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pippo civati

Politica Ottobre 26, 2012

Regione Lombardia: ma Civati no?

Io, da povera donnina quale sono, non ho ben capito come mai Bruno Tabacci, già assessore milanese al Bilancio -al momento, forse lui spera definitivamente, ha rimesso le deleghe- nonché parlamentare, si voglia candidare dappertutto. Quatto quatto ha raccolto le sue firme e da ieri è ufficialmente in corsa per le primarie nazionali del centrosinistra. Ma avrà rinunciato a quelle per Regione Lombardia? Forse la spiegazione è la più semplice, Watson. Forse è solo che vuole garantirsi un futuro politico, ma questa bulimia non corrisponde alla sua storica immagine di moderato. Nel frattempo segnalo una pagina-cult di Facebook, Marxisti per Tabacci. C’è da passarci le ore.

L’altra cosa che non ho capito è che cosa vada cercando il Pd lombardo, come mai si ostini a frugare disperatamente nel cappello alla ricerca di un pingue coniglio, perché si stracci le vesti per la rinuncia di Umberto Ambrosoli, quando tutti i sondaggi formali e informali su Regione Lombardia indicano un netto favore popolare per Giuseppe Civati detto Pippo. Che tra l’altro è del Pd, il che al Pd non dovrebbe del tutto spiacere. Se poi Civati, invece di presentarsi come salvatore della patria, uomo della provvidenza ecc. ecc., scegliesse  di offrirsi modernamente all’elettorato già circondato di almeno parte della sua squadra, paghi uno e prendi 6 o 7, la bella novità farebbe salire alle stelle le sue quotazioni. E quindi, suppongo, anche quelle del Pd. Non l’ho capito io, ma credo non l’abbiano capito nemmeno i militanti del Pd.

A volte pare che il Pd lombardo non si intenda come il primo partito che è, che giochi sempre un po’ di rimessa, che si tenga a lato, che non si fidi di se stesso, che intenda le proposte degli altri come comunque migliori delle proprie, che si affidi volentieri a papi stranieri, ancorché parenti -nella fattispecie il sindaco arancione-, che vincere non gli sembri mai una buona idea. Impossessato, come diceva Francesco De Sanctis di Don Abbondio, dal “demone della paura”.

Che ci facciano capire presto, e tiremm innanz.

 

Politica Ottobre 17, 2012

Regione Lombardia: fattore Maroni

Se votassi il centrodestra -e non nascondiamoci: non lo voto- sarei entusiasta della candidatura di Bobo Maroni alla presidenza di Regione Lombardia. Avrebbero già dovuto candidarlo come sindaco per non perdere Milano: l’avevo suggerito, a suo tempo, ai miei pochi buoni amici di quella parte politica.

Maroni ha le carte in regola se non per vincere, impresa piuttosto disperata, quanto meno per minimizzare il prezzo che il suo schieramento dovrà pagare. Caduto sulla ‘ndrangheta, il centrodestra potrebbe almeno in parte rialzarsi affidandosi a un ex-ministro degli Interni che nella lotta alla criminalità organizzata ha ottenuto qualche risultato. E che saprebbe riaccendere l’orgoglio della Lega, bestia ferita ma ancora vigorosa (conosco la mia terra e la mia gente). Insomma, non l’en plein, ma un argine sicuro contro la disfatta.

Più debole la candidatura dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, stimato dai moderati, un po’ troppo milanese per infiammare la riscossa. Ma anche lui non da sottovalutare.

A quanto pare il centrodestra sta valutando di organizzare primarie di coalizione (Maroni dice sì, certo di vincere). Ragione in più per non evitare quelle del centrosinistra: io sarei per un primarie day il 25 novembre, politiche e regionali in un colpo solo. Non credo che convenga saltare questo passaggio: i lombardi -noi lombardi- hanno molta voglia di scegliersi il presidente.

Vediamo i nomi che girano: Umberto Ambrosoli, avvocato penalista e giovane uomo degnissimo, riservato figlio dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli, più anti-Formigoni di lui non sembrerebbe esserci. Ma lui oppone -il che lo rende ulteriormente degno- la sua inesperienza della macchina amministrativa e del sistema Lombardia: già rifiutò la candidatura a sindaco. Non sembrerebbero schermaglie. Vedremo. Bruno Tabacci: candidatura debolissima. Già un trentennio fa vicepresidente di Regione Lombardia e oggi assessore al Bilancio nella giunta Pisapia, Tabacci è percepito come “vecchia politica”. Difficile che possa interpretare il grande desiderio di rinnovamento. Alessandra Kustermann: fantastica medica, primaria alla clinica Mangiagalli, esperta del sistema sanitario, grande e antico lavoro a fianco delle donne, in particolare sul tema della violenza. Potrebbe catalizzare l’attenzione dell’elettorato femminile. Anche lei, come Ambrosoli, favorita dalla provenienza dalla cosiddetta “società civile”, ma penalizzata da una notorietà prevalentemente cittadina, e il tempo per farsi conoscere è poco. Un buon piazzamento in eventuali primarie la indicherebbe come possibile -e auspicabile- assessora alla Sanità, posizione chiave in Lombardia. Maurizio Martina, segretario del Pd lombardo: una candidatura troppo interna e di “apparato”. Fuori dal Pd, Martina è poco conosciuto, e il “fuori Pd” oggi elettoralmente pesa molto. E infine -almeno a oggi- il consigliere regionale Pippo Civati, coetaneo di Ambrosoli, percepito dall’opinione pubblica come “rottamatore buono”, un pezzo di strada condivisa con Renzi prima di un definitivo divorzio, capace di muoversi con disinvoltura sul territorio mediatico virtuale -è piuttosto noto alla platea televisiva nazionale-, ma anche suole consumate in un intensissimo lavoro sul territorio reale: la Lombardia, e non solo quella, la conosce palmo a palmo. E i lombardi conoscono lui. Praticamente come Maroni.

Mi pare che la scelta vada fatta anche in funzione del competitor che ci si troverà davanti. 

Io la mia l’avrei fatta. Sperando che mi sia consentito esprimerla.

 

Donne e Uomini, leadershit, Politica Settembre 22, 2012

Boeri, Civati, Gozi, Puppato: una squadra alle primarie

Lo auspicavo l’altro giorno qui. La mossa, perciò, mi pare molto sensata.
Invece delle polarizzazioni personalistiche e fuori tempo massimo, anziché il Grande Capo Inutile,  al posto del leader unico e maximo in cima alla vecchia piramide gerarchica, quell’Uno che trattiene e cumula per sé ostacolando il flusso di energie, il modello (femminile) della rete che pulsa, co-crea, redistribuisce e fa fluire, velocizzando i processi e moltiplicando le opportunità.
Leader e gerarchie non servono più a far funzionare le organizzazioni. Semmai sono il problema delle organizzazioni. La squadra, ecco quello che funziona. Vale anche per le prossime primarie del centrosinistra.
Laura Puppato, già scesa in campo come candidata, Stefano Boeri, Pippo Civati e Sandro Gozi da oggi fanno ufficialmente squadra.
“La nostra convinzione” dicono in un comunicato fresco fresco “è che le primarie debbano essere una competizione di idee per governare l’Italia e non una gara di personalismi e sterili contrapposizioni. Lo richiede prima di tutto la situazione gravissima che sta vivendo il nostro Paese. Ma perché queste primarie siano un confronto vero, e’ necessario che le loro regole siano discusse in modo trasparente e condiviso da tutti i concorrenti. Per questo chiediamo che venga istituito un tavolo di elaborazione dello statuto delle primarie, aperto a tutti i candidati. E affinché le primarie diventino un laboratorio di idee per il governo del Paese e’ necessario che in primo piano siano le politiche e i progetti per l’Italia e non i tatticismi di schieramenti precostituiti. Per questo, all’Assemblea nazionale del Partito Democratico del prossimo 6 ottobre daremo un segnale di unità e chiarezza”.
Mi pare un’ottima notizia.

 

23 settembre, ore 20 e something. Aggiungo qui una precisazione in risposta alle osservazioni del vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, il quale, dopo aver letto la notizia sul mio blog, scrive:

Non riesco purtroppo a essere così ottimista. Il comunicato stampa che i miei amici e compagni di strada hanno licenziato prevede solo una legittima richiesta di regole trasparenti sulle primarie. Dopodiché i candidati da tre che erano ieri sono diventati quattro, dopo la discesa in campo di Sandro Gozi di questa mattina.

Nel frattempo le persone che hanno guardato in questi anni al campo del rinnovamento si trovano davanti non un candidato forte ma una squadra. Il che, in termini più crudi, vuol dire quattro candidati che si tolgono voti a vicenda. Anzi, cinque.

Se questa è una buona notizia, cara Marina, vuol dire che il vecchio Mao aveva proprio ragione: “Grande è la confusione sotto il cielo…

 

Sarà perché vedo la cosa da esterna, ma interpreto facilmente questo passo come ricerca di unità e chiarezza sulla base di idee e di programmi oggettivamente convergenti, e non come aggiunta di confusione a confusione. E’ evidente che l’esito dell’operazione dovrà essere, una volta chiarite le regole delle primarie, il sostegno unitario della squadra -che io mi auguro possa ampliarsi- a un unico candidato, o a un’unica candidata. Si va in questa direzione, non in quella della polverizzazione.

Partendo dalle idee, però -che sono ottime- e non dalle personalità. Processo che mi interessa molto. E che può chiamare a partecipare un sacco di gente, caro Ivan, che non sa più dove sbattere la testa.

 

 

leadershit, Politica Settembre 19, 2012

Nani da Primarie

 

Il collega del “Giornale di Vicenza” chiede a Laura Puppato, sparigliatrice delle primarie del centrosinistra, se non si senta “un nano da giardino al confronto con Bersani e Renzi… Nel frattempo alla corsa si è aggiunto anche Pippo Civati e ha dato la disponibilità Stefano Boeri“.

“Sono sempre stata un’adoratrice dei nani da giardino” risponde Puppato. “Fanno squadra e salvano il reame e Biancaneve dalla regina cattiva…  È il momento del lavoro e della serietà nell’impegno politico. La gente non ne può più, basta sirene”.

Anche a me piacciono i nanetti, se posso dire. Anche perché è tutto da dimostrare che gli altri siano giganti, e che questo pseudo-gigantismo paghi.

Queste primarie, di fatto, stanno diventando un pre-congresso del Pd, e ha ragione Nichi Vendola a chiedersi “che cosa c faccio qui?”. Tabacci, invece, appare molto sicuro di sé e del suo probabilissimo e fondamentale 0.5, 1 o 2 per cento: perfino Valdo Spini farà meglio. Non si capisce ancora nulla: se saranno primarie aperte o no, se saranno a doppio turno o no, chi sarà titolato al voto, e così via. Il buio è ancora pesto. La sola cosa visibile è il solito centrosinistra sbrindellato in correnti, fazioni e componenti. E un Pd già al congresso, con l’idea che se non ti candidi scompari.

Un po’ di ordine andrà certamente fatto: se non si riesce -o non si vuole- a fare la legge elettorale, almeno una leggina sulle primarie si dovrebbe portare a casa. Magari tenendo bene a fuoco l’oggetto, che poi sarebbe la candidatura alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ovvero la guida del Paese.

Ma mi piace quello che dice Puppato sulla squadra. E come lei, non sarei così sicura che la visibilità mediatica stavolta sia il viatico decisivo: i successi del Movimento 5 Stelle, televisivamente invisibile, sono lì a dimostrarlo. Conteranno molto di più il legame reale con i territori, il tam-tam fra persone, amplificato dalla rete, la forza delle buone e concrete idee per il Paese. E’ quella che James Surowiecki ha definito “la saggezza della folla”, ovvero di tutti noi». (“The Wisdom of Crowds: Why the Many Are Smarter Than the Few and How Collective Wisdom Shapes Business”).

L’idea del leader salvifico solo al comando è in crisi da tempo, nelle aziende come in politica. Il mio amico Andrea Vitullo parla di “leadershit”: è proprio l’idea di leader -non solo i leader in corso-che va rottamata. Il rapporto Censis 2010 aveva avvisato per tempo: l’idea del leader salvifico in cima alla piramide è entrata in crisi soprattutto fra i giovani e le donne, perché rimanda a una figura dominante maschile e paterna.

Squadra, buone idee, concretezza, rete, e un forte desiderio: così si può fare molto. Anche da alacri nanetti.

Si tratta di saper dare forma a questa innovazione.

Politica Agosto 30, 2012

Boeri-Civati: attenti a quei due

 

Forse questo è un mini-inside, ma un inside affettuoso, e anche una piccola forzatura, perché li conosco politicamente e personalmente entrambi e vedo -forse più di quanto al momento riescano a vedere loro stessi- la possibilità di un dialogo fecondo fra loro.

pippo civati

In ordine alfabetico:

Stefano Boeri, già candidato sindaco per il Pd a Milano -e poi sconfitto- e ora attivissimo assessore alla cultura, Mr Preferenze con i suoi 13 mila voti, grande battitore libero, irriducibile outsider della politica politicante -il che forse non è comodissimo, ma significa anche, grazie a Dio, la garanzia di non omologazione a quelle logiche-, notevole uso di mondo, ottime relazioni internazionali che gli derivano dalla professione di architetto, grande capacità di visione, talento “situazionista”, relazione complicata ma passionale con il Partito Democratico, generazione -la mia- dei forever young, di quelli che hanno fatto moltissima politica da ragazzi e non hanno mai smesso di farla in altre forme e fuori dai partiti. Ha recentemente espresso la sua intenzione di partecipare a eventuali primarie per la premiership del centrosinistra.

Pippo Civati, neanche 40 anni, monzese, ottimi studi filosofici, quasi-padre di una bimba, già veterano della politica (debutta nel ’97 come consigliere comunale Ds nella sua città, oggi è consigliere regionale eletto con oltre 10 mila preferenze) e perciò “giovane” esperto del “vecchio” partito, detto “rottamatore” (definizione che non gli somiglia neanche un po’) insieme a Matteo Renzi, da cui oggi è amichevolmente distante, animatore della post-corrente “Prossima Italia” (programma visibile nel libro “10 cose buone che la sinistra deve fare subito”, Laurana: ah, ne approfitto per dire che anche Boeri ha un libro politico in dirittura d’arrivo), già noto alla platea nazionale e secondo più votato nel 2009 in un sondaggio online dell’Espresso per la scelta del nuovo leader Pd.

stefano boeri

Diversissimi ma complementari, ugualmente stra-pop, lavoratori tenaci e instancabili, identificati entrambi come innovatori, li tiene insieme una comunanza di visione su alcune questioni cruciali.

Oltre alla volontà di radicale innovazione del partito, e alla volontà di partito, e oltre al fatto che entrambi si muovono politicamente in ambito milanese-lombardo, ne cito almeno due: una grande attenzione al nodo strategico crescita-ambiente e la capacità-bisogno di dialogare con le donne e il femminile, ancora rarissima nella politica. Ma c’è anche la grande attenzione per la legalità e contro la corruzione, e l’idea assolutamente decisiva (qui è Civati che parla, ma vale anche per Boeri, che da architetto ad assessore è andato in perdita secca) che “chi vuole diventare ricco non deve fare politica, deve fare un altro mestiere“. Dopo decenni di affarismo, esplicitarlo non è inutile.

Una collaborazione più fitta, con il suo valore aggiunto inter-generazionale, potrebbe dare vita al coagulo per il progetto di un Pd-Nord capace di esprimersi sia a livello nazionale che regionale (più prima che poi si andrà al voto anche per la Lombardia).

L’idea non mi dispiace. Ma per niente.

Politica, Senza categoria Luglio 7, 2011

Un Pd di Provincia

Dice Pierluigi Bersani:Sulle Province ci siamo incartati, ora non sappiamo come spiegare la nostra posizione“.

Be’, direi che è semplice: il Pd ha perso un’occasione storica, e anche di notevole portata simbolica, come dice Pippo Civati, per dare dimostrazione concreta della propria differenza, della volontà inequivoca di tagliare i costi della politica -secondo alcuni calcoli, si risparmierebbero più o meno 2 miliardi e mezzo l’anno– e lo ha fatto solo per il fatto di non scontentare i propri eletti nelle istituzioni provinciali. Perciò è facilissimo da capire, c’è poco da spiegare. Noi l’abbiamo capita, tutti l’hanno capita, e non ci è piaciuta.

Molto meno facile uscirne. Può essere che la proposta Di Pietro sul taglio delle Province non fosse il massimo. E allora l’unica cosa è affrettarsi a presentare un’altra proposta, sullo stesso tema, e con il medesimo obiettivo: abolirle. E presentarla molto in fretta, domani, lunedì, non aspettare un giorno in più. Prima che si consolidi nell’opinione pubblica l’impressione, nefasta per le sorti del Pd, che la differenza piddina non esiste, che anche loro sono uguali agli altri. Il tema degli sprechi oggi è sensibilissimo, e non ci si può scherzare. Si tratta di sintonizzarsi con lo spirito del tempo, e averlo molto ben presente.

p.s. : si è notato meno, che qualche mese fa anche il Pd aveva votato in massa contro l’abolizione dei vitalizi ai parlamentari. Anche quello non è stato un granché…