne) salvo poi richiederne la rimozione in quei settori accademici, come Medicina, Psicologia o Veterinaria, in cui l’applicazione di questa misura comportava l’esclusione di studentesse e ricercatrici a vantaggio dei colleghi uomini?

Perché quando un uomo guadagna più di una donna si parla di “cameratismo maschilista” mentre quando una donna guadagna più di un uomo si parla di “merito

Perché le femministe, quando si tratta di agevolare la carriera delle donne, richiedono la presenza di asili nido nelle aziende dove poter lasciare i figli piccoli, mentre quando si parla di detenute madri pretendono al contrario che non vengano tenute in carcere in modo da consentire loro di stare vicino ai propri bambini?

Eccetera. Poiché io non gli rispondo, non sono obbligata -e come mi permetto? lui non prevede il libero consenso- Massimo Di Natale si innervosisce:

Marina Terragni, perchè mi hai bloccato? Perchè non vuoi rispondere alle mie domande?

successivamente passa alle brutte:

Marina perchè sei così stronza? rispondi alle domande!“, mi ordina esclamativo e perentorio l’altro giorno via email. Il comportamento è precisamente quello dello stalker, che non tollera di essere ignorato, e alza progressivamente il tiro.

Faccio questa denuncia pubblica per varie ragioni: perché Di Natale e quelli come lui  -non è l’unico, ce n’è anche di molto peggio, mascherati dietro i nick-, si rassegnino, io non mi lascio intimidire; perché sappiate che cosa succede nel backstage, che qui non si vede; perché possiate osservare insieme a me le analogie tra il comportamento di questi militanti e quello degli ordinari stalker e domandarvi insieme a me quale può essere stata l’esperienza personale che li ha condotti a odiare le donne.

p.s. In una legge federale statunitense il cyberstalking è considerato parte integrante di un piano ampio di lotta contro la violenza maschile sulle donne.

p.p.s  Se Di Natale non la pianta lo denuncerò alle autorità competenti e pubblicherò qui il suo indirizzo mail. 

 

AMARE GLI ALTRI, media, TEMPI MODERNI Settembre 13, 2011

Bye bye, troll…

Carissime amiche e carissimi amici,

allo scopo di liberarci di troll, stalker, frustrati e molestatori di ogni tipo che, mi dicono dalla redazione, abbondano in ogni blog con un buon traffico, e ritengono di poter agire indisturbati nascondendosi dietro nick variabili, da oggi per poter commentare sarà necessario registrarsi. Vi chiedo questo piccolissimo sforzo. Ne vale senz’altro la pena. La discussione potrà procedere più fluidamente, proficuamente e serenamente.

Proviamo così. Grazie e baci

AMARE GLI ALTRI, tv Marzo 10, 2011

SORELLA TV

La televisione ha fatto molto per noi. Negli anni Sessanta ci ha perfino alfabetizzato. Ci andavano i migliori, una volta. quelli che avevano studiato, quelli che avevano molto da dire e da dare. Ci ha fatto conoscere i classici, il grande teatro, il grande cinema. La musica. Lo swing. L’America, con i suoi grandiosi show del sabato sera, modello d’oltreoceano. Il gioco, i quiz, la bellezza, la politica. Piazzata sulla mensola in alto, nei bar. E poi l’apparecchio a casa, preziossimo, con il centrino sopra, i vicini che non l’avevano ancora che alle nove venivano a guardarla. Sistemata via via più in basso, sempre meno totem e sempre più focolare. Il b/n, quegli stranissimi filtri di plastica che davano l’illusione del colore (tutto virato sul rosso-verde) e poi la tv color sistema Pal (ricordo male?). La tv ha accompagnato il boom, lo sviluppo del paese, lo ha promosso e raccontato.

A un certo punto, una trentina d’anni fa, le cose hanno preso una piega diversa. E’ nata la tv commerciale. La pubblicità ha cominciato a dettare direttamente programmazione e palinsesti. Il servizio pubblico ha assunto il modello. Fare soldi è diventato il challenge universale. I risultati sono quelli che vediamo.

Oggi c’è il web. La tv deve riprogrammarsi tenendone conto. Ma credo che abbia ancora molto da dare. E credo che il suo futuro abbia molto a che vedere con la riassunzione del suo antico compito pedagogico e della responsabilità nei confronti del pubblico. Il che potrà capitare solo se tutti (operatori e telespettatori) faranno la loro parte. E grande parte di questa parte (scusate il bisticcio) oggi è destruens, e sta nella capacità di dire no: non collaborerò alla realizzazione di quel programma, lotterò per quella produzione edificante, non guarderò quella robaccia e contribuirò a diminuirne l’audience. Scelte individuali che possono molto, moltissimo.

Il discorso più grande è questo: sottrarre ciascuno quello che possiamo alla misura simbolica unica dei soldi. Mostrare che possono esserci anche altre misure, non scambiabili con soldi. Una persona a me molto cara l’altro giorno mi ha detto, in modo semiserio: se il problema di tutto sono i soldi, allora aboliamoli. Abolirli del tutto non possiamo (ci provò già Pol Pot, e non andò benissimo) ma abolirli un pezzettino sì. Sottrarre a questa misura almeno parte delle nostre scelte e della nostra vita è un obiettivo praticabilissimo. Già qui e fin d’ora.

media Luglio 10, 2010

OK, PARLIAMO DI MEDIA

ipad_touch_mock_up

Dopo il digiuno di ieri, è una buona occasione per parlare di media. Vorrei sapere qual è il vostro primo gesto “mediatico” del mattino: radio? giornale? tv? web? E poi come va, nel resto della giornata? Raccontatemi per bene.

Il web ha cambiato il vostro modo di informarvi? A spese di quale altro medium, in particolare?  Che cosa vi soddisfa, e che cosa no? Leggete periodici? Che posto hanno i libri? Comprerete l‘i-Pad o altri tablets? L’avete provato? Quali sono le novità che vi interessano di più?

Eccetera. Tutto quello che avete da dire sui media- Fuori dai denti.

TEMPI MODERNI Gennaio 29, 2010

CLICK

google

Ci farò una rubrica su Io donna, ma intanto ve lo racconto qui.

Un amico esperto del web mi dice che le parole -tags- più cliccate online sono: mutuo, casa, auto, sesso, dvd.

Per quello che riguarda gli Usa, aggiungete la parola morte.

Che effetto vi fa?

TEMPI MODERNI Novembre 16, 2009

SOMARI

asino

Qualche settimana fa vado a Barcellona a fare una conferenza, ed ecco che me la ritrovo su Youtube. Niente di strano, beninteso. Ma in Italia ho preso parte a moltissimi incontri, e nemmeno una volta sono finiti su Youtube. Intendiamoci: non lo sto dicendo per me. Non ho affatto la smania di moltiplicare la mia presenza su Youtube. Dico solo che da noi certe buone pratiche -sfruttare tutte le possibilità offerte dal web- non sono affatto diffuse. In Spagna, a quanto pare, ormai è una cosa normale.

Si potrebbe fare moltissimo, ricorrendo alle nuove tecnologie. Basta Skype per animare un convegno, ad esempio: la compresenza fisica non è sempre necessaria. Si potrebbe diffondere quello che si vuole a uso di un pubblico potenzialmente illimitato. Mi colpisce molto, pur da tecno-analfabeta quale sono, che qui siamo così arretrati, e non riesco a darmi una spiegazione. Sarà anche una questione di banda larga, ma io credo che più che altro sia per un basso desiderio.  Com’è poi che siamo la sesta potenza -dio, che brutta espressione!- benché “sconnessi” io non lo so. Il motivo di speranza, però, è che quando la gran parte dei cittadini finalmente frequenteranno il web, il rimbalzo potrebbe essere straordinario. Teniamoci pronti.

P.S. L’asinello qui su, però, è meraviglioso.