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non violenza

Donne e Uomini, femminicidio, questione maschile Settembre 2, 2013

Forti contro i violenti: il diritto di reagire

Un giorno sento raccontare a Marisa Guarneri, presidente onoraria della Casa delle donne maltrattate di Milano, del caso paradossale di una donna che veniva malmenata dal marito in carrozzella: pur essendo fisicamente più valida, e quindi perfettamente in grado di difendersi dal suo aguzzino, non attivava la sua forza e stava lì a prenderle.

Poi, l’altro giorno leggo del presidente del Consiglio centrale islamico, Nicolas Blancho, un convertito all’Islam che nel corso di un dibattito politico alla tv svizzera DRS ha sostenuto che “picchiare una donna fa parte dei diritti dell’uomo” e ancora che  “picchiare le donne fa parte della libertà religiosa“. “Non devo fornire nessuna giustificazione” ha replicato i suoi interlocutori, che avevano reagito vivacemente perché non ho commesso nessun reato. Ognuno è libero di credere a quello che vuole, purché rispetti la legge”.

Riporto la vicenda su Facebook, con la frase: “perché non muori subito?”.

Tra i molti consensi, alcuni commenti esprimono rammarico per la mia uscita, fra cui questo: “Io ti seguo da lungo tempo, e scrivi delle ottime cose – non condivido alcuni aspetti delle tue riflessioni, ma gli obiettivi credo siano comuni. Non trovo nessuna ragione con la quale giustificare una antisessista e una femminista che augura la morte ad una persona che SENZA SE E SENZA MA dice una cosa inaccettabile… La società per cui tu ed io ci battiamo non è una società in cui le donne vivono libere e chi dice una cosa gravissima come questa viene ucciso. Sbaglio?”.

Io in verità non affatto ho invocato la pena di morte per questo orribile individuo, mi sono solo appellata a una giustizia cosmica. Inoltre il fatto che sia un’autorità dell’Islam per me non ha alcun significato: è un uomo perverso e violento, alle cui affermazioni ho sentito di reagire esprimendo il mio intenso desiderio che sparisca immediatamente dalla faccia della terra. Lui e quelli come lui.

Marisa Guarneri dice che ha sentito molte donne maltrattate esprimere questo desiderio:

“Perché lui non muore?”. Come a dire: così risolviamo tutti i problemi. Ma è raro che le reazioni vadano al di là delle esternazioni rabbiose. Quasi sempre le donne si lasciano maltrattare senza trovare e nemmeno cercare la forza per reagire. Come se avessero paura di passare dalla parte del torto, perché il mondo si aspetta da loro non violenza, mitezza, comprensione… E invece la reazione immediata a un primo maltrattamento potrebbe interrompere subito la catena di violenze”.

Che cosa intendi per “reazione”?

“Intendo che è come se le donne mancassero di una competenza rispetto al difendersi. E’ un tabù profondissimo e millenario, che le paralizza fisicamente e psichicamente e impedisce loro di reagire alla violenza. Via via si instaura un circolo vizioso: la donna maltrattata si debilita psichicamente e fisicamente, e la forza la perde del tutto”.

Non mi hai detto che cosa intendi per “reazione”…

“Anzitutto la sottrazione di sé. Non stare lì a prenderle. Andarsene. O esigere che non girino armi per casa. E comunque tenere conto del fatto che è pur sempre prevista la reazione per legittima difesa”.

Se tu aggredisci un animale, lui si difende, lotta, reagisce. Noi non ci consentiamo nemmeno il pensiero di farlo.

“Per prevenzione della violenza si intende andare a parlare nelle scuole. Attività utilissima, ma è prevenzione anche attrezzare psicologicamente le donne a un’autodifesa efficace. Perché si tratta anzitutto di rompere un tabù interiore, di disinnescare un freno a mano millenario che ti impedisce anche solo di pensare a una reazione. Anche per me non è facile parlarne. Ma è necessario entrare nel merito”.

Forse il tabù si incrinerebbe se provassimo a confrontarci sulle nostre fantasie reattive con un lavoro di autocoscienza. Ti dico le mie, un po’ “Kill Bill”: bande di “angels” che aspettano sotto casa il violento; armi paralizzanti distribuite alle donne a rischio, che mettano ko l’abusante per il tempo necessario…

“Quello che è certo, è importante parlarne, prima in ambito protetto e poi pubblicamente. Questo tabù –non sapersi difendere, non saper attivare tutta la forza necessaria- va fatto fuori”.

P.S.: un amico, sempre su Fb, interviene nel dibattito ricordando una dura riflessione di Hannah Arendt, suppongo tratta da “La banalità del male”: “E come tu hai appoggiato e messo in pratica una politica il cui senso era di non coabitare su questo pianeta con il popolo ebraico e con varie altre razze (quasi che tu e i tuoi superiori aveste il diritto di stabilire chi deve e chi non deve abitare la terra), noi riteniamo che nessuno, cioè nessun essere umano desideri coabitare con te. Per questo, e solo per questo, tu devi essere impiccato“. “Questo scriveva Arendt su Adolf Eichmann, dice l’amico, e per quanto mi riguarda dal punto di vista filosofico questo tizio è un Eichmann in sedicesimo che non ha ancora avuto occasione di fare vittime, ma la mentalità è quella”.

Come vedete, la discussione è assai complessa.

 

 

esperienze, Politica Ottobre 14, 2011

Novantanove a uno

Saranno forse duecentomila gli indignados che domani confluiranno a Roma per manifestare. Con ragioni sacrosante –il 99 per cento siamo noi! di Occupy Wall Street– e obiettivi politici che necessitano ancora di una messa a punto. Se il 99 per cento siamo noi, e l’1 per cento ci fa ballare, certamente questo 99 per cento saprà indicare obiettivi e programmi. Si deve avere fiducia in questo, e collaborare alla preparazione del prossimo futuro, guardando avanti. La piazza deve servire soprattutto a misurare questa capacità, a raccogliere umori, desideri, idee.

Ma occhio, ragazzi. C’è molto nervosismo in giro. Le ultime peripezie di un governo sull’orlo del default, 12 sbadigli inclusi, eccitano il desiderio di uno show down. Sarebbe rovinoso. Occhio a chi, da una parte e dall’altra, irresponsabilmente, spera in un sabato di guerriglia. Anche qui, siamo 99 a uno. E quell’uno va isolato fermamente, e senza tentennamenti. Armarsi di non-violenza, spargerla dappertutto intorno a sé. Credere fermamente nel fatto che lo scontro fisico non è la strada giusta, e dimostrarlo nelle parole e nei fatti. Portare conflitto e pace, che possono andare di pari passo. Mostrare tutta la forza che c’è nella responsabilità. Per questo sarebbe importante una grande partecipazione femminile.

Calma ragazzi. Fare di tutto perché la manifestazione di domani costituisca un oggettivo passo avanti in direzione del meglio.

AMARE GLI ALTRI, Donne e Uomini, esperienze, Politica Maggio 31, 2011

SOUVENIR DI UNA LOTTA

Ci svegliamo in una città nuova, stamattina, nata ieri sera in una festa meravigliosa a cui avrei voluto davvero invitarvi tutti. Ma è anche la città che conosco, è la città di quando ero bambina, e che mi mancava tanto. L’ho riconosciuta. Una città a cui la provvidenza ha dato il compito di moltiplicare i doni (laurà), di accogliere, meticcia continua, di correre con frenetica e stralunata allegria, di non dormire mai.

Sono così stravolta, stamattina, ma voglio dire in due parole quel che è stata, questa lotta.

Senza soldi: abbiamo avuto la prova che il desiderio può davvero tutto, e si fa beffe di quell’illusione che è il denaro. Nemmeno un centesimo dell’investimento dell’avversario, ed è bastato.

Senza odio: una piccola (piccola?) rivoluzione che, come ho già detto, ha fatto a meno della violenza, e si è fatta bastare l’ironia. Non c’è stato bisogno del sangue di nessuno.

Con i ragazzi: tantissimi, che hanno lavorato indefessamente, nativi digitali, che hanno convinto i più vecchi a stare in rete. Miti, la lezione del non odio ci è venuta soprattutto da loro. Ecco il tesoro che questa generazione silenziosa e gentile nascondeva, e ci ha offerto! E noi a loro, in cambio, abbiamo dimostrato che si può fare, che non ci si deve rassegnare perché le cose possono cambiare. Glielo dovevamo. Adesso è finalmente bello avere vent’anni.

Con le donne: che hanno dato una prima prova della forza del desiderio, capace di riempire le piazze del paese come vi ho detto, appunto. Senza organizzazione, senza soldi, senza potere. La prova generale di tutto questo l’hanno fatta loro.

Con la rete: senza il web tutto questo non sarebbe stato nemmeno lontanamente immaginabile.

Con la bellezza: lo vedete dalle immagini che trovate online. La bellezza, la luce, l’arancio radioso ci hanno nutrito e incoraggiato.

Con gratitudine: noi grati a Giuliano Pisapia, e anche a Stefano Boeri, a Valerio Onida e a Michele Sacerdoti, che si sono offerti generosamente come guide, e loro grati a noi. Ieri sera Giuliano Pisapia nel suo discorso “obamiano” ha detto “Sono il vostro sindaco. Sono il mio sindaco”. E ha ribadito: “Non lasciatemi solo. Ho bisogno di voi!”. Tutti abbiamo bisogno di tutti. Da soli non siamo nulla. La politica oggi si fonda su questo reciproco bisogno, è questo che potrà cambiarla.

La mia mamma: che ieri mi ha detto con quella semplicità abbagliante, quella vicinanza alla luce dei vecchi: “Il bene ce la fa sempre, hai visto. Ma ades gh’è de laurà, c’è da lavorare” . Ecco, tanto per cambiare!


Politica Novembre 11, 2008

NON A MIO NOME

Un po’ troppa violenza, ieri, da queste parti, nell’animato dibattito su Carla Bruni-Francesco Cossiga. Chi si porta dentro il cattivo sentimento fa male a se stesso e agli altri. Togliere di mezzo il mostro, a partire da sé, senza indugio.

Ecco un bellissimo esempio di comunicazione non violenta: se non sei d’accordo, dillo gentilmente, e spostati. Se uno parla a tuo nome e dice cose che non ti piacciono, dillo. E’ quello che ho cercato di fare ieri, due post qui sotto.

Tanti, ad esempio, non hanno preso affatto come una battuta le imbarazzanti esternazioni del presidente Berlusconi, e molto gentilmente lo dicono. “I am italian, and Silvio Berlusconi is not speaking in my name”. E’ un’onda sul web.

Vedi http://notspeakinginmyname.com. Idea riproducibile ad libitum.