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economics, esperienze, Politica Giugno 25, 2013

La politica non funziona più

Ci ho creduto? Mah. Mi era solo parso che qualche possibilità ci fosse. Ho votato (per l’ultima volta?). Ho spinto per il rinnovamento. Ho guardato con interesse ad alcune candidate -e anche a qualche candidato-. Ho sperato in una soluzione di governo -e me ne sono beccata un’altra, amen-.

Ho pensato che quelle tre-cose-tre le avrebbero portate a casa. Ma ormai, dopo due mesi, non vediamo altro che rinvii. E la condanna di Berlusconi, che inceppa meccanismi già ingrippati. E l’economia, che sussulta come la Lunigiana.

Un amico mi dice che niente da fare, il mondo della politica è un reality, è un mondo duplex che viaggia sulla sua orbita. Non lo cambi. Temo che sia così. Inutile continuare a farsi illusioni. Il filo con alcuni ex-candidati -ora eletti- si è interrotto. Prima gli servivi. Adesso non gli servi più. Volevano semplicemente entrare nella “Casa”.

Ne ho visti un paio, a una cosa romana. Pettoruti, ebbri, e inefficaci. Ho visto anche un paio di non rielette, non hanno passato le nomination, psichicamente devastate: spaventoso uscire dalla “Casa” e tornare alla normalità. A una che invece è rientrata dico: come mai sulla Turchia avete taciuto? E lei: accidenti, non potevi telefonarmi?

Niente da fare. Non sta funzionando. E’ molto peggio del meno peggio. Non combinano niente. Non sono bravi. Non sanno fare la vecchia politica né inventarne una nuova. Non ci tireranno fuori dai guai. E’ già molto che non ne combinino. Dovremo cavarcela da soli.

Forse quello che si dovrebbe fare è spostare quanta più politica fuori di lì. Portargli via roba. Svuotare progressivamente di significato quei luoghi. Lasciargli sempre di meno da decidere. Inventare altri modi per regolare la convivenza. Riprendere la riflessione sulla centralità politica ed economica delle comunità locali nella gestione dei beni comuni (vedi Elinor Ostrom). Benché anche con le giunte ci sia poco da ridere.

Ricominciare da noi. Farlo in fretta.

 

 

 

 

Politica Aprile 26, 2013

5 Stelle, ultima chiamata

Incontro Enrico Letta- Movimento 5 Stelle

Per carità, non voleva dire quello, ma quell’altro: affermando che il 25 aprile è morto, Beppe Grillo non intendeva dire che la festa della Liberazione è ormai una celebrazione retorica e priva di significato, ma che oggi, di fronte a questo sistema dei partiti che la usurpa, “i partigiani piangerebbero”. Sta di fatto che tutti hanno capito quell’altro, bell’autogoal, e la colpa non si può dare ai riceventi, ma è tutta dell’emittente.

Poi quellincontro in streaming con il presidente incaricato Enrico Letta, “Pd-M5S, il Ritorno”. Una cosa stanca, film bruttino che ti rivedi in tv giusto perché non hai altro da fare, Crimi-Lombardi & C fiaccati dalla seduttività pacata e un po’ ipnotica del “giovane” Letta. Lui che li incoraggia a discutere, ad abbattere i muri, a scongelarsi, e li mette di fronte ai risultati dei loro “niet”. Lombardi che a un certo punto, disorientata, se ne esce totalmente fuori contesto con la questione dei doppi incarichi: suggestiva, per carità, ma che nulla aveva a che vedere con il tema in oggetto, governo e programmi.

Insomma: brutta giornata per il M5S. Una delle peggiori, forse, da quando il Movimento è entrato nelle istituzioni rappresentative, a conferma di quell’arietta che ha cominciato a spirare in Friuli Venezia Giulia, con il deludente risultato del candidato di Grillo alla presidenza della Regione. La sensazione è che Grillo sia un ottimo leader di lotta, ma non altrettanto di governo. Confermata da tutti quelli/e (e sono tanti/e, anche tra i giovani, il loro principale bacino elettorale) vanno dicendo che “la prossima volta non li voto più”.

Questi sono tempi strani: oggi porti un milione di persone in piazza, domani ti ci ritrovi solo con i parenti stretti. Pensate a quello che è capitato con Se Non Ora Quando: l’enorme potenziale del 13 febbraio sperperato per assoluta incapacità politica, e ridotto a ufficio romano di collocamento di 4 candidate 4. Potrebbe capitare anche ai 5 Stelle: cosa che spiacerebbe ad alcuni -per esempio a me, che attribuisco allo scossone benefico della loro presenza quel poco di innovazione che stiamo portando a casa- e invece piacerebbe ad altri.

Al di là di ogni valutazione, è ora che il M5S cambi registro, e anche in fretta. Da tempo suggerisco meno rabbia e un po’ di mitezza gandhiana. Ora mi permetto di suggerire anche una logica di maggiore efficacia qui-e-ora. Che consenta di dire: questo risultato lo abbiamo portato a casa noi, e anche questo e quest’altro.

In caso contrario, i successi del Movimento resteranno affidati unicamente agli insuccessi, agli errori -e alle malefatte- dei partiti.

E tutti continueremo a ballare al ritmo battuto da quel signore che ieri, dal Texas, telefonava a Roma per dettare le sue condizioni, questo sì e questo no, e che resta, al momento, il principale protagonista della politica italiana.

Politica Aprile 20, 2013

“A congresso subito”: parla Puppato

Laura Puppato in treno, sta rientrando in Veneto per una domenica in famiglia. La segreteria del Pd si è appena dimessa in blocco.

La prima cosa che le chiedo è come ha votato nell’ultimo scrutinio.

Ho tentato in tutti i modi di portare il Pd su Rodotà. Anche dopo che il nome di Prodi è stato bruciato, ed è stato un grave errore, perché il profilo internazionale della sua candidatura era molto interessante. Non ci sono riuscita. Alla fine ho votato Napolitano“.

Chi ha affossato Prodi?

I dalemiani, in blocco. Una parte di mariniani, per senso di rivalsa. Quanto ai renziani, Matteo Renzi dice di aver dato un’indicazione chiara e univoca, ma probabilmente alcuni tra loro hanno colto l’0ccasione per dare la scossa definitiva a Bersani“.

Qual è stato il vero ostacolo alla candidatura Rodotà?

Proprio l’atteggiamento oltranzista dei 5 Stelle. Anzi, di Grillo. Rodotà era disponibile a ritirarsi per far convergere i voti su Prodi, molti dei 5 Stelle la valutavano come un’ipotesi ragionevole, ma poi è arrivato il niet di Grillo. Il suo vero obiettivo è la distruzione del Pd. Credo che oggi Rodotà sia dispiaciuto del fatto di non aver ritirato la sua candidatura. Il nome di Prodi era l’unica possibilità per evitare il governo a larghe intese. E invece, purtroppo, il bene del Paese è scivolato il secondo piano. Ognuno ha condotto la sua battaglia. Hanno vinto i personalismi, lo sfascimo, il tanto peggio-tanto meglio“.

Che cosa capiterà al Pd?

Nichi Vendola dice che sarebbe bene anticipare i congressi di partito a maggio. Credo abbia ragione. Non possiamo aspettare. Ma la cosa prioritaria è definire in modo chiaro punti di programma e principi condivisi. Non possiamo più permetterci di ridiscutere ogni volta daccapo su qualunque questione. Il segretario andrà scelto sulla base di intenti chiari e condivisi“.

Ha già in mente un nome per la segreteria?

Onestamente non ci ho ancora pensato“.

Pensa che ci sia un rischio concreto di scissione?

Sarei disonesta se dicessi di no. Ma credo che quella che giudico la parte migliore del Pd tenga molto al fatto che il partito non si divida. L’altro giorno, per consolarmi, pensavo che la Chiesa è riuscita nel rinnovamento, partendo da problemi non meno gravi dei nostri. Perché non dovremmo farcela noi? Io mi sento un po’ come Don Milani, che la Chiesa non l’ha mai lasciata. Pur con tutti i problemi, con tutte le criticità, voglio continuare a far parte del Pd“.

ambiente, economics, Politica Aprile 16, 2013

Il partito che non c’è

Le bombe interrompono ogni filo, ti impediscono di pensare ad altro, ti costringono a tenere gli occhi fissi sul sangue e sulla morte. E’ difficile distogliere lo sguardo da Boston, stamattina.

Ma una cosa provo a dirla lo stesso, vediamo se mi riesce, sulla nostra assurda situazione politica (la deflagrazione in diretta del Pd è uno spettacolo inguardabile, che traccia una distanza definitiva tra la “politica” e cittadini, siamo tutti tremendamente stanchi, se almeno si trattasse di un conflitto sui contenuti…).

Mitezza. Manca, nell’offerta politica, quella mitezza che si accompagna al saldo buon senso, alla buona fede, manca quell’allegria che si prova quando in queste belle mattine di primavera spalanchi le finestre e ti guardi intorno: “Vediamo che cosa c’è da fare”, e cominci di buona lena a lavorare.

Sempre riflettendo sulla diatriba Vandana Shiva-Davide Serra e alla grande impressione che ha prodotto,  ho pensato che manca nel nostro Paese un “partito” che dica cose come queste (è Vandana che parla):

Occupate le terre così come occupate le piazze” ….

“Il sistema agricolo industriale consuma una quantità di energia 10 volte superiore rispetto a quanta ne produce sottoforma di alimenti”.   

 Il nuovo Rinascimento sarà consumare di meno

“Sono almeno 250 mila i contadini che in India sono morti suicidi a causa del cambiamento dei sistemi agro-alimentari imposti dalle multinazionali dell’agro-chimica attraverso i brevetti sul materiale vivente (vedere qui) ed in particolar modo sulle sementi”.

“Le economie che apportano vita si fondano sulle economie locali. Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creatività alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili è quello di operare all’interno delle realtà locali. Localizzare l’economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale”. 

Manca una forza che faccia diventare azione politica, o almeno che non ostacoli queste consapevolezze ormai ampiamente diffuse (vedi qui). Il Partito democratico, con l’importante eccezione di alcuni tra i suoi rappresentanti (mi riferisco, per esempio, a Laura Puppato e a Pippo Civati) è lontanissimo di qui, e non ha ancora riflettuto abbastanza sulle proprie responsabilità nella devastazione del territorio. Il Movimento 5 Stelle porta ottimi contenuti, ma manca di quella mitezza che dicevo, non confida in una forza tranquilla, è intrappolato in un involucro di rabbia che rischia di farlo implodere.

Questo vuoto politico chiede urgentemente di essere riempito, siamo in moltissimi e soprattutto in moltissime a volere andare in questa direzione, a guardare a questa stella polare.

 

 

Donne e Uomini, Politica, questione maschile Aprile 13, 2013

W l’Italio!

Ed ecco il tavolone dei Saggi, più Presidente e vari altri maschi alfa tra i 60 e i 90.

Non molto da dire, se non questo: se una casa senza le donne va a rotoli, figuriamoci che cosa può capitare a un Paese.

Abbiamo troppo fiuto politico… peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini noi certo non riusciremo mai a fare!” : Angela Cingolani, una delle 21 donne costituenti, nel suo discorso alla Camera, primo ottobre 1945.

Politica Aprile 8, 2013

#OccupyCamera?

Detto così, occupazione della Camera, fa un po’ impressione. Magari non lo faranno o sarà un’azione solo simbolica, un presidio o cose del genere, ma rinnovamento significa anche cambiare creativamente le forme della politica, inventarsi qualcosa che stressa le regole del gioco e fa prevalere la volontà politica. E del resto quando si dice “mandare lì tante donne”, e il discorso vale anche per il ringiovanimento della rappresentanza, si sta dicendo fare entrare nelle istituzioni ousider capaci di scaravoltare non soltanto le agende e le priorità, ma anche le forme della politica.

Il Movimento 5 Stelle minaccia un’azione clamorosa e irrituale per far partire le Commissioni parlamentari, ma anche Sel e un buon numero di parlamentari del Pd, tra cui Pippo Civati e Laura Puppato,  ritengono che non si possa più aspettare e che ci si debba mettere al lavoro da subito, senza attendere la soluzione del rebus del governo. La presidente della Camera Laura Boldrini è di questa opinione. Il presidente del Senato Piero Grasso, invece, parrebbe intenzionato ad attendere il nuovo governo. Quel che è certo, le cose da fare subito, i temi su cui legiferare non mancano, dopo un mese e mezzo di paralisi: per esempio la nuova legge elettorale.

Stiamo a vedere. Ma certo questo stallo non si può più sopportare.

Vedere un Parlamento finalmente al lavoro ci darebbe un po’ di ossigeno psicologico.

Politica Aprile 4, 2013

Tentazione Renzi (piacione come pochi)

A un certo punto la prospettiva di vincere facile sbaraglia tutte le riserve, o forse è semplicemente la possibilità di mettere finalmente in piedi un governo in quattro e quattr’otto, con una maggioranza senza se e senza ma. Sta di fatto che nel Pd -parlo degli iscritti e degli elettori, non delle truppe parlamentari- la tentazione Renzi cresce in modo palpabile. Ma cresce anche fuori dal Pd: tra gli elettori di centrodestra, che nel renzismo vedono una possibile evoluzione del vecchio berlusconismo -e un’emancipazione dall’ormai troppo vecchio Berlusconi-, e tra molti di quelli che hanno provato a votare il M5S per vedere di nascosto l’effetto che fa.

Insomma, un piacione come pochi.

Ieri Renzi, a cui va riconosciuto un gran senso del timing, è partito con decisione all’attacco: basta manfrine, il Paese sta soffrendo, o ci si allea con il Pdl o si va subito al voto. E per dimostrare che fa sul serio, scatena i suoi senatori, che depositano una proposta di legge per abrogare interamente il rimborso elettorale ai partiti.

Bersani, intanto, incassato il rifiuto definitivo dei 5Stelle, sta giocando la sua partita definitiva, quella del Quirinale. Al governissimo continua a dire no, ma sul tema del Colle il dialogo con il Pdl è aperto. E da ieri, l’abbraccio tra Bersani e Berlusconi si è fatto anche più stretto: Renzi potrebbe fare molto male a tutti e due (anzi, a tutti e tre: pure ai 5 Stelle).

Dal punto di vista estetico, la scena è suggestiva, un seducente trompe-l’oeil, il bel giovane contro tutti quei vecchi. Uno che fa sembrare vecchio pure Grillo. Una chiave passepartout, che apre tutte le porte e scardina gli schieramenti.

C’è da queste parti qualcuno che non ha votato Renzi alle primarie e che oggi invece lo sosterrebbe? E ha voglia di raccontarci perché ha cambiato idea?

 

 

 

Politica Marzo 29, 2013

#Governo: extreme consulting

Non tengo affatto fede ai miei buoni propositi. L’ansia politica mi divora, in questo freddissimo venerdì di passione. Il Presidente li sta risentendo tutti, e le cose da dire sarebbero molte: su Berlusconi che dice di volere un governo solo politico e non tecnico, in modo da poter andare al voto prima possibile: la paura sta spingendo il Paese destra, come da copione, e il Pdl cresce; sul Pd letteralmente nel panico da rischio implosione; sui 5 Stelle che cominciano a misurarsi con il fatto che la strategia puri-e-duri potrebbe non pagare, anzi, potrebbe costare voti sonanti; su Renzi che scalda il motore, passando da Maria De Filippi, per la presumibile vittoria d’autunno (guardate qui).

Di cose ne dico solo un paio. Una su Renzi, e una sui 5 Stelle.

Su Renzi. Dopo quella che potrebbe essere l’amara fine politica di Bersani -gli errori, purtroppo, dal trionfo delle primarie a oggi, sono stati tanti, dall’aver rallentato il rinnovamento all’essersi ostinato su una sua premiership che aveva pochissime chance, irritando il Paese con un'”esplorazione” durata troppo a lungo- anche i più severi detrattori di Renzi si stanno arrendendo al fatto che per il Pd la carta vincente è lui. E che vincerebbe, scusate il pasticcio, proprio perché è un natural born winner, un vincitore nato, capace di sparigliare gli schieramenti e di oscurare definitivamente la stella fatalmente al tramonto di Berlusconi, prendendosi anche un bel po’ del suo elettorato e infiacchendo i 5 stelle. Sarebbe un altro Pd, certo. Ma sarebbe forse l’unico Pd che oggi potrebbe vincere.

Sul M5S. Le cose da dire sarebbero molte. Attendiamo l’esito dell’incontro con il Presidente. Ma una può essere detta a prescindere. Quello che, a mio parere, è mancato ai 5 Stelle, è un po’ di mitezza. Quella aggressività a tutto campo, quelle facce dure, quelle dichiarazioni sempre contro, hanno finito per danneggiarli forse anche più del loro oltranzismo anti-partito. Che sia stato per l’imprinting -il sarcasmo feroce di Beppe Grillo- o per il fatto che si tratta di un web-movimento -la rete è violentissima, chiunque la frequenti lo sa-, quell’estremismo verbale, quella maschera feroce sono stati un boomerang.

La rabbia è un sentimento preziossimo, un  carburante formidabile. Ma presa la spinta, dalla rabbia si deve saltare fuori, o la sua distruttività finisce per distruggere anche te.

E ora disponiamoci in paziente attesa. Ancora qualche ora per sapere.

Politica Marzo 26, 2013

Un governo quasi-5 Stelle?

Domattina, alle 10, in streaming, l’incontro tra Pierluigi Bersani esploratore e il M5Stelle. Comunque una bella cosa. Può essere che -dico: può essere, non che certamente è- tolta la diretta, ci siano luoghi in cui vengono dette le cose che devono essere dette, al riparo da orecchie indiscrete. Ma assistere in tempo reale ai colloqui per un governo tra le due principali forze politiche del Paese è già un bel passo avanti, e io lo apprezzo molto, fatta la tara di quel poco di demagogia.

Qualcuno dice che Bersani si presenterà massimamente disponibile: non, cioè, semplicemente a chiedere “datemi la fiducia”, ma disposto a dire “diamo la fiducia insieme a un governo che metteremo in piedi insieme, indicando i punti da realizzare e anche i nomi insieme, compreso quello del premier, da scegliersi fuori dai partiti”. In sostanza: dite voi chi e che cosa volete. Un’offerta che non si può rifiutare, o che è molto molto difficile rifiutare senza mettersi nei guai. E se è vero che l’idea di un governo Pd è sostenuto dalla maggioranza degli elettori a 5 Stelle, l’idea di un governo quasi-5 stelle piacerebbe loro, a anche a molti altri, assai di più.

Insomma, io sarei fiduciosa, e quando dico fiduciosa indico il fatto che mai come ora quello che capita nelle nostre istituzioni rappresentative interferisce con i miei ritmi e con il mio umore quotidiani, entra a fare parte della mia vita, è carne delle mie ossa. Ci sentiamo tutti un po’ così, credo.

E giuro, signor Grillo: io non sono un troll, non parlo per conto di nessuno, non sono mandata a dire. Sono una=uno, tremo per i nostri ragazzi, e spero che lei mi creda.

Politica Marzo 23, 2013

Rosario! Perché non ci abbiamo pensato?

Determinato. Coraggioso. Un bellissimo sorriso che dice tutto. Capace di cura. Formidabile amministratore. Poeta, polemista, intelligente, teatrale, una vaga somiglianza con il grande attore Carlo Cecchi. Paterno e materno. Visionario e concreto. Antico come la Sicilia, e modernissimo. Vagamente irredentista. E avrà pure un sacco di difetti, e sbaglierà pure un sacco di cose, ci mancherebbe altro.

Via le province, taglio degli enti inutili -ultimi, in ordine di tempo, quelli della formazione, che servono prevalentemente a foraggiare i partiti e gli amici degli amici, basta con la misoginia della politica e impegno per la doppia preferenza di genere, stop al Muos, il super radar americano: sarà anche per il pressing 5 stelle –il M5S gli fornisce un cospicuo appoggio esterno– ma il governatore Rosario Crocetta va come un treno, blindato da una scorta giorno e notte dopo essere scampato a un attentato mafioso.

Sarà anche il momento sbagliato per pensarci, mentre Bersani esplora la possibilità di mettere insieme un governo. La si potrebbe tenere come carta di riserva, sarebbe forse anche un colpo di teatro, un guizzo di fantasia, un azzardo, una follia. Ma l’idea di Crocetta premier alla guida di una maggioranza Pd-M5S è molto solleticante.

Anzi, io la metterei così: che fossero i 5 Stelle a farla circolare, e che il Pd la assumesse- E poi magari succede il miracolo.

Quando c’è la volontà politica, la strada si trova.

Che cosa ve ne pare?