A proposito della scuola di via Paravia a Milano, dove la ministra Gelmini ha ritenuto di cancellare la prima classe perché sarebbe stata formata da bambini quasi tutti stranieri, ricevo e pubblico la lettera aperta che un immigrato ha scritto al sindaco Pisapia.
Carissimo Sindaco,
tornando a Milano ho seguito la vicenda della scuola di Via Paravia in Zona San Siro (la mia zona) dove stanno per cancellare la prima classe perché 15 su 17 iscritti sono figli di stranieri. Avrei voluto scrivere una lettera ai giornali per dare l’opinione di un immigrato (Io), ma temo che nessuno la pubblicherà visto che il conformismo diffuso (la sinistra, la stampa di sinistra ecc.) ha deciso di bollare come discriminatoria l’idea di spargere questi bambini in altre scuole della zona con la maggioranza degli iscritti figli di Italiani.
Dalle mie esperienze ho tratto alcune ragioni semplici per cui credo che il provvedimento della Gelmini non è necessariamente discriminatorio – ragioni per cui non avrei iscritto i miei figli in una tale scuola (tengo a precisare che non sono un fan della Gelmini). Sono concetti apparentemente banali ma frutto della mia esperienza come immigrato e genitore a Milano. Preferirei iscrivere i miei figli in una scuola in cui gli altri genitori leggono regolarmente i giornali Italiani e seguono i telegiornali Italiani – Io so bene che non lo fa la grande maggioranza dei genitori stranieri (per motivi probabilmente giustificabili) dunque sono poco informati sulle vicende italiane. Preferirei iscrivere i miei figli in una scuola in cui gli altri genitori hanno almeno un metro di libri in casa (la famosa proposta di Cesare Zavattini) – Io so per esperienza diretta che per 1000 ragioni giustificabili i genitori stranieri non leggono e non trafficano con i libri. Preferirei iscrivere i miei figli in una scuola dove i genitori partecipano attivamente alle attività scolastiche dei figli frequentando gli incontri dei comitati di classe e partecipando attivamente con suggerimenti sulla programmazione didattica. Pochissimi stranieri lo fanno e quando lo fanno sono spettatori passivi – per ragioni comunque giustificabili. Insomma se fossi un operaio straniero di Zona San Siro preferirei iscrivere i miei figli in una scuola con alunni provenienti da classi socioculturali (e forse economiche) più elevate della mia perché credo che la migliore educazione è l’osmosi socioculturale – impossibile in quella classe di Via Paravia. Si, i bambini di Via Paravia sono nati a Milano ma hanno genitori nati all’estero e spesso i genitori devono (o preferiscono) pensare ad altro (lavoro) e non alla qualità della scuola.
Caro Sindaco, ho l’impressione che questa grande voglia per le cosiddette scuole multietniche è frutto della fantasia degli Italiani di sinistra a cui piace immaginare un circo esotico di bambini stranieri; infatti le varie associazioni che si battono per mantenere i bimbi in quella scuola di Via Paravia sono gestite da Italiani – con alcuni partecipanti stranieri che fanno la parte di osservatori passivi – come nelle riunioni dei genitori a scuola. Io mi considero un ‘liberal’ di sinistra (in senso americano) e mi ricordo che una delle grandi conquiste delle battaglie per i diritti civili negli USA negli anni 50/60/70 era il ‘busing’ – la pratica di assegnazione e il trasporto di studenti a scuole fuori dai loro quartieri in modo da porre rimedio alle precedenti segregazioni razziali e residenziali che avevano un impatto sulla demografia scolastica.
Grazie
SkepticAfro
Suo grande tifoso + elettore mancato