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letizia moratti

Donne e Uomini, esperienze, Politica Luglio 20, 2011

Letizia sulla via di Damasco

L’altro giorno il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che impegna il Comune a garantire la presenza del 50 per cento di donne della società civile nei consigli d’amministrazione delle società controllate. Prima firmataria, Letizia Moratti, da sempre contraria alle quote e misogina tanto quanto Alemanno, con una sola donna nella sua giunta. “Il  prototipo della cosiddetta  “donna con le palle”, tanto cara all’iconografia di una destra pronta a fabbricare mostri, pur di non fare i conti con la differenza femminile“, scrive oggi il mio amico Ivan Berni su Repubblica.

Ricorderete anche la vicenda Expo, la lettera inviata in aprile al Bureau parigino da Lorella Zanardo e da me , per segnalare che i 42 nomi indicati per i 9 tavoli tematici, con Letizia Moratti Commissario Straordinario, erano tutti di uomini, con successiva pubblica rampogna da parte del segretario Loscertales.

Il sindaco Pisapia ha detto che Moratti copia il suo programma. E che comunque l’approvazione di un simile Odg non mette affatto in difficoltà la giunta. Non so che cosa stia macchinando Letizia. Certo, la sua misoginia le è costata cara, la sua incapacità di entrare in relazione con le donne della città ha comportato un prezzo salato. Forse sta solo dando una rinfrescata alla sua immagine affaticata da questa assurda resistenza al femminile, il suo e quello delle altre.

A me piace pensare che abbia capito, e che ci stia provando davvero. Una folgorazione sulla via di Damasco. Anche perché gli uomini, per cui lei è stata una pari -o uno strumento- finché tutto è andato bene, l’hanno rapidamente scaricata al minimo cambio di vento. Umberto Bossi, chic come sempre, aveva dichiarato: “L’avevo detto al Silvio che le donne non si portano in politica, ma da un’altra parte“.

L’ho incontrata per un dibattito tv un paio di giorni prima della sua sconfitta. Era stanca, stranita, sembrava sedata. Nella sua disperazione ho intravisto una ricerca di un contatto empatico con me, gli indizi di una tardiva consapevolezza. Può essere.

Prima o poi, alla prima “musata”, capita a tutte quelle che per sentirsi libere e forti cercano di dimenticare e di far dimenticare di essere nate donne.

 

 

Donne e Uomini, esperienze, Politica, TEMPI MODERNI Giugno 3, 2011

DA BERLUSCONES AD ARANCIONES

Quello che è capitato a Milano, spiegato soprattutto ai non-milanesi

Ok, Milano non è facile da capire. Ma bisogna proprio non capirla per niente se hai la faccia di presentarti alle 6 di pomeriggio di fronte a una piazza in festa, accaldata e arancione, per strillare “Abbiamo espugnato Milano”. “Espugnati questa m…a”, chiosa uno sotto il palco accanto a me. Qualcuno spieghi a Nichi Vendola –poi gliel’ha spiegato perfino Pisapia- che Milano non era una cittadella assediata.

Milano aveva scelto liberamente e con entusiasmo un’ipotesi politica, un modello, uno stile, un Cavaliere rampante figlio del suo grembo e intriso dei suoi umori, e aveva voluto anche la sua Cavalieressa, signora della migliore borghesia che migliore non ce n’è. Milan e Inter uniti nella lotta contro Roma statalista lontana mille miglia, i milanesi che si sentono più a casa a Columbus Circle o a Piccadilly Circus che a Via del Corso.

Milano tutta questa roba l’aveva fortemente voluta. E a un certo punto, con sobria determinazione, non l’ha voluta più. A farla breve, la storia è tutta qui.

La prima, forse la vera festa è stata la sera del 16 maggio, primo turno, al teatro Puccini, uno di quegli storici teatri milanesi scampato per un pelo alla riconversione in Zara o H&M, proprio in corso Buenos Aires, arteria commerciale tra le più importanti d’Europa. Lì si è visto che la gran parte dei sondaggisti dovrebbe cambiare mestiere. Contro ogni previsione –le più ottimistiche lo davano pari o un paio di posizioni sotto- l’avvocato Giuliano Pisapia aveva staccato di sette punti Letizia Moratti, sindaca uscente. Lì si è capito quasi tutto. E non tanto per l’ovvia folla di militanti che si accalcava festante nel teatro, nella galleria liberty d’ingresso e sul marciapiede antistante, e che esplodeva in ole a ogni nuova tornata di dati. Quello che stava capitando lo si capiva meglio da quelle auto strombazzanti, utilitarie e suv, professionisti con la ventiquattr’ore sul sedile di fianco, cravatta gioiosamente agitata fuori dal finestrino. Tecnicamente, esteticamente, berluscones. E lo spettacolo dei berluscones esultanti per lo schiaffo a Berlusconi diceva tutto quello che c’era da dire. Partite Iva, professionisti urbani, creativi, addetti finanziari che brindavano con un Ferrarino nei vagoni ristoranti delle Freccerosse di ritorno da Roma dopo aver appreso la notizia sul Blackberry e sull’iPhone, ecco quello che stava capitando.

Si può anche mettere in termini di moderati o non moderati, cattolici e terzopolisti, o addirittura destra e sinistra, ma quell’immagine lo spiega meglio di tutto.

Era così, del resto, che era cominciata, e così stava andando a finire. La borghesia e i ceti medi produttivi non ne potevano più e si agitavano da tempo in cerca di una soluzione. I profili dei 4 candidati alle primarie la dicevano lunga.

Giuliano Pisapia, il primo a scendere in campo, ibrido tra la politica e le professioni. Stefano Boeri, architetto blasonato ma figlio di gente fortissimamente engagé, Cini, nota designer, e Renato, comandante partigiano e grande medico sociale. Uno che la politica l’aveva fatto da ragazzo e poi, come tanti, l’aveva mollata tentando il travaso della passione civile nel mestiere. Valerio Onida, già presidente della Corte Costituzionale, scaricato dal Pd e capace di una rivincita di un certo successo. Il fisico ambientalista Michele Sacerdoti. Nemmeno una donna, peccato, in questo quartetto chiamato in campo da un fermento microfisico. Leggi: la città non va, non è amministrata, è sporca, inquinata, incocainata, infelice, lavorare e produrre diventa sempre più difficile, la burocrazia è soffocante, continuiamo a perdere colpi rispetto alle altre grandi metropoli europee, non c’è strategia, non c’è visione, i giovani sono costretti a fuggire.

Tutta gente che conosce il mondo, che va in giornata a Parigi, a Londra, a Berlino e a Barcellona –ma basterebbe anche Torino- poi torna la sera e mentre fa la fila di un chilometro ai tassì dell’aeroporto rimugina: “Perché loro sì e noi no?”. Come mai, per dirne una, questa città produce ed esporta bellezza nel mondo e non riesce a trattenerne neanche un po’? Perché i nostri bei palazzi ottocenteschi e Liberty deturpati da orribili recuperi di sottotetti geometra-style? Perché siamo costretti a scappare il venerdì sera a far respirare i bambini, sempre malati di bronchi? Decine di migliaia di macchine –provate a prendere la Milano laghi alle sette e mezzo del mattino-, una fiumana sgasante in ingresso con un solo passeggero a bordo non essendoci altro modo di venire a lavorare in città. Perché tanti luoghi cittadini, piazza XXV Aprile, porta di Brera, e la Darsena, sventrati da anni per farne parcheggi attira-auto? Perché tanta gente nata qui, soprattutto ragazzi e giovani coppie, costretta a sfollare nell’hinterland causa caro-affitti, con tutte le case vuote che ci sono? Perché la cultura muore? Perché le nostre scuole civiche, orgoglio municipale, sono state chiuse?

Se poi mentre sei lì e il tassì non arriva –essendo che la sindaca non smolla altre licenze per non irritare la lobby dei tassisti- ti torna in mente che per tutta la giornata hai dovuto dare spiegazioni sul bunga-bunga e sulle cazzate internazionali del premier ai tuoi colleghi parigini o berlinesi, se hai parlato a un convegno, come per esempio è capitato a me all’università di Barcellona, e per buona parte del tempo ti è toccato assicurare che le italiane non sono affatto tutte troie, che non tutte le ragazze vogliono diventare veline e favorite del sultano, che un conto è la rappresentazione che delle donne viene data da quella stramaledetta tv, un altro è la realtà, be’ non è difficile capire che il pieno è fatto.

C’è molto da dire sulla parte che le donne hanno avuto in questa storia. Ma prima voglio dire questo: com’è che Berlusconi e Bossi non hanno capito? Allora è proprio vero che quando uno da Milano va a Roma perde la trebisonda e si sconnette. Com’è che hanno perso totalmente il polso della città, e non hanno percepito che Moratti era una candidata non debole ma debolissima, detestata dalla Lega e anche da molta parte del Pdl, e che il malcontento montava in modo irresistibile ed esponenziale?

A un certo punto molti si erano fatti l’idea che al suo posto sarebbe stato candidato Roberto Maroni, tanto per dirne uno. Lo stupore è stato grande quando invece si è capito che la scelta sarebbe caduta nuovamente su di lei. Spiegano che non si poteva dire di no ai Moratti, con particolare riferimento al dovizioso supporto di Gianmarco alla candidatura della moglie. Una marea di milioni bruciati come in una tremenda sessione di borsa: anche questo ha infastidito, in un momento di sobrietà obbligatoria, ha ricordato le consulenze d’oro elargite dalla sindaca a personaggi improbabili e contestate dalla Corte dei Conti. Ecco: prendete tutto questo e shakeratelo con quella che in tutta tranquillità si potrebbe definire “questione morale”, le vicende di Arcore, la nipote di Mubarak, mesi di sconcezze e di balle spaziali che hanno paralizzato il dibattito politico e l’azione di un governo già in sé poco attivo. Una città poco propensa all’esibizione che si ritrova al centro di un megagossip internazionale con centinaia di troupe televisive piazzate in permanenza fuori da Palazzo di Giustizia. Prendete tutto questo, e il design della sconfitta si profila chiaramente.

Come hanno fatto Berlusconi e Bossi a dimenticare che la gente di questa città è sobria e misurata, capace di apprezzare l’estro e perfino una certa follia cabarettistica ma poco incline alle ostentazioni, gente che esce volentieri dalle righe ma ci rientra rapidamente: alle otto del 31 maggio, dopo una notte di festa, eravamo tutti calvinisticamente a laurà. Gente che ha in orrore la volgarità, capace di ingoiare molti rospi, come una moglie saggia e paziente che però a un certo punto ti presenta il conto e allora, come si dice qui, non ce n’è più per nessuno. Come hanno fatto a non sentire questo ardente desiderio di tornare a un minimo buon senso, ai fondamentali dell’esistenza: famiglia, lavoro, casa, salute, back to the basic, altro che tv, escort e Lele Mora. Ornella Vanoni per Letizia raccatta 38 voti, leggi: è meglio che canti, qui serve gente seria. Ascoltare Radio Padania avrebbe aiutato –detto tra parentesi, il Trota Bossi consigliere regionale non è stato mai mandato giù-. Ma bastava annusare nell’aria.

Incontro la sindaca per un dibattito tv poco prima del ballottaggio. E’ elegante, composta, spaesata. Sembra crederci ancora. Maschera perfettamente i suoi sentimenti. Dalla sua bocca escono cose inaudite: i campi rom “azzerati”, genere soluzione finale, gli zingari “liberi” in città –dovremmo imprigionarli?-, la moschea che va garantita da una specie di concordato con “uno stato islamico” –quale? l’Iran?-. Un’insipienza e un estremismo verbale che stonano con le fibbie argento delle sue Roger Vivier e che provocano la reazione della Chiesa ambrosiana e dei volontari dell’accoglienza.

Malgré moi l’empatia scatta, non posso farci niente: è una donna, sta sbagliando tutto, e l’hanno scaricata. Le telefonano che pure Gigi D’Alessio ha dato forfait e non canterà al concertone di chiusura campagna. Lei non si scompone. Sembra sedata. Vuole parlare di donne, mi dice. E’ stato uno dei suoi più colossali errori: una sola donna in giunta, Mariolina Moioli, pochissime ingaggiate per Expo –il Bureau parigino è costretto a richiamarla- nessun legame con la vitalissima e sempre più forte società femminile milanese. Signore che, tra le altre cose, hanno anche i dané.

Moratti è una di quelle donne a cui non piace affatto esserlo: si vede dalle sue tristi longuette, dal fatto che si sente potente e libera non perché è una donna, ma nonostante questo. Appare a tutte come un infelice ostaggio dei poteri forti e degli uomini. Promette meraviglie, adesso. Vuole imbarcare un bel po’ di compagne d’avventura, forse ha capito davvero. Troppo tardi. La sua lontananza dalle donne e dal loro linguaggio è il nucleo ghiacciato della sua algidity.

Di Michael Bloomberg, sindaco di NYC e 17mo nella classifica Forbes degli uomini più ricchi del mondo, si favoleggia che ogni mattina prenda il metrò dalla sua casa nell’Upper East Side fino al municipio per non perdere il polso della città. Forse è una balla, ma il metodo è buono.

Se Mrs Auto Blu Moratti l’avesse preso più di quella decina di volte in 5 anni, se non fosse andata in periferia come una sussiegosa signora che va far visita alla cameriera, avrebbe scoperto tra l’altro: a) che quella che per lei è la periferia per definizione, via Padova, da mortificare con i coprifuochi, sta a 3 fermate dal Quadrilatero; b) che gli “stranieri” magari mangiano un po’ troppo aglio, ma sono portatori di quella grande risorsa detta desiderio che secondo Giuseppe De Rita è proprio ciò che manca al Paese; c) che un’ordinaria mamma con passeggino, in mancanza di comunissimi scivoli, non può prendere il metrò e deve per forza muoversi in macchina: ne ho aiutata una giusto l’altro giorno, “tu tira su il carrozzino da dietro che io te lo sollevo davanti”.

Il 13 febbraio femminista Letizia Moratti l’ha proprio ignorato. Ora, una poteva essere d’accordo o non d’accordo, ma tutte quelle donne furibonde sono le tue cittadine, tu devi ascoltarle, metterti in qualche relazione con loro, parlarci. Quel moto di dignidad, sentimento sia pure ambiguo che sta traversando l’Europa, onda lunga delle rivolte che hanno scosso il Mediterraneo sud e che arriva indebolita a lambire le coste nord, nel nostro paese si è espresso anzitutto in queste piazze di donne, esacerbate dal machismo della politica italiana in generale, e da quello del premier Berlusconi in particolare.

L’avrai gradito o no, ma non puoi non tenerne conto. Molti milanesi, anche maschi, dicono di aver trovato in quel 13 febbraio la motivazione, l’energia e il mood che hanno alimentato il ribaltone del 30 maggio. Quel che è certo, non si poteva fingere che non fosse capitato. Non ci si poteva crogiolare nell’illusione dell’invincibilità. Non si poteva continuare a trattare le donne come minori da blandire.

In piena campagna, quando la debacle è ancora lontana, lo staff della sindaca mette in piedi una cena per mille donne all’hotel Marriott, impiegate e commesse precettate ed eccitate dall’invito al seratone vip: sembra quasi di essere in tv. Telefonata regolamentare del premier barzellettiere a metà cena, il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani che torna sul topos delle belle tope di destra, altro che le cesse di sinistra, reiterato poche ore dopo dal ministro Ignazio La Russa. Letizia Moratti non fa un plissé e mimimizza: “Battute”. Che però nel living del suo superattico non sarebbero certamente ammesse. E’ campagna elettorale anche questa: se sei veramente gnocca stai per forza a destra. E invece le donne, le gnocche e le meno gnocche, hanno portato il loro peso a sinistra. Decisive nella vittoria di Pisapia, attivissime nella campagna per le primarie e per l’elezione del sindaco, pazienti e determinate nel contrattare e strappare quel 50/50 che tutte le nuove giunte del centrosinistra hanno garantito, rebound inevitabile della politica supermacha –qualcuno davvero credeva che si sarebbe potuto continuare così?- e delle amichette piazzate nelle istituzioni rappresentative.

Ma la debacle assoluta è tra i giovani: tra i 18 e i 24 è un plebiscito per Pisapia. Guardatevi online l’incredibile show di una premiazione sportiva all’Arena, pochi giorni prima del voto. Ragazzini delle medie, 12-13 anni, che spontaneamente, come se fosse scontato, il massimo dell’up to date, di fronte alla sindaca cominciano a scandire “Pi-sa-pia! Pi-sa-pia!”. I prof imbarazzatissimi e il sorriso pietrificato di Moratti. La stanno condannando a morte. Le stanno dicendo: tu e i tuoi e la vostra tv siete il vecchio, roba da buttare, non siete smart, non capite niente. Pisapia probabilmente non l’hanno mai visto, ma è un dettaglio. Il fatto non è che lui vinca, ma che la Moratti perda. L’analisi del voto conferma: per la sindaca votano i più vecchi e i meno scolarizzati. La cosa vibra nell’aria, le antenne dei ragazzini captano e restituiscono.

I giovani hanno anche lavorato sodo per la vittoria del centrosinistra. Come per Zedda a Cagliari e per De Magistris a Napoli, anche per lo staff di Pisapia si è trattato di un contributo decisivo. Hanno lavorato gratis, portando in dote tutto il loro know how di nativi digitali –senza la rete questa svolta sarebbe stata impensabile-, la loro velocità, i flash mob, la naturalezza nel fare squadra: l’individuo per loro non esiste, la rete non è solo il medium, è il messaggio. L’altro pezzo della dote è stato la non-violenza, il non-odio. Questa dei figli dei baby boomer è una generazione innocente e quieta, che ha avuto la fortuna di non conoscere il male. L’etica e l’estetica resistenziale, che hanno nutrito l’immaginario militante della nostra generazione, si è esaurito. Noi occhiuti, sempre all’erta, alla ricerca di nemici, e questi che non lottano neanche contro i loro genitori. Non capivamo che cosa fossero, e qui si è visto: post-antagonismo, non-violenza, non-individualismo e rete, è questo a comporre la cifra. Oltre a un forte europeismo. Risposte virali e interstiziali, il nuovo che prende forma in micro-pratiche quotidiane, infinitesime, reticolari, subliminali. Un linguaggio più femminile che maschile. Yin, si potrebbe dire. E finché lo dico io, niente di nuovo. Fa tutt’altro effetto se a dirlo è Piero Bassetti: classe 1928, imprenditore, ex-olimpionico (staffetta 4X100) ed ex-politico Dc, primo governatore della Regione Lombardia, fondatore di quel Gruppo 51 (per cento) che nella contesa elettorale ha rappresentato il supporto a Pisapia da parte della cosiddetta “borghesia illuminata” milanese, e che oggi rivendica un ruolo decisivo in questa svolta. “La forza di Pisapia è una forza yin”.

Ecco. Se non si capisce tutto questo, non si capisce che cosa sta capitando a Milano.

Donne e Uomini, Politica Maggio 26, 2011

SCARICATA

Forse l’unico che si sta comportando da gentiluomo con Letizia Moratti è proprio il suo competitor Giuliano Pisapia. Che non si nega a una stretta di mano, anche se nessuno potrebbe biasimarlo se si sottraesse.

Si vede un bel po’ di gente, in quest’ultimo scorcio di campagna elettorale, saltare sul carro di quello che potrebbe essere il vincitore: segnale che vale più di mille sondaggi. Quanto agli alleati della signora Moratti, il governatore Roberto Formigoni invita doverosamente a votarla, dicendo che è meglio la sua padella che la brace di Pisapia. Il leghista Matteo Salvini dice che chiunque verrà eletto sarà anche il suo sindaco, affermazione pleonastica per il futuro prossimo, ma significativa per il presente. Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti sostiene che al sindaco uscente è andata già di culo con quel 41 per cento al primo turno, che non la voleva nessuno, il fatto è che si chiama Moratti, come si poteva fare? Umberto Bossi le tira le orecchie e le dà buca a un’iniziativa. E infine ieri sera a Porta a Porta il premier Silvio Berlusconi, oltre a dare con il consueto garbo della “gente senza cervello” a tutti quei milanesi, più della metà, che hanno votato Pisapia, assesta l’uppercut scrollandosi vigorosamente Moratti di dosso, dicendo che è una candidata debole, e facendo capire che il governo non andrà in nessun modo a fondo con lei.

Quasi in contemporanea a Linea Notte su Rai Tre, in un confronto con Stefano Boeri la signora Moratti annaspa, si contraddice, dà segni di grande fatica fisica e psicologica. Fossi in lei, essendo data per sconfitta, mi concederei un’uscita alla grande, togliendomi tutti i sassolini che posso dalle scarpe. Magari dicendo che sì, probabilmente lei non è una candidata così forte, ma che sfiderebbe chiunque a farcela, avendo dovuto correre zavorrata dalla presenza ingombrante di questo vecchio uomo senza il senso del limite, che ogni lunedì di campagna ha dovuto presentarsi in tribunale, a cui la maggioranza dei milanesi, stanchi della sua inefficacia, della perdita di buon senso e di misura e dai deliri di onnipotenza, e soprattutto le milanesi, umiliate dal suo disprezzo e dai suoi priapismi, hanno presentato il conto.

Prima o poi doveva capitare. Letizia si tolga la soddisfazione, lasci perdere Zingaropoli e tutte le volgarità che è stata costretta a dire, e metta in piedi un gran finale degno.

Donne e Uomini, Politica Maggio 25, 2011

PENSIERI BIPARTISAN: UN PROSINDACO E…

Due o tre temi che pongo alla vostra attenzione stamattina (stiamo sempre parlando di ballottaggio, portate pazienza), e li pongo in chiave bipartisan.

a) giustamente l’ex sindaco Tognoli dice che il vero omissis di questa infuocata campagna è la Grande Milano, l’area metropolitana, e che una visione strettamente municipale delle questioni è miope e fuori dal tempo. E infatti, io credo che oltre a un vicesindaco/a ci vorrebbe una prosindaca/o con delega all’area metropolitana. Che poi vuole dire soprattutto il tema dei trasporti, del lavoro, delle infrastrutture e dell’ambiente.

b) Giuliano Pisapia ha garantito una giunta 50/50 a ogni livello (assessorati, enti, municipalizzate, partecipate, eccetera). Sono un sacco di posti, e ci vogliono un sacco di donne. Letizia Moratti non si è pronunciata in questo senso, e purtroppo nel centrodestra c’è solo una donna eletta, l’assessora uscente Mariolina Moioli, contro il 30 e rotti per cento del centrosinistra: domani sera incontrerò Moratti in un dibattito a Telelombardia e le chiederò. In ogni modo, suggerisco a entrambi candidati di dare un’occhiata all’elenco di curricula femminili eccellenti raccolti dalla Fondazione Marisa Bellisario: almeno 300 sono di milanesi.

c) intendiamoci sulla nozione di merito, e non siamo restrittivi: merito non equivale al numero di master totalizzati. Ci sono persone di grande competenza, generosità e passione che si sono fermate alla terza media. Uno o una può essere un illuminato senza avere nemmeno il diploma.

Donne e Uomini, Politica, tv Maggio 24, 2011

MOSCHEE-BOMBONIERA


Basta! Non è più tollerabile che metà dei dibattiti tv su Milano al ballottaggio siano sulla moschea e sui campi rom! Qualunque cosa si pensi a riguardo, sono temi che occupano l’1 per mille dei pensieri dei milanesi. I milanesi, di destra e di sinistra, cattolici e laici, moderati ed estremisti, donne e uomini, vecchi e giovani, condividono tutti ben altre preoccupazioni. E’ su ben altri temi che gli imprenditori della paura devono fare il loro  sporco lavoro.

Ieri sera ho preso parte a un dibattito a Telelombardia, con Piero Fassino, Roberto Formigoni, Matteo Salvini, e Rosi Bindi ed Emma Bonino in videocollegamento. Matteo Salvini, leghista simpatico e con l’orecchino che aspira al posto di vicesindaco, è arrivato al punto di dire che mentre Pisapia vuole costruire una moschea “enorme”, Letizia Moratti pensa a “moschee-bomboniera”!

Vi prego tutti, la vita dei cittadini è una cosa seria! Che diano almeno l’impressione di occuparsene. I milanesi non hanno paura della moschea, grande o piccola che sia, come non ne hanno paura i parigini e i romani: Giovanni Paolo II si diede personalmente da fare perché il comune di Roma trovasse un terreno adatto a costruire la moschea disegnata da Paolo Portoghesi. I milanesi hanno paura di continuare ad ammalarsi perché non si trova una soluzione ai problemi ambientali e di traffico, hanno paura che i loro figli debbano andarsene perché qui non trovano lavoro né una casa a costi sostenibili, che debbano rinunciare a farsi la loro famiglia, hanno paura di dover continuare a vivere nella solitudine, in una città incocainata, afflitta da passioni tristi, vecchia e inospitale, da cui il sabato chi può scappa per dare ossigeno ad anima e corpo. Hanno paura di vivere in una città culturalmente insignificante, dove non si può neanche passeggiare in pace, dove l’unico gesto che ti è consentito è mettere mano al portafogli per comprare, dove i dané -e la mancanza di dané- sono tutto.

Basta! E basta con i dibattiti fra soli uomini. Lasciate che il buon senso femminile irrompa!

Donne e Uomini, Politica Maggio 22, 2011

ANTICRISTI E ALTRE STR…ATE

Certo che quando si arriva al punto di dare all’avversario politico dell’Anticristo (il blog del settimanale ciellino Tempi, parlando di Pisapia), uno o una può pensare di averle viste tutte. Conosco Luigi Amicone, direttore del settimanale, è anche un uomo spiritoso, sono sicura che la cosa è sfuggita al suo controllo. Purtroppo, come la storia recente insegna, alle parole violente seguono spesso fatti violenti: se qualcuno indica una persona come l’Anticristo, qualcun altro può ritenere cosa buona e giusta cospargerla di benzina e darle fuoco.

Quindi ora basta. Questa campagna feroce non somiglia affatto alla mia città, tradita da questi modi e da questi toni. Niente odio, e tutto lo spazio possibile al conflitto e alla dialettica civile sulle cose e sui programmi. Chiedere per esempio al centrodestra come è possibile tutta questa munificenza in extremis, multe condonate, abolizione ecopass e parcheggi gratis per i residenti, a fronte di un bilancio comunale così gravemente affaticato, e in un contesto nazionale che preoccupa Standard & Poor’s. Magari ricordare che fu lo stesso beato Giovanni Paolo II a invitare il comune di Roma a offrire il terreno per la costruzione della grande moschea di Paolo Portoghesi, e dunque se ne costruissimo una a Milano avremmo certamente la sua benedizione. Chiedere al centrosinistra di sgombrare definitivamente il campo da quest’idea delle baracche rom sparse per la città: come ho già scritto in questo blog, ( http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2010/09/28/rom-in-centro/) invece di pensare ai campi e agli sgomberi, vediamo di sgomberare il campo della politica da un problema, quello dei rom, che nella vita dei cittadini pesa infinitamente meno di quello della salute e dell’inquinamento ambientale, del lavoro e della casa. Liberiamoci da questi schemi di gioco.

E in questo rush finale diamo volti precisi alle due proposte contrapposte: chi c’è nella squadra di uno e in quella dell’altra. Per i milanesi è molto importante, ed è molto importante avere garanzie del fatto che la ricchezza della nostra società civile potrà irrompere nei luoghi di governo della città, che le relazioni tra una politica asfittica e una realtà sociale piena di desideri, di fermento e di talenti saranno in ogni modo favorite. Almeno due o tre nomi, che facciano vedere subito la nuova Milano.

Queste non sono state elezioni come le altre. La città si è mobilitata intensamente e capillarmente, la partecipazione è stata fortissima. sarebbe grottesco che tutta questa energia, comunque vada a finire la partita, tornasse a immiserirsi nell’imbuto delle scelte meramente e classicamente partitocratiche.

Aria, lì dentro, energie nuove, Big Society!

Donne e Uomini, Politica Maggio 19, 2011

DOMANDE SCORRETTE

Che cosa ci fanno qui insieme Philip Roth e Letizia Moratti? Semplice, mi hanno ispirato due domande suggestive.

Premessa: ieri lo scrittore Philip Roth, per me il più grande tra i viventi, ha vinto il premio Booker alla carriera. Carmen Callil, giurata editrice femminista, si è clamorosamente dissociata dalla decisione del panel, dicendo che non è un vero scrittore (in realtà, per chi conosce Roth, e spero siano in tanti, qui, è per quello che molto grossolanamente potremmo chiamare il suo maschilismo).

Prima domanda: come mai sono femminista e amo Philip Roth?

Seconda domanda: c’è misoginia in azione, contro Letizia Moratti? C’è contro di lei un accanimento nel giudizio, riconducibile al fatto che è donna?

Che cosa ne dite?

Donne e Uomini, esperienze, Politica Maggio 18, 2011

COSE ARANCIONI

L’arancio è un bellissimo colore, è anche liturgico, come sappiamo, e la scelta non è casuale.

ARANCIO PER TUTTI In linea con quanto scrivevo ieri, c’era un umore della città che aspettava soltanto le parole per dirsi e rivelarsi. Lo dico soprattutto per chi legge da fuori: c’è un fermento reale, per le strade, nei negozi, una partecipazione intensissima alla campagna per il ballottaggio. Tutti guardano al 29 maggio -che è anche il giorno del mio compleanno, acc…- come al giorno della rinascita, della fuoruscita dal tunnel della tristezza, dell’inefficienza, delle solitudini. Vai in banca e agli sportelli ti dicono: “Ancora due settimane!”. Il messo del comune -maledetto- che arriva a portarmi una multa, la butta lì: “Ringrazi la sciura Moratti. E poi salutiamola”. Dov’erano, finora? C’erano, e soffrivano silenziosamente. Si deve dare un modo a questa gente di significare la sua partecipazione con un segno: sciarpe, magliette, camicie arancio, un drappo arancione alla finestra, un palloncino, qualcosa. L’idea potrebbe essere lanciata all’appuntamento di stasera al teatro Smeraldo.

CENTRODESTRA SUPERMACHO Anche per il fatto che abbiamo lottato tanto, Giuliano Pisapia ribadisce l’intenzione di mantenere la sua promessa di una squadra 50/50. In Consiglio non è andata benissimo. Il centrosinistra porta una decina di donne -complimenti a tutte, a proposito, in particolare a Mariagrazia Guida, Marilisa D’Amico, Paola Bocci, con cui c’è amicizia e condivisione, ma anche ad Anita Sonego, a Daniela Benelli, a Carmela Rozza, la  più votata, che giustamente manifesta esplicitamente a sua intenzione di protagonismo politico, e a tutte, e un abbraccio di incoraggiamento a quelle che non ce l’hanno fatta, Rosaria Iardino, Milly Moratti, e anche Barbara Ciabò di Fli, queen maker di Affittopoli), mentre il centrodestra elegge solo Mariolina Moioli: nessuna eletta nel Pdl, nessuna per la Lega, così come non ci sono donne nei tavoli Expo. Si conferma e si aggrava il paradosso Moratti, sindaca donna non-amica delle donne, con le quali non ha saputo stringere alcune legame, nemmeno difenderle dalle volgarità dei suoi sodali. E la sta pagando caramente. La maggioranza delle donne ha scelto Pisapia: sembra un paradosso, ma non lo è affatto. Meglio uomini come lui e come Stefano Boeri (bravo Stefano,  splendido exploit, quasi 13 mila preferenze, il più votato dopo Berlusconi), che si sono messi in ascolto e in legame con le donne, di una donna intrappolata nel potere maschile, con grande ed evidente infelicità a segnarle il viso, che si sente tanto più libera quanto più riesce a dimenticare e a far dimenticare di essere nata di sesso femminile, che in questo non vede un’opportunità ma un grave handicap. E’ in gran parte il vento della libertà femminile, e la bufera del 13 febbraio, questo vento del Nord.

ARIANNA! Qui avevamo lanciato la proposta di Arianna Censi vicesindaca, e dopo che l’idea ha fatto festosamente il giro delle donne di Milano, la riprendiamo. Arianna è perfetta per le ragioni che abbiamo già detto: ha legami storici con le donne di questa città, è giovane e baldanzosa, è un’ottima mediatrice, ed è già stata sindaca, quindi ha tutta l’esperienza amministrativa che fatalmente manca a Giuliano Pisapia. Sarebbe per lui una splendida compagna di viaggio, e un ulteriore segnale da parte sua di voler intensamente ascoltare quello che le donne hanno da dire.

S-VIP non c’è un segno dei tempi, rivelatore dello Zeitgeist, più interessante dell’insuccesso elettorale dei vari vip ingaggiati come specchietti per le allodole: da Ornella Vanoni a Gianni Rivera (ottime persone, per carità, ma evidentemente lì come acchiappavoti), ma anche Emma Bonino e Marco Pannella superstar (per non parlare del povero vecchio Silvio). Gli elettori chiedono serietà, sostanza e capacità di squadra. Anche l’idea del leader più o meno carismatico o showy (neologismo che mi invento sul momento, ma rende l’idea) è al tramonto. La società dello spettacolo sta finendo. Semplicità, autenticità di relazioni, back to the basic, ritorno a quello che conta davvero nella vita: è questo a contare, sempre di più.

p.s. Attendo con grande curiosità -e anche un po’ d’ansia- un’uscita di Silvio Berlusconi. Quasi mi manca: è da tanto che non sta zitto così a lungo. Mi aspetto una cosa delle sue, tipo: tutti in vacanza a spese mie, quest’anno.

p.p.s.: Quello che sta avvenendo a Milano è straordinario soprattutto perché dimostra che contro l’energia vera i soldi non possono nulla! Vale anche per la vita personale!

p.p.p.s.  Ma perché diamo ancora retta ai sondaggi? Imbrogliano o semplicemente non la imbroccano?

Politica, Senza categoria, tv Maggio 11, 2011

KILLER APPLICATION n.1

Ecco la prima delle killer application del Pdl. Niente di nuovo, peraltro, oltre che calunnioso, come dice Pisapia.

Dal Corriere della Sera online:

Si è chiuso nel gelo, dopo il fair play che aveva caratterizzato la prima parte dell’ora, il confronto televisivo fra Giuliano Pisapia e Letizia Moratti. Il candidato del centrosinistra ha ignorato la mano tesa del sindaco, davanti agli occhi attoniti di Emilio Carelli, direttore di Sky Tg 24. Il motivo è stata la frase conclusiva della Moratti: «Porterò avanti nei prossimi cinque anni – ha detto il sindaco – una politica moderata. La mia esperienza di manager, la mia famiglia confermano ampiamente che sono una persona moderata, a differenza di Pisapia che dalla Corte di Assise è stato giudicato responsabile di un furto di veicolo che sarebbe servito per un sequestro e un pestaggio. Poi il reato è stato amnistiato». Pisapia ha reagito con grande fastidio, alzandosi in piedi e tuonando: «Queste sono cose che non accetto – ha detto – è una calunnia di cui risponderà, è una cosa vergognosa».

Moratti-Pisapia, niente stretta di mano
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«QUERELA? VEDREMO DOPO IL VOTO» – Pisapia, intervistato all’uscita dagli studi di Sky, ha escluso per il momento di querelare Letizia Moratti per diffamazione. «Adesso mi interessa parlare di Milano – ha detto Pisapia -, di dire la verità sulle fandonie dette anche oggi sul mio conto. Continuerò la campagna elettorale con molta serenità e determinazione – ha quindi aggiunto sfoggiando il sorriso -. Sulle azioni giudiziarie ci penseremo dopo questa lunga e bellissima campagna elettorale, bellissima perché si può parlare dello sviluppo e del futuro di Milano». Pisapia ha assicurato che metterà fin d’ora a disposizione di tutti la sentenza che lo ha assolto dalle accuse contestategli.

«MILANO NON MERITA SINDACO BUGIARDO» – «Milano non merita un sindaco che usa questi metodi che non sono degni di una città come Milano», è stato il commento di Pisapia dopo il confronto. «La Moratti ha detto il falso sapendo di dire il falso e di diffamarmi: così non si fa la campagna elettorale. I milanesi capiranno che chi è bugiardo continuerà ad esserlo come è stato in questi anni». «Letizia Moratti ha fatto una cosa vergognosa – ha tuonato Pisapia – strumentalizzando il fatto di essere l’ultima ad avere diritto di parola: ha fatto dichiarazioni assolutamente false sul mio conto, sono stato vittima di un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza che mi ha assolto per non aver commesso il fatto, quando ancora c’era addirittura la formula dell’insufficienza di prove».

La Moratti tende la mano dopo il confronto tv, ma Pisapia non la stringe (Photoviews)
La Moratti tende la mano dopo il confronto tv, ma Pisapia non la stringe (Photoviews)

ORDINANZE E SICUREZZA – Il confronto tv era partito dal tema della sicurezza. «Per migliorare la sicurezza a Milano servono cinquecento vigili di quartiere, ce ne sono meno di cinquanta – ha detto il candidato del centrosinistra -. Quello che non serve, perché è controproducente, sono le ordinanze coprifuoco del sindaco Moratti che hanno spento i luoghi di aggregazione». Immediata la replica della Moratti: «I dati reali della prefettura dicono che i reati sono calati del 48% in tre anni. Il candidato Pisapia non sa che le ordinanze di cui parla sono già terminate per quanto riguarda i luoghi di aggregazione e permangono soltanto per gli immobili, dove permettono di garantire la sicurezza». Il confronto tv tra i due principali candidati sindaco milanesi andrà in onda alle 16, e poi in varie repliche, su Sky Tg24.

LA MOSCHEA E L’EXPO – Altro tema caldo, la moschea milanese. Per Pisapia una moschea a Milano è «importante, anche in vista dell’Expo 2015. Non si può pensare di avere in città milioni di visitatori senza che ci sia per loro la possibilità di avere un proprio luogo di culto dove pregare, come peraltro sancisce la Costituzione». E sempre su Expo: «Non sono stati mesi, ma anni di polemiche», ha detto Pisapia, ricordando che dopo la vittoria di tre anni fa «grazie al sindaco ma grazie soprattutto al governo Prodi e a Emma Bonino che oggi mi sostengono» si sono susseguiti «litigi», «doppi stipendi» e decisioni senza interpellare il Consiglio Comunale. «Forse Pisapia è stato distratto e non si è accorto che abbiamo lavorato in questi anni», è stata la replica della Moratti, che ha citato «infrastrutture ben precise come Brebemi, Tem e Pedemontana» ottenute «anche grazie ad Expo» così come la M4 e M5, insistendo: «Forse Pisapia non ha visto neppure l’inaugurazione del centro congressi più grande d’Europa, forse non si è accorto del rilancio di Malpensa», che per Moratti è «tutto figlio di Expo».

PGT E LOBBY – «Il sindaco è sempre stata dalla parte dei poteri forti», ha detto Pisapia in un altro passaggio del faccia a faccia. «Di lobby da cui lei dipende ne ha parlato anche sua cognata in un’intervista e il Pgt è chiaramente un regalo agli immobiliaristi», ha poi aggiunto il candidato sindaco, dopo la richiesta di spiegazioni da parte di Moratti che ha definito «ingiusta» la dichiarazione. “Io – ha replicato il sindaco – sono una persona indipendente, che si è messa al servizio della città e che non ha legami con nessuno se non con i cittadini e con la propria coscienza».

MORATTI TACE SU BERLUSCONI – La Moratti si è invece rifiutata di replicare alla domansa sulla commissione di inchiesta proposta dal premier Silvio Berlusconi per i Pm milanesi. «E’ una vergogna solo che si sia richiesta, perché la divisione dei poteri è un punto fermo della democrazia», ha detto Pisapia, sottolineando che il tema della giustizia è sì un tema «nazionale», ma che anche a livello locale «si può fare molto». «Innanzitutto – ha detto – si può creare un clima soprattutto sulle controversie civili che possa portare a un livello di mediazione». «Io mi occupo dei problemi dei milanesi. Voglio stare sul mio programma, che è un programma preciso e concreto sulle questioni che i cittadini pongono», è stata invece la replica della Moratti. Il sindaco, come ha notato lo stesso moderatore Emilio Carelli, non ha voluto rispondere alla domanda, utilizzando il tempo a disposizione per sottolineare di aver visto nel programma di Pisapia «tante cose che noi abbiamo già fatto», dai custodi sociali al microcredito.

«ABBONAMENTI GRATIS AGLI ANZIANI» – Pisapia, oltre a rilanciare la promessa del wi-fi gratuito, ha anche annunciato abbonamenti Atm gratis per gli anziani. «Nei primi sei mesi di mandato – ha detto Pisapia – porterò il wi-fi gratuito in tutta Milano, non solo per i giovani ma anche per gli anziani. Credo che proprio per gli anziani dobbiamo pensare a un provvedimento per loro: penso al biglietto Atm gratis per chi ha più di 65 anni».

«ERRORE GIUDIZIARIO» – Della vicenda del presunto furto d’auto Pisapia aveva parlato diverse volte, anche recentemente, come riportato dal Corriere, dopo una visita a San Vittore. «Vittima di un errore giudiziario (in termini tecnici, di una ingiusta detenzione) ho conosciuto tanti detenuti presunti innocenti e ho verificato che, effettivamente, come ricorda spesso Don Ciotti, il carcere in Italia è diventata una vera e propria discarica sociale», ha scritto sul suo blog. «So bene cosa significa stare dietro quelle sbarre. Ci sono passato anch’io. Nulla che già non si sappia. Sono passati oltre trent’anni: arrestato, innocente, per banda armata e concorso morale nel furto di un’autovettura. Prosciolto dalla prima accusa (banda armata) con formula piena nella fase istruttoria (allora vi era ancora la formula dell’insufficienza di prove); giudicato e assolto anche per l’accusa di concorso morale in furto, reato coperto da amnistia dal quale però i giudici mi hanno assolto nel merito, cosa possibile solo in quanto risultava “evidente” la mia innocenza. Un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza passata in giudicato, che comunque ho pagato con quasi quattro mesi e mezzo di carcere».

Donne e Uomini, Politica Maggio 8, 2011

IGNAZIO LAQUALUNQUE

Non avendo altri problemi da risolvere il ministro della Difesa Ignazio La Russauomo notoriamente bellissimo– durante una cena elettorale del Pdl a Milano a sostegno della ricandidatura di Letizia Moratti -altra vera bellezza– ha detto che nessuna eletta nel centrodestra è brutta quanto quelle del centrosinistra.

Ecco uno stralcio del luminoso discorso: “Dicono che Berlusconi fa eleggere solo le donne belle. Non è vero, ci sono alcune elette non belle anche da noi, ma certo non raggiungono l’apice della sinistra, di donne di cui non faccio il nome”. L’aveva già detto il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani che, sempre ad una cena elettorale aveva nominato Rosy Bindi e Paola Concia (non a caso, due donne che per ragioni diverse non mettono gli uomini al centro della loro vita).

Come sempre, silenzio da parte delle donne del Pdl, e la ministra Carfagna non fa un plissé.

Non si tratta di semplice scostumatezza e di pochezza di argomenti, ma di vera strategia comunicativa. Messaggio: elettrice, se voti il centrosinistra vuole dire che anche tu fai parte della schiera delle cesse, perché quelle belle e quindi di successo stanno dalla nostra parte.

In quest’ultimo scorcio di campagna elettorale -e ancora di più, come pare ormai assodato per Milano, se si andrà al ballottaggio- la linea propagandistica del centrodestra sarà “back to basic”: soldi, sesso, paura, zona Cetto Laqualunque. Dagli al clandestino, tasse quasi a zero -mentre il centrosinistra vuole addirittura reintrodurre l’Ici prima casa!-, solo bonazze -e perché non, suggerisco, interventi estetici gratis?-, e qualche killer application dell’ultimo minuto, serie: tutti a Sharm a nostre spese.

Ma il Palasharp semivuoto di ieri, nonostante le barzellette del premier e il pregevole show di dancing Letizia, deve avergli fatto tremare le vene dei polsi.

Teniamoci pronti, perché da un certo punto in poi le battutacce e il populismo potrebbero non bastargli più.