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roberto formigoni

Donne e Uomini, Politica Gennaio 14, 2013

#Tengofamiglia: Mogliopoli, Figliopoli e… pure Snoq

Marietta Tidei, figlia del sindaco di Civitavecchia, candidata Pd alla Camera.
Una scelta dinastica

Giornataccia politica, ieri, amiche e amici.

L’autocandidato governatore della Lombardia Gabriele Albertini che mentre raccoglie firme ai suoi gazebo minaccia l’ex alleato Formigoni di “dire cose che lo metterebbero a terra”, un ricattino stile Chicago anni Venti. Poi ridimensiona e precisa che non sono cose penalmente rilevanti, il che fa pensare che lo siano almeno politicamente. Nel qual caso invece di ricattare si deve dire, perché quello che è politico è di tutti.

Mentre attendiamo notizie da Albertini apprendiamo che le liste elettorali, alla faccia di ogni proposito di moralizzazione, potrebbero ospitare un gran numero di inquisiti, dal Pdl con Cosentino al Pd con Crisafulli. E ognuno guardi in casa propria. I vari garanti sono al lavoro, le liste saranno chiuse fra una settimana, c’è tutto il tempo per aggiustamenti e sostituzioni. Che tuttavia dovrebbero riguardare non solo gli inquisiti, ma anche le candidature eticamente riprovevoli, catalogabili nella cartella Parentopoli, o Mogliopoli, o Figliopoli, in qualche caso Maritopoli, Cognatopoli e Generopoli.

Ieri grande agitazione su Twitter (#tengofamiglia) per il caso di Pierferdinando Casini che oltre a se stesso, superveterano della politica capolista in cinque regioni, intende candidare in posizioni blindate la moglie del fratello Silvia Noè (Cognatopoli) e l’amoroso della figlia Fabrizio Anzolini (Generopoli).

Problemi anche in casa Pd, che per fare solo qualche esempio candida a Milano nel listino di Bersani, e nessuno riesce a a capire per quali meriti civici e come mai esportata su al Nord, la romana Fabrizia Giuliani, autoproclamatasi candidata di Se Non Ora Quando -Snoq smentisce e se la leva di dosso-, semmai moglie del dalemiano Claudio Mancini, già assessore al Bilancio nella giunta Marrazzo, coinvolto con i vari Fiorito nelle “spese pazze” in Regione Lazio e non più ricandidabile: lui no, ma lei sì. Qui siamo in piena Mogliopoli. Clamorosamente Figliopoli, invece, la candidatura di Marietta Tidei, figlia del potente sindaco di Civitavecchia, che alle locali primarie -indovinate come mai- è passata con percentuali bulgare: 94 per cento.

Secondo il sociologo Edward C. Banfield il familismo amorale è la chiave di ogni arretratezza italiana. Il titolo del suo celebre saggio del 1958 sull’amoral familism non lascia dubbi: The Moral Basis of a Backward Society (Le basi morali di una società arretrata). E l’uovo del familismo nasce senz’altro prima di ogni gallina mafiosa e ndranghetista: la faccenda va stroncata lì.

Che un partito che si dichiara progressista come il Pd non metta un fortissimo impegno in questa direzione è cosa grave: il Comitato dei Garanti -Francesca Brezzi, Luigi Berlinguer, Francesco Forgione, Mario Chiti– che sta vagliando le candidature dovrebbe occuparsene con il necessario rigore, portando alla luce i mugugni della base e dando una prova di trasparenza che aumenterebbe i consensi. Cose di questo genere capitano solo nei paesi arretrati, e li mantengono tali. Del resto l’ottimo Codice Etico del Pd, che fa riferimento spesso alla questione “parenti e affini”, dice espressamente che “ogni componente di governo, a tutti i livelli, del Partito Democratico si impegna a: non conferire né favorire il conferimento di incarichi a propri familiari” e che gli eletti o gli aventi incarichi nel partito “rifiutano una gestione oligarchica o clientelare del potere, logiche di scambio o pressioni indebite“.

Quanto alle donne: e’ pur vero, qualcuno dice, che quando si applicano quote “rosa” -mi scuso per dirlo in modo così orribile- come nel caso di questa tornata elettorale, è facile che entri una percentuale di mogli e figlie “segnaposto”. Capita anche nei cda costretti ad aumentare la partecipazione femminile. Sono gli uomini a decidere, e si sentono più tranquilli a candidare “donne di”, scelte per ragioni dinastiche: gli pare così di non sprecare una posizione e di poterla più efficacemente controllare. Perché le donne in gamba, si sa, hanno il difetto di ragionare con la propria testa. Eppure non è fatale: a Milano il sindaco Pisapia, tra i primissimi ad applicare, probabilmente non senza fatica, il 50/50 (solo Vendola l’aveva fatto in Regione Puglia)  ha scelto le donne della sua squadra sulla base della loro professionalità e del loro autonomo valore, non in quanto parenti di. I fidanzati, i mariti, i padri o i cognati delle nostre assessore ci sono per fortuna del tutto ignoti, ed è uno stile che ci piace molto. Fabrizia Giuliani a Milano è un’outsider anche rispetto a questo stile.

Come vedete, quindi, si può fare. Anzi, si deve. A ogni costo.

P.S.: per ogni parente in più, un meritevole in meno, e a danno di tutti. Il succo poi è questo.

 

ore 17.15  Alle porcherie aggiungiamo questa: anche Se Non Ora Quando tiene famiglia

Qui l’articolo per esteso di Gli Altri online:

Da quando le Comencini sisters & co hanno messo in piedi Se Non Ora Quando il maschio politico di sinistra, alquanto maldestro sulle cose di donne, sa finalmente a chi rivolgersi quando ha necessità di una consulenza femministica.

C’è bisogno, per esempio, di candidate? Chiedi al Comitato Promotore Snoq, detto affettuosamente “La Cupola” per potenza lobbistica e altezza di relazioni, e che ha molte amichette da collocare. Preferibilmente nel Pd. Atteggiamento deprecabile di per sé, ma reso ancora più odioso dal fatto che che le signore delle quote usino a sostegno delle loro operazioni la forza ingenua e sincera delle tante militanti dei territori, ignare di fare da portatrici d’acqua per gli interessi privati di tante signore della borghesia romana.
Interpellato qualche mese fa da Bersani per il cda Rai, Snoq ha contribuito attivamente a far fuori le soggette meglio curriculate (da Lorella Zanardo, a Daniela Brancati, a Giovanna Milella: profili diversi ed egualmente eccellenti finiti dritti nel tritacarte) per promuovere l’esangue e furbetta Benedetta Tobagi, sotto-zero tituli ma caldeggiata dal partito di Repubblica.

Lottando poi usque ad sanguinis effusionem per riuscire a infilare in Rai anche l’indispensabile Flavia Piccoli Nardelli, figlia del Dc Flaminio, autore della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, nonché moglie di Mariano Nardelli, anche lui democristiano doc, già vicepresidente Terfin, controllata Eni. Creatura, Flavie’, del sottobosco democristiano, e comprensibilmente un po’ stufa, povera donna, di dirigere l’Istituto Luigi Sturzo, più vari altri incarichi che hanno l’aria di essere una grandissima palla: membro del Comitato di redazione della rivista Civitas, consigliere di amministrazione del consorzio Baicr, Biblioteche e archivi istituti culturali di Roma, membro del comitato scientifico del partito “Europopolari per San Marino” (???) insieme all’ultra cattolico integralista Meluzzi. Insomma, per favore, qualcosa di più smart!

Alla fine niente Cda Rai. Meglio così per Nardelli, che oggi è stata chiamata nientemeno che a capeggiare la lista Pd per Montecitorio in Sicilia orientale: perché un bel posticino a Flavia lo si doveva pur trovare, dopo decenni di archivi Andreotti. Una femministona che non vi dico, che farà rimpiangere Binetti.

Almeno in via ufficiale, nessuna candidata alle prossime elezioni è stata autorizzata per autopromuoversi a utilizzare il potente brand “Se Non Ora Quando”. Con l’eccezione, a quanto pare, della cupolatissima Fabrizia Giuliani, professoressina romana paracadutata in posizione blindata nelle liste Pd per la Camera a Milano. Del tutto ignota al ricco e variegato mondo del femminismo milanese, che dai giornali apprenderà con notevole disappunto la sua candidatura “in quanto Snoq”: marchio usurpato per uso personale. Ma tra le Snoqqine di Milano (“E chi è?”, “Da dove esce?”) non una che la conosca.

La stampa ha omesso di dare notizie più gustose: Giuliani è la compagna del dalemiano Claudio Mancini, consigliere regionale che insieme a Fiorito e a Storace ha deliberato le famose “spese pazze” in Regione Lazio, (3 milioni e mezzo di euro, soldi nostri da spartirsi fra i gruppi, di cui 500 mila come mancia al presidente dell’assemblea). lmpossibilitato a ricandidarsi, Mancini è stato risarcito con la candidatura della moglie, affettuosamente complici le care amiche della Cupola: uscito dalla porta lo stipendio è rientrato dalla finestra. La sua signora intanto si è chiusa in uno sdegnato silenzio e non rilascia interviste aspettando che tutto passi e che arrivi il seggio garantito.

Dovendo evitare l’imbarazzo di candidarla a Roma, dove la parentela è nota – e dopo, pare, un tentativo andato storto di paracadutarla a Napoli -, a sorpresa Giuliani precipita blindata a Milano, outsider senza-un-perché (quali sono i suoi titoli? dov’è il valore aggiunto “civico”) che non porterà un solo voto al Pd, semmai ne farà perdere alquanti: le milanesi sono veramente imbufalite. E in una partita, poi, quella lombarda, che invece di voti ha molto bisogno.

Storia molto simile per Valeria Fedeli, dirigente Cgil legatissima a Pigi Bersani e a sua volta cofondatrice di Snoq: il profilo, rispetto a quello di Giuliani, è un po’ più robusto. Fedeli non si sarebbe dovuta trovare dove oggi è posizionata, capolista Pd al Senato in Toscana, anche perché il marito senatore Achille Passoni contava di farsi almeno una seconda legislatura. Marito e moglie a Palazzo Madama sarebbe stato troppo perfino nel Paese del familismo amorale. Per lei semmai era pronta la poltrona di presidente di Federconsumatori.

Ma alle primarie, ahinoi, Passoni viene amaramente trombato. E Fedeli è recuperata in corsa, proprio al rush finale: anche qui, reddito familiare in sicurezza. Fuori lui, dentro lei (anche se, pare, in un prossimo governo Pd potrebbe rientrare pure lui, in qualità di sottosegretario).
Perché poi per buona parte di queste candidate Snoq c’è un maschio di riferimento da garantire, in perfetto stile da femminismo saudita.
Figlie di, mogli di, sorelle di: aguzzate lo sguardo e cherchez l’homme.
Intanto nella Cupola ci si scanna alla grande: aguzzate le orecchie, fra un po’ sentirete una deflagrazione.
Se Non Ora Quando, 13 febbraio 2011-24 febbraio 2013.
Che triste e prematura fine… R.i.p.

 

* post rebloggato da Blogger UniteD

Giovanna Cosenza

Lorella Zanardo

Comunicare il Sociale

altre e altri blogger possono unirsi al reblogging: se lo fate ditemelo, segnaliamo qui, grazie

 

esperienze, Politica Febbraio 6, 2012

Il Celeste e la Rozza

Ieri al teatro Dal Verme di Milano, dove era in corso un’iniziativa su Expo, il governatore Roberto Formigoni è stato contestato come mai prima d’ora -qui sul Corriere.it trovate il filmato-.

Si vede dalla sua faccia: sorridente e composto come sempre, da politico di razza quale è, tuttavia non riesce a nascondere del tutto il suo stupore. Il bizzarro format dell’evento, a metà tra teatrale e politico, ha offerto il contesto ideale per la contestazione. Le proteste raggiungono il climax quando il governatore ha la strampalata idea di rendere l’onore delle armi all’ex-sindaca Moratti.

I contestatori non erano blac block, né truppe cammellate. Erano milanesi qualunque, verosimilmente simpatizzanti per il centrosinistra, che esprimevano la loro insofferenza per il capo di un’istituzione che sta passando svariati guai, e che rappresenta ciò che resta di un passato di cui la grande parte della città ha voluto disfarsi. Quei milanesi, quindi, esprimevano l’umore maggioritario di chi vuole il cambiamento anche in Regione.

Due fischi e qualche ululato non hanno mai ucciso nessuno. L’ultima volta che è capitato a me personalmente, che pre non sono una politica, al Capranica di Roma, nella tana del lupo, me li sono serenamente beccati, e vi dirò che mi sono pure divertita. Era nelle cose, che andasse così.

Mi fa perciò piuttosto ridere che l’immarcescibile capogruppa del Pd in Comune Carmela Rozza, sempre troppo ansiosa di dire la sua, sprechi una parola importante come “solidarietà”. Il dissenso fa parte dei rischi del mestiere di chi vuole fare il politico, che ai momenti di gloria si alternino fasi di disgrazia è nelle cose.

E’ dovere di ogni politico difendere il diritto all’espressione anche rumorosa del dissenso -purché, certo, non violenta- anziché stringersi solidalmente al collega contestato. Tanto più che la capogruppa del Pd il cambio di guida alla Regione dovrebbe auspicarlo. O no?

Altra domanda, se è consentito: ma chi ha votato Pd alle ultime elezioni ha votato Carmela Rozza o ha votato Pd?

 

 

Politica Novembre 28, 2011

Abbiamo un problema: ma non quello vero

A Milano abbiamo un problema. Non respiriamo più. Apriamo le finestre la mattina, e le richiudiamo subito. Per strada camminiamo con il diaframma bloccato, cercando di respirare il meno possibile. I bambini si ammalano di bronchiolite. C’è un grosso problema di leucemia infantile. Al momento si naviga a vista. Blocchi del traffico annunciati e poi revocati. I commercianti dettano legge. Si pensa alle targhe alterne, che non sono mai servite a nulla.

Ma in queste ore si discute di ben altro problema. Del caratteraccio di Stefano Boeri, assessore a Expo, Cultura, Moda e Design. Della sua difficoltà a lavorare in squadra. Del suo stile da “fantasista”. Del fatto che il sindaco non si fida più di lui, dopo le sue numerose “sortite”.

Si discute molto meno del merito: del fatto che se Expo non sarà una kermesse cementizia sarà anche a causa delle sue “alzate d’ingegno”. Che se sulla vendita di Sea Serravalle, vitale per le casse del Comune, è stato individuato un percorso più equo, è stato anche grazie ai suoi “assoli”. Che se la città sembra vivere uno straordinario risveglio culturale, è a causa del suo talento “situazionista”. E se non si edificherà un nuovo museo di arte contemporanea firmato dall’architetto Libenskind a Citylife -ci sono soluzioni molto più ragionevoli e meno dispendiose, è l’opinione prevalente tra i milanesi, in questi tempi di cinghia tirata- sarà grazie a un suo scarto “impolitico” ma efficace. Il suo passo è questo: portare a casa risultati, e in fretta, anche saltando qualche mediazione. Con concretezza (posso dirlo?) femminile.

Ma il sindaco Pisapia il suo ex rivale alle primarie, battute per 3 mila preferenze, lo vuole fuori, non sente ragioni. A minuti l’assessore -ultimatum alle 9- salirà “al Colle” per rassegnare le sue dimissioni. In caso diverso, verrà licenziato.

Il Pd, a cui Stefano Boeri ha portato in dote 13 mila preferenze -è stato il secondo più votato dopo Silvio Berlusconi- sostanzialmente tace. Buona parte dei funzionari spera anzi che sia il sindaco Pisapia a levargli l’incomodo di questo talentuoso outsider. Silenzio dal resto della squadra di giunta. Solo il web esplode, chiedendo all’unisono di non tradire “il sogno”. Se si trovano responsabilmente le mediazioni con Formigoni, com’è possibile non riuscire a dialogare altrettanto responsabilmente con Boeri?

Se Stefano Boeri sarà dimesso, non ci guadagnerà nessuno: non il sindaco, nè il Pd, non ci guadagnerà la politica, non ci guadagnerà la città. Non ci guadagnerà chi guardava a Milano con fiducia e speranza. Sarà una sconfitta radicale per il centrosinistra e per il rinnovamento della politica. Gli unici a guadagnarci saranno gli avversari. Dal cui fronte, peraltro, si leva l’unica voce a difesa di Boeri: “Fanno fuori il loro uomo più significativo” concede l’onore delle armi il leghista Matteo Salvini. “Adesso anche il sindaco dovrebbe dimettersi”.

Mi infilo la maschera antigas, per l’ennesima giornata di inquinamento ben oltre la soglia di attenzione, e “vu a laurà”. Oltre al respiro bloccato ho un po’nausea, stamattina.

leadershit, Politica Ottobre 28, 2011

Maschio Alfa in elicottero

Tutte quelle foglie d’autunno svolazzanti, mentre l’elicottero atterra sul prato verde di Villa Erba, Cernobbio, in riva al lago di Como, in una splendida giornata ottobrina. Lo stato maggiore di Expo + ministro degli Esteri Franco Frattini è riunito lì per la tre giorni dell’International Participants Meeting. Gli ospiti stranieri osservano l’atterraggio sbigottiti e ridacchianti. Barack Obama si sarebbe fatto lasciare a Como e avrebbe preso un tassì.

Intenso odore di carburante. Gessato tortora pallido, cravatta celeste, sbarca il Governatore Commissario Roberto Formigoni. Dice che arriva dalla bassa lombarda, dove ha visitato non so cosa. Gli hanno offerto un passaggio in elicottero, e lui l’ha preso. Un’entrata alla grandissima, e un’uscita altrettanto alla grande. Se ne va per primo, mentre il ministro Frattini è ancora lì che parla. Nell’eleganza di Villa Erba Luchino Visconti è stato bambino. Si starà rivoltando nella tomba. Anche il cheap ha i suoi limiti.

Scene che dicono tutto e più di tutto. Fatti più esplicativi di mille parole. “Sono il maschio alfa”: l’essenziale da dire è tutto qui. E se non l’avete ancora capito, capitelo. L’elicottero e tutto il resto. In  tempo di crisi. Mentre si sta parlando di nutrire un pianeta affamato.

E’ il tramonto sul lago. Il Governatore rimonta sorridente sul velivolo. Si torna in città. 

Ah, dimenticavo: insieme al Maschio Alfa, sul podio e al tavolo della conferenza stampa, svariati altri maschi. Solo maschi, ci mancherebbe altro. Basterebbe questo a far dubitare di Expo.

 


Donne e Uomini, Politica, TEMPI MODERNI Ottobre 5, 2011

Grazie sindaco Pisapia

il sindaco pisapia incontra le milanesi, 28 settembre 2011

Con il sindaco Pisapia ho avuto qualche passaggio un po’ aspro, diciamo così, al tempo delle primarie per l’indicazione del candidato sindaco del centrosinistra. La lotta è lotta. Mi ero intignata su questa faccenda del 50/50, ero sicura che l’obiettivo era giusto e che il momento era arrivato, e ci davo dentro a più non posso.

Ma devo dire che a ogni nuova tornata di nomine -in queste ore, quelle del Pio Albergo Trivulzio-, vedendo che il sindaco quel principio lo applica con rigore e determinazione, scegliendo donne competenti e di valore, una per tutte Francesca Floriani, mi commuovo sempre di più. Oggi apprendiamo che anche il CdA dell’Università Statale, se non il 50/50 -su, un piccolo sforzo- garantirà che almeno 3 membri su 7 siano donne, in questo senso appare avviato anche il CdA dell’università Bicocca, e così via: un effetto virtuoso e a cascata, le istituzioni milanesi che una dopo l’altra rompono con il monosex. Sono felice di vivere in questa città, che mostra di avere capito.

Ringrazio di tutto cuore il sindaco Pisapia perché nel paese in cui le leggi nascono sempre insieme alla dotazione con cui aggirarle, un principio netto e intransigente come il 50/50 rischiava di dover conoscere molte eccezioni. Insomma, ci vuole quella che si chiama volontà politica, e il sindaco mostra di averla tutta. Immagino che sia per la formazione della giunta sia per le nomine nella municipalizzate Pisapia abbia dovuto tenere duro e anche dire molti no. Immagino che non sia facile, perché un alibi ricorrente della politica e del potere è che di donne “non ce ne sono”: e invece lui le scova sempre, quelle giuste per il posto giusto. E sono sicura che queste signore gli daranno molte soddisfazioni.

Resta il tema Expo, lì si risente ancora molto dell’imprinting misogino, ahinoi, di una sindaca che credeva di essere un uomo e le donne se le levava di torno, e di un governatore che con la sua giunta 15 a una la dice tutta. Speriamo che anche lì il sindaco, che è commissario straordinario, insieme all’assessore Stefano Boeri riesca a introdurre qualche cambiamento.

Ma intanto diciamo grazie, nella speranza che questo principio sia presto esteso al resto del nostro malconcio Paese, proprio allo scopo di farlo rifiorire. Ci vorrà lotta anche e soprattutto qui. E nella speranza per me stessa di non dovermi più occupare di questo, e di poter riservare tempo ed energie ad altro. Perché, onestamente, scusate, ma non ne posso proprio più…

 

Donne e Uomini, Politica Luglio 16, 2011

Poche donne? No: troppi uomini

 

Eccola qui, la giunta Alemanno, sciolta oggi dal Tar. Ed ecco qui sotto la giunta della Regione Lombardia.

 

Il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi presentati  dai Verdi di Bonelli, dalle consigliere comunali di Roma di Pd e Sel Monica Cirinnà e Maria Gemma Azuni e dalle consigliere di parità della provincia di Roma e della regione Lazio, Francesca Bagni e Alida Castelli contro l’insufficiente presenza di donne nell’esecutivo. Una sentenza formidabile, che esprime pienamente lo spirito del tempo, tagliando netto con la nostra politica misogina. Troppi uomini, nella nostra politica, un eccesso che fa male al Paese. Gli avvocati del Comune avevano chiesto ai giudici di respingere i ricorsi, sostenendo che in Giunta era stato garantito l’equilibrio tra presenze maschili e femminili (?) e che “è solo il sindaco a valutare, motivare e decidere, essendo la nomina della Giunta un atto che ha comunque implicazioni di carattere politico”. Se Dio vuole i giudici l’hanno vista diversamente.

La giunta Formigoni invece è ancora in piedi nonostante un analogo ricorso respinto qualche mese fa con la motivazione -in sostanza- che serve tempo per raggiungere un’equa rappresentanza di genere, e che siamo solo agli inizi.

Guardatele bene, queste due impresentabili squadre di governo. Se vi capiterà di rivederle fra qualche tempo -nemmeno troppo- stenterete a credere al fatto che una regione come la Lombardia e una città come Roma, come del resto la stragrande maggioranza del Paese, abbiano potuto essere governate così a lungo da club per soli uomini e da una politica tenacemente omosessuale e sessista. Guardatele e ci vedrete già il passato intollerabile di questo Paese, che in ogni modo ha precluso alle donne la possibilità di partecipare alla formazione delle pubbliche decisioni e al governo del bene comune con il loro sguardo differente.

Un passato che resiste oltre il suo tempo, ma che è ormai in scadenza. Non si farà più niente, senza le donne, senza la loro presenza massiccia e attiva, senza il loro sostegno, senza che le loro priorità, così vicine alla vita -la loro e quella di tutti- diventino programmi e riempiano le agende di governo.

Guardate queste foto e non votate più uomini come questi, che mostrano chiaramente di non volere e di non sapere ascoltare le donne, di non tenerle in nessun conto -salvo infilarne occasionalmente talune nei loro listini per fare un favore al loro capo-, di non provare il minimo disagio a essere circondati solo da maschi e che anzi, rivelano tutta la loro difficoltà a misurarsi con la differenza femminile.

Per la cronaca: il sindaco Alemanno cercherà di risolvere la grana infilando Rosella Sensi, già presidente della Roma calcio, nella sua giunta macha, con una succulenta delega per la promozione della citta’ in vista delle Olimpiadi 2020 . Le consigliere hanno già preannunciato che due donne su 13 non basterebbero comunque e che in tal caso presenterebbero un nuovo ricorso. Per quello che riguarda la giunta lombarda, il Consiglio di Stato è chiamato pronunciarsi sulla causa d’appello presentata dalle ricorrenti, tra cui Marilisa D’Amico e Ileana Alesso.

 

ambiente, Politica Luglio 14, 2011

Cemento arancione

Come qualcuno saprà, il 30 maggio dopo lunghi anni di governo del centrodestra a Milano ha vinto il centrosinistra con Giuliano Pisapia.

Nei fatti il primo atto di governo del nuovo sindaco è stata la sostanziale ratifica delle decisioni prese dal centrodestra in materia di Expo. Ancora prima che la giunta fosse formata, l’accordo con il governatore Formigoni è stato siglato con grandi pacche sulle spalle: c’era molta fretta, il rischio di perdere la manifestazione dopo anni buttati via -dal centrodestra- era molto grande, l’assessore delegato Stefano Boeri si è trovato di fronte un Expo già bell’e confezionato, criticità comprese –terreni comprati dai privati a carissimo prezzo, tanto per dirne una, che dopo il 2015 potranno essere glassati di cemento, e così via- e ieri ha dovuto trangugiare l’amaro calice, con un voto leale e favorevole a qualcosa che non gli piace affatto, come del resto non piace a uno scherzetto come circa 500 mila milanesi che di altro cemento, anche se arancione, di affari e di speculazioni nell’interesse di pochi contro quello di tutti proprio non ne vogliono sapere più.

Si dirà: è un prezzo da pagare. Realpolitik obbliga a ratificare qualcosa che con le logiche, le premesse e le promesse di un governo di centrosinistra non avrebbe niente a che vedere. Trangugiamo in fretta questo boccone, tappiamoci naso, orecchie e occhi e passiamo velocemente ad altro. Il fatto è che Expo non è “qualcosa”. Expo coincide di fatto con la politica di questa città di qui al 2015, e quindi sostanzialmente con l’intera legislatura. Pressochè tutto quello che capiterà a Milano avrà a che fare con Expo e finirà in quel gigantesco tritacarne. Expo è la Milano del prossimi anni. E Milano è laboratorio politico per tutto il paese. Non si scherza. Il cemento è la peste italiana. La questione non è di poco conto.

Il paradosso quindi è questo: che il governo di centrosinistra porterà a termine, con qualche timida variazione, quello che è stato impostato e cominciato dal centrodestra. Che da quell’imprinting, da quell’alvo si rischia di non uscire, e l’esultanza del centrodestra di fronte alla ratifica di ieri ne è la controprova. Detto in malo modo, gli affari sono salvi. Ma i cittadini volevano un’altra cosa. I cittadini volevano il cambiamento. Lo hanno detto con il voto alle amministrative, e solo due settimane dopo accorrendo di nuovo in massa alle urne per i referendum.

Expo va salvato, per carità. Ma prima di tutto va salvato il credito entusiastico con cui questo cambio di governo è stato accolto. Prima di tutto va salvato l’impulso al cambiamento che grida ovunque. Prima di tutto vanno salvati la salute e l’ambiente. Un modo per farlo lo si dovrà assolutamente trovare. Questo è il primo compito di un governo di centrosinistra.

Donne e Uomini, Politica Maggio 26, 2011

SCARICATA

Forse l’unico che si sta comportando da gentiluomo con Letizia Moratti è proprio il suo competitor Giuliano Pisapia. Che non si nega a una stretta di mano, anche se nessuno potrebbe biasimarlo se si sottraesse.

Si vede un bel po’ di gente, in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale, saltare sul carro di quello che potrebbe essere il vincitore: segnale che vale più di mille sondaggi. Quanto agli alleati della signora Moratti, il governatore Roberto Formigoni invita doverosamente a votarla, dicendo che è meglio la sua padella che la brace di Pisapia. Il leghista Matteo Salvini dice che chiunque verrà eletto sarà anche il suo sindaco, affermazione pleonastica per il futuro prossimo, ma significativa per il presente. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti sostiene che al sindaco uscente è andata già di culo con quel 41 per cento al primo turno, che non la voleva nessuno, il fatto è che si chiama Moratti, come si poteva fare? Umberto Bossi le tira le orecchie e le dà buca a un’iniziativa. E infine ieri sera a Porta a Porta il premier Silvio Berlusconi, oltre a dare con il consueto garbo della “gente senza cervello” a tutti quei milanesi, più della metà, che hanno votato Pisapia, assesta l’uppercut scrollandosi vigorosamente Moratti di dosso, dicendo che è una candidata debole, e facendo capire che il governo non andrà in nessun modo a fondo con lei.

Quasi in contemporanea a Linea Notte su Rai Tre, in un confronto con Stefano Boeri la signora Moratti annaspa, si contraddice, dà segni di grande fatica fisica e psicologica. Fossi in lei, essendo data per sconfitta, mi concederei un’uscita alla grande, togliendomi tutti i sassolini che posso dalle scarpe. Magari dicendo che sì, probabilmente lei non è una candidata così forte, ma che sfiderebbe chiunque a farcela, avendo dovuto correre zavorrata dalla presenza ingombrante di questo vecchio uomo senza il senso del limite, che ogni lunedì di campagna ha dovuto presentarsi in tribunale, a cui la maggioranza dei milanesi, stanchi della sua inefficacia, della perdita di buon senso e di misura e dai deliri di onnipotenza, e soprattutto le milanesi, umiliate dal suo disprezzo e dai suoi priapismi, hanno presentato il conto.

Prima o poi doveva capitare. Letizia si tolga la soddisfazione, lasci perdere Zingaropoli e tutte le volgarità che è stata costretta a dire, e metta in piedi un gran finale degno.

Donne e Uomini, Politica Aprile 28, 2010

L’ETERO NIKI

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L’eterogeneità del non-etero Niki Vendola si dimostra in molti modi. Non ultimo il fatto che in una settimana ha messo su la sua giunta, 14 assessori di cui 7 donne, e neanche giovani e bonazze. Con naturalezza, senza complicazioni, semplicemente facendo riferimento al fatto che l’umanità è bisessuata. Zapatero aveva fatto allo stesso modo: la bisessuazione per il suo governo è stata una priorità.

Nell’europeissima Lombardia la giunta regionale vede una donna su venti assessori. Per Roberto Formigoni, la bisessuazione dell’umanità non è cosa politicamente rilevante. Immagino si vergogni un po’, almeno per il look della sua giunta, e questa è l’unica possibile soddisfazione.

La lezione è questa: sul fronte di un’equa rappresentanza -ammesso che la si voglia perseguire- la volontà politica basta e avanza. Senza troppi se e un’infinità di ma.