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esperienze Dicembre 4, 2008

UN ABBRACCIO

Una bellissima immagine, semplicemente: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che abbraccia Tammy Duckworth, veterana che ha perso entrambe le gambe in Iraq. Una guerra sbagliata, perfino a giudizio -tardivo- di chi l’ha scatenata. E il commovente, tenero abbraccio tra un fratello e una sorella. Un paio di settimane fa, a Chicago.

Corpo-anima, Politica, scuola, TEMPI MODERNI Novembre 16, 2008

ED ECCO IL NEW-NEW DEAL

Stralcio del videodiscorso di Obama, ieri:

“…. Make no mistake: this is the greatest economic challenge of our time. And while the road ahead will be long, and the work will be hard, I know that we can steer ourselves out of this crisis — because here in America we always rise to the moment, no matter how hard. And I am more hopeful than ever before that America will rise once again.

But we must act right now. Next week, Congress will meet to address the spreading impact of the economic crisis. I urge them to pass at least a down-payment on a rescue plan that will create jobs, relieve the squeeze on families, and help get the economy growing again. In particular, we cannot afford to delay providing help for the more than one million Americans who will have exhausted their unemployment insurance by the end of this year. If Congress does not pass an immediate plan that gives the economy the boost it needs, I will make it my first order of business as President.

Even as we dig ourselves out of this recession, we must also recognize that out of this economic crisis comes an opportunity to create new jobs, strengthen our middle class, and keep our economy competitive in the 21st century.

That starts with the kinds of long-term investments that we’ve neglected for too long. That means putting two million Americans to work rebuilding our crumbling roads, bridges, and schools. It means investing $150 billion to build an American green energy economy that will create five million new jobs, while freeing our nation from the tyranny of foreign oil, and saving our planet for our children. It means making health care affordable for anyone who has it, accessible for anyone who wants it, and reducing costs for small businesses. And it also means giving every child the world-class education they need to compete with any worker, anywhere in the world.

Doing all this will require not just new policies, but a new spirit of service and sacrifice, where each of us resolves to pitch in and work harder and look after not only ourselves, but each other. If this financial crisis has taught us anything, it’s that we cannot have a thriving Wall Street while Main Street suffers – in this country, we rise or fall as one nation; as one people. And that is how we will meet the challenges of our time -together. Thank you.

Tutto il videodiscorso qui: http://www.change.gov/.

Politica, TEMPI MODERNI Novembre 16, 2008

L’AURORA DELLA MENTE E GLI OBAMA-SCETTICI

Vi dicevo ieri che l’elezione di Barack Obama è un passo avanti in direzione dello spirito, un enorme cambiamento già avvenuto, al di là di quello che Obama farà e potrà. Trovo conforto in questo nelle parole -addirittura- di Immanuel Kant a proposito della Rivoluzione Francese:

“La rivoluzione di un popolo ricco di spirito che abbiamo visto avvenire nel nostro tempo può avere successo o può fallire, può essere piena di miserie e di atrocità. Questa rivoluzione però suscita nell’animo di tutti gli spettatori (che non sono personalmente coinvolti) una partecipazione che sfiora l’entusiasmo…”.

E in quelle -sempre addirittura- di Friedrich Hegel: “Quella fu dunque una magnifica aurora della mente. Tutti gli esseri pensanti condivisero il giubilo di quell’epoca. In quel momento, la mente degli uomini fu mossa da sentimenti più elevati; un brivido di entusiasmo spirituale percorse il mondo, come se l’umano e il divino si fossero riconciliati per la prima volta”.

E’ Slavoj Zizek a citare i due filosofi in un bell’articolo sull’Internazionale in edicola, n.770. E scrive: “L’elezione di Obama ha suscitato tanto entusiasmo non perché, contro ogni probabilità. si è verificata, ma perché ha dimostrato che poteva succedere davvero. Lo stesso discorso vale per tutti o grandi momenti di rottura della storia, tra cui la caduta del muro di Berlino: tutti sapevamo quanto erano corrotti e inefficienti i regimi comunisti, ma nessuno riusciva a immaginare che potessero crollare. Eravamo vittime del pragmatismo dei cinici… Ricordate quando Gorbaciov lanciò gli slogan della glasnost e della perestrojka? Non importa quanto ci credesse veramente, il punto è che scatenò una valanga che avrebbe cambiato il mondo. Le parole non sono mai solo parole: hanno un gran peso e definiscono i confini entro cui possiamo muoverci. Obama ha già dimostrato una straordinaria capacità di spostare in avanti i limiti di quello che si può dire… Qualunque cosa succeda, Obama rimarrà un segno di speranza in tempi per altri versi bui: la dimostrazione che i cinici e i realisti, di destra o di sinistra, non sempre hanno ragione”.

Corpo-anima, Politica Novembre 15, 2008

GOSPEL

pubblicato su Io Donna-Corriere della Sera il 15 novembre 2008

Non penso a Obama come al primo presidente nero. Obama è il primo presidente né bianco né nero. E’ il simbolo della fine delle razze. Che sia per metà nero conta, credo, soprattutto negli Stati Uniti, dove la questione è tutt’altro che archiviata: e che Dio lo assista contro ogni fanatismo. Ma in una prospettiva globale Barack rappresenta un passo avanti nell’evoluzione umana. E non solo per il suo meticciato, che è certamente il destino genetico della nostra specie, ma per la qualità del suo carisma.
Quello che gran parte della gente vede in Obama è il suo spirito. Un’energia luminosa che rende trasparente la sua pelle e irrilevante il suo colore. E’ la stessa cosa che, aguzzando lo sguardo, riconosciamo come verità in tutte le relazioni umane autentiche: un venir meno dell’involucro, del sembiante, del ruolo, dell’apparenza, che permette all’energia di passare. Non è semplicemente che Barack non è bianco, o che è un po’ nero. Magari stiamo prendendo tutti una solenne cantonata, ma in lui vediamo un plus di spirito, un passo avanti evolutivo in direzione dello spirito. Ed è precisamente questo, il compito dell’uomo: muoversi in direzione dello spirito, all’avanguardia del moto dell’universo.
Non siamo che energia, lo spiega anche la fisica. E lo spirito, o chiamatelo come volete, è la forma di energia più pura. Non siamo che note luminose, con il compito evolutivo di liberare la nostra risonanza. Il mondo non si divide tra bianchi e neri, ma tra chi agisce in conformità a questo movimento universale, vi prende parte, lo asseconda e lo promuove, realizzando il Logos –che poi significa relazione, e quindi pace, e quindi amore- e chi vi si oppone. Si tratta di convincerli uno a uno, con pazienza, questi che si oppongono, a cedere al bene.
Non so se Obama sarà davvero un passo avanti verso il bene. So che è quello che gli domandiamo in tanti: si rivelerà all’altezza? E quanto tempo ci metterà, questa commovente onda americana, a raggiungerci? La solita traversata di 4-5 anni? (anche se lo tsunami di Wall Street è arrivato subito…). Speriamo meno. Oggi c’è il web, va tutto così veloce. Lo Spirito Santo, poi, è una vera scheggia.

P.S. E poi, ultim’ora, il fatto che mentre qui ci stiamo scannando per il neopresidente della Commissione di vigilanza Rai, che sarebbe di sinistra ma piace alla destra, o che è di destra e milita nelle file della sinistra, o che semplicemente è uno che, adesso che è finalmente riuscito a sedersi su una poltrona, col cavolo che la molla; ecco, il fatto che mentre da noi capitano cose così, il presidente Barack Obama chiami la sua ex antagonista Hillary Clinton a ricoprire la carica di segretario di stato, mantenendo la promessa di “portare nel governo i suoi oppositori”, è proprio un’ottima notizia. A conferma di cui sopra.

Politica Novembre 11, 2008

NON A MIO NOME

Un po’ troppa violenza, ieri, da queste parti, nell’animato dibattito su Carla Bruni-Francesco Cossiga. Chi si porta dentro il cattivo sentimento fa male a se stesso e agli altri. Togliere di mezzo il mostro, a partire da sé, senza indugio.

Ecco un bellissimo esempio di comunicazione non violenta: se non sei d’accordo, dillo gentilmente, e spostati. Se uno parla a tuo nome e dice cose che non ti piacciono, dillo. E’ quello che ho cercato di fare ieri, due post qui sotto.

Tanti, ad esempio, non hanno preso affatto come una battuta le imbarazzanti esternazioni del presidente Berlusconi, e molto gentilmente lo dicono. “I am italian, and Silvio Berlusconi is not speaking in my name”. E’ un’onda sul web.

Vedi http://notspeakinginmyname.com. Idea riproducibile ad libitum.

Politica, Senza categoria Novembre 9, 2008

ANCORA LUI

Carla Bruni (Lapress)

Carla Bruni (Lapress)

Carla Bruni Sarkozy esprime a “Le Journal du Dimanche” alcune opinioni perfettamente condivisibili. Dice che la battuta di Berlusconi su Obama non gli è piaciuta affatto. Dice che spesso si sente “molto felice di essere diventata francese”. Racconta di quando, una quindicina di anni fa, si è trovata con Naomi Campbell nel South Carolina per un servizio fotografico, “e abbiamo sempre pranzato nella nostra roulotte, anche se lì vicino c’era un buon ristorante. Naomi non l’avrebbero mai fatta entrare, perché di pelle nera. Veder vincere Obama è stata quindi una gioia immensa”. Aggiunge che “il potere ha spesso avuto la stessa testa, uomini bianchi e piuttosto vecchi (vedi due post sopra, ndr). Le abitudini, alla fine, diventano una sclerosi… Mio marito non è Obama. Ma i francesi hanno votato per il figlio di un immigrato ungherese, il cui padre ha un accento, la cui madre è di origine ebrea, e ha sempre rivendicato di essere un po’ un francese venuto da altrove”.

Risponde (ancora lui) il senatore Cossiga, bianco e decisamente anziano, e negli ultimi tempi loquace in

Francesco Cossiga

Francesco Cossiga

modo imbarazzante, rischiando l’incidente diplomatico: ”Anche noi italiani siamo ben lieti che Carla Bruni non sia piu’ italiana, anzi siamo addirittura felici! Ma chissa’ che un giorno Carla Bruni’ non sia costretta dalla sua burrascosa vita a richiedere la cittadinanza italiana!”.

Noi italiani chi? Chi ha mai autorizzato il senatore Cossiga, legittimato come tutti a esprimere le proprie pur incresciose opinioni, a parlare in rappresentanza di altri? La signora Sarkozy dice opportunamente “io”. E lo faccio anch’io. Per dire che “io”, italiana, non la penso affatto come lui, e non gli ho firmato alcuna delega in bianco. Io, italiana, sono molto preoccupata per le stupidaggini che va dicendo, lui e non solo lui, e dei danni che queste stupidaggini possono produrre al nostro paese. E anche a me personalmente: chi viaggia spesso per lavoro capisce bene quello che intendo.

Qui non è più garantito neppure il minimo buon senso.

Politica Novembre 8, 2008

FUJETEVENNE

Leggo su un librino di cui vi consiglio la lettura (AA VV, “La vita alla radice dell’economia”, Mag: sapete che ho questo pallino, di questi tempi) una riflessione di Maria Teresa Giacomazzi che mi rappresenta completamente, e in cui probabilmente anche voi vi ritroverete:

“Sentiamo sofferenza, quando il denaro viene dissipato e inutilizzato, utilizzato male, sperperato. Possibile che quando si tratta di soddisfazione del bisogno sociale, di una giusta remunerazione del lavoro, il denaro ci sia sempre a stento e poco, e poi lo ritroviamo inpiegato tutto da altre parti… Abbiamo l’urgenza politica di dirci dove va il denaro e come aprire una lotta su questo”.

Ecco, per esempio. Ho sentito che mentre la delegazione del Pd ha scelto un ristorante di Soho per seguire le elezioni presidenziali americane -mangiando e bevendo, I suppose-, quella del Pdl ha preferito un locale del Rockfeller Center, sempre con libagioni. A New York, è vero, era ora di cena, mentre qui, a Montemario o a Porta Venezia, avrebbero dovuto fare la veglia. Meno suggestivo, certo. Ma sarebbe stato esattamente lo stesso. Obama era a Chicago, e McCain a Phoenix: la diretta tv vista da Manhattan era uguale a quella di Cinisello Balsamo.

I tempi complicati come questi, e in prossimità di uno dei Natali più problematici degli utimi trent’anni, si vorrebbe almeno l’esempio. Ipocrita, per carità: non saranno quelle poche decine migliaia di euro a salvare il bilancio dello stato. Ma se quel viaggio negli Usa è stato a carico dei contribuenti, e poi per dire quelle tre cretinate che ho sentito in tv (“questa è una grande democrazia…”, “Obama è amato dalla gente” e altre raffinatissime analisi politiche), ecco, forse se ne poteva fare a meno.

Ma c’è speranza che questa gente cambi? Che assuma in prima persona il cambiamento, voglio dire, e che lo pratichi? Che dica: no, io me ne sto a casa, rinuncio a qualcuno dei miei privilegi, voglio vivere come gli altri cittadini di questo paese, condividerne condizioni e stato d’animo? Non si pretende l’integrità di Simone Weil, che lasciò gli studi e l’insegnamento e andò a lavorare in catena alla Renault per poter “parlare della causa operaia con cognizione di causa”. Basterebbe molto, ma molto meno. Ma nemmeno questo poco arriva.

C’è stata “La casta”, perfino il Papa raccomanda ai preti di non scialare. Ma i nostri rappresentanti eletti continuano esattamente come prima, con protervia. E anzi, si aumentano gli stipendi.

Ecco, sono tremendamente frustrata. Non volevo aprire l’ennesimo blog che parla di queste cose, la rete ne è piena zeppa, e comprensibilmente. Penso che l’unica cosa sia non attendersi più nulla di lì, e attendere invece felicemente alle proprie passioni e alle proprie relazioni, costruire in ogni momento della giornata il mondo che vorremmo e viverlo da subito. Tenere lontano di lì anche lo sguardo, svuotare di significato, con una disattenzione militante e non violenta, e forse perfino con la rinuncia al voto, una democrazia che non funziona più. Ma ci sono giorni in cui resto intrappolata nella rabbia. Vedo mio figlio e i suoi compagni, vedo la loro università minacciata, e il loro futuro così incerto, e mi viene da dirgli “Fujetevenne”. Scappate di qui, appena potete.

Politica Novembre 7, 2008

OBBLIGATI

Come si fa a non parlarne? Uno si sente obbligato. La cosa rimbalza da un blog all’altro. E quindi, ecco qui: “la sai l’ultima” del presidente Berlusconi? Che oltre a risolvere tutto con l’uso della forza -la protesta degli studenti, l’opposizione alla realizzazione di alcune opere pubbliche-, dà il la ai rapporti diplomatici con la nuova amministrazione Usa con una disgraziata e legaiola battuta da bocciofila sull'”abbronzatura” del presidente Obama.  A una cena, ieri sera, si diceva -c’erano anche alcuni suoi fiduciosi elettori- che bisognerebbe intentargli contro un’azione legale per i danni prodotti all’immagine già malconcia del nostro paese. Vi capita di leggere i giornali stranieri? Insieme alla spazzatura e alle peripezie politiche dell’onorevole Mussolini, negli ultimi anni le gaffe del presidente figurano tra gli argomenti più gettonati.

Ma è giusto, la domanda è questa, farsi dettare l’agenda, anche quella di un libero blog, da cretinate come queste? Non si finisce, in questo modo, per distogliersi da quello che conta davvero nelle nostre vite? E per perdere un’altra giornata e sprecare altre energie in un’indignazione che non porta da nessuna parte? Non sarebbe il caso, vi domando, di fare finta di nulla, e vivere da subito il mondo in cui ci piacerebbe essere, e parlare delle cose di cui ci piacerebbe parlare? Ovvero di vivere a prescindere da quella che pretende di chiamarsi “politica”?

esperienze, Politica Novembre 6, 2008

IMPOSSIBILITATI A SOGNARE

“They can, noi no”, mi scrive una lettrice. Un primo, immediato, paradossale effetto Obama è stato quello di farci sentire dannatamente in trappola. Mi dice un’amica: “Meglio un monolocale nel Bronx che qui, con tutte le mie comodità”. E la lettrice di prima: “… ieri non riuscivo a provare gioia, a condividere l’entusiasmo e la speranza. Non sono una persona cinica, ma quella fiducia piena di aspettativa era ed è lontana da me. Lontana dalla cassa integrazione dei colleghi decisa da uomini che si sentono di sinistra, ma hanno il cuore a destra, dalla scuola di mia figlia che non so come sarà, in una nazione dove il Presidente del Consiglio riesce ad essere all’altezza del più sgradevole folklore italico, piuttosto che esprimere una progettualità nell’interesse comune. L’opposizione latita e sembra non credere più al suo ruolo mentre, anche volendo, non riesco a trovare nessuno strumento non dico per combattere, ma almeno per protestare”.

Mi fa venire in mente quel fronte politico trasversale, di destra e di sinistra, che sta per glassare la Liguria con un’unica enorme colata di cemento: alberghi, porticcioli, villette a schiera, tutti d’accordo per il business colossale -ne parleremo presto- e sembra non ci sia modo di fermarli. Anche se non rappresentano più in alcun modo l’interesse pubblico, non c’è modo di levarseli di torno, qui rubasperanza. Un “tappo” che ci soffoca, e ci impedisce di sognare. “We would have a dream”, ci piacerebbe avere un sogno. Ma non ci riusciamo.

E invece sì, che ci riusciamo. C’è ancora un po’ da tribolare, ma guai ad attardarsi nella frustrazione, che è un sentimento terribile. Prendiamo quel po’ di bene che c’è nella nostra vita -c’è sempre, da qualche parte, di sicuro- e attacchiamoci saldamente, come alla zattera che ci porterà fuori di qui. Il sogno collettivo di cui disponiamo, oggi, è il desiderio che tutti abbiamo di poter sognare. E allora pratichiamolo, da subito! Facciamolo vivere in tutti i modi, da oggi. Siamo sognanti. Spalanchiamo gli orizzonti del possibile: “We can, too”.

Sentite la mia maestra, la mia piccola amica Etty Hillesum, che sulla rete del parco pubblico di Amsterdam legge per la prima volta l’avviso “proibito agli ebrei”. Ed ecco come si sposta velocemente dalla frustrazione e dalla rabbia: “Restano sempre parecchi posti in cui vivere nella gioia!”.

Politica, Senza categoria Novembre 4, 2008

WE CARE

Barack e il Dalai Lama

Barack e il Dalai Lama

Giornata storica, oggi. E se andasse come quasi tutti speriamo che vada -conoscete qualcuno che vi ha detto di fare il tifo per il vecchio soldato?- potrebbe essere ancora più storica. Anche molte di noi che la mattina leggiamo il giornale al contrario, cominciando dalle ultime pagine per ritrovarci più facilmente la nostra vita, oggi partiamo dalla prima. Perché ci pare che stavolta ci riguardi davvero.

Mi piacerebbe sapere che cosa vi aspettate da questo straordinario giro di boa. Cosa vi aspettate per voi, per le vostre singole vite, oltre la finzione della separazione tra pubblico e privato. Come ve lo immaginate, il vostro nuovo mondo. E se è giusto aspettarsi qualcosa, o invece stiamo dando troppa importanza a qualcosa -l’America, l’Occidente, la democrazia rappresentativa- che non è più al centro del mondo, né delle nostre vite.

Sperando che, se toccherà a lui, come pare, quel ragazzo non ci deluda.