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giorgio napolitano

economics, esperienze, Politica Novembre 10, 2011

Grazie Presy

Be’, amici: giornata storica e terribile, quella di ieri. Finita, per quel che mi riguarda, con il surreale salotto di Bruno Vespa, raggiante lui, allegrissimi tutti, da Alfano a La Russa a Di Pietro: che cosa avranno avuto tanto da ridere? Sembravano sollevati: e da che cosa? da loro stessi? Si vede l’uscita, finalmente. Evidentemente danno tutti per scontato di rientrare e riaccomodarsi. Be’, non ne sarei così certa, al posto loro.

Se tutti spingeremo nella direzione giusta, capiterà al Paese quello che è successo a Milano: dopo l’interludio Monti, che sarà cosa dura per tutti, nessuna illusione, cambio radicale. E’ nelle cose. E io auspico che Milano dia un grande contributo alla svolta. E chi andrà, come è successo a Milano, troverà macerie, rovine, e casse vuote. Dovrà fare grandi pulizie, raccogliere i cocci, buttare quello che c’è da buttare e salvare quello che c’è da salvare. Sarà ancora dura per tutti. Sarà un cambiamento doloroso. Sarà un lavoro di anni.

Ma dateci una visione, dico, diamoci una visione per il nostro Paese, visualizziamola bene tutte e tutti, cominciamo a vivere come se quel Paese nuovo ci fosse già, facciamolo essere nei nostri gesti quotidiani, e vedrete che rifioriremo. Usiamo questo tempo per “vedere”, non limitiamoci a piccoli aggiustamenti, diamoci grandi sogni e grandi orizzonti , e vedrete che ce la faremo, vedrete che i nostri figli, a cui abbiamo dato molto e tolto quasi tutto, avranno di che ringraziarci: “Ben fatto, vecchi”.

P.S. E io dico grazie al nostro vecchio Presidente Napolitano, che con equilibrio, intelligenza e fermezza ha saputo trovare la strada. Grazie Presy. E prenditi un paio di giorni per andartene a Capri, appena puoi.

economics, Politica Ottobre 27, 2011

Buon appetito!

La letterina all’Europa è piaciuta. Bene! Tra i provvedimenti che dovrebbero rilanciare la crescita c’è anche la sostanziale libertà di licenziamento “per ragioni economiche”. Non è molto chiaro perché Umberto Bossi faccia il ganassa ergendosi a paladino delle pensioni, e poi nemmeno un plissé sul tema licenziamenti (però ribadisce che sul voto decide lui: meno male): ascoltare Radio Padania. I sindacati sono sul piede di guerra in difesa dell’articolo 18: ma che cosa si può fare, ormai? L’Europa ha detto ok, l’accendiamo.

Il presidente Napolitano parla del coraggio di misure impopolari: beh, sarà contento, più impopolare di questa non ce n’è. Altro che regolarizzazione dei precari: qui siamo alla precarizzazione dei regolari. Di motivi economici per licenziare un’azienda ne ha sempre, a iosa, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Intanto a Palazzo Chigi si assume una trentina di persone e più, in deroga al blocco delle assunzioni e nonostante si parli di tagli agli statali. Detto tra parentesi: che cosa ne dite del lauto pasto al Senato, 19 ottobre, a 7 euro e 50? ma  che c’entra con le misure economiche? ci mancherebbe altro!

L’Europa ovviamente raccomanda misure di sostegno -un’indennità di disoccupazione?- per chi resta senza lavoro. Non sa che dalle nostre parti cose del genere non usano. Come per la manovra, che parifica l’età pensionabile delle donne: non è che in cambio siano aumentati sostegni e servizi. Il welfare siamo noi!

Buona giornata, e buon appetito!

Donne e Uomini, economics, lavoro, Politica Settembre 14, 2011

Caro Presidente Napolitano: noi donne, welfare vivente…

Carissimo Presidente Napolitano,

non so bene come si scriva a un Presidente della Repubblica. Ma se è consentito, carissimo davvero: con tutta la riconoscenza di chi si sente tutelata dalla sua saggezza, dalla sua sollecitudine e dal suo equilibrio.

Questi sono giorni di grande fatica per il nostro Paese, e alla riserva di fiducia abbiamo già abbondantemente attinto. Ad aggravare ulteriormente i pesi si prospetta la possibilità di una manovra aggiuntiva, sacrificio che attende ansiosamente di essere compensato da una maggiore chiarezza sulla direzione che abbiamo intrapreso: quale Paese? quale crescita? quale sviluppo?

Purtroppo questi pesi, carissimo Presidente, non appaiono equamente distribuiti fra le cittadine e i cittadini. Alle donne anche in questa circostanza è chiesto molto di più. Di salvaguardare il buon andamento della vita familiare e del bilancio domestico, pure disponendo di minori risorse. Di garantire qualche forma di risparmio a tutela della sicurezza della famiglia, benché da accantonare resti ben poco. Di continuare a farsi carico, vero welfare vivente, di tutto il necessario lavoro di cura, e in particolare dei bambini, degli anziani e dei non autosufficienti: lavoro preziosissimo, dato per scontato e scarsissimamente condiviso. E anzi, di farsene carico sempre di più, visti i tagli a servizi già insufficienti, pur cercando di non perdere il posto di lavoro, se si ha la fortuna di averne uno, magari precario e a tempo determinato: il rischio di entrare a fare parte dell’ampia schiera delle inoccupate per non uscirne più è molto concreto, in assenza di misure di sostegno all’occupazione femminile. Questo anche se autorevoli economisti ci hanno più volte spiegato, dati alla mano, che a un aumento dell’occupazione femminile corrisponderebbe un significativo aumento del Pil, con l’effetto virtuoso di produrre ulteriore occupazione.

E invece del lavoro delle donne non si parla più, se non in riferimento al momento dell’uscita, con l’età pensionabile in via di progressivo innalzamento: la sola parità che sia stata effettivamente riconosciuta, e in qualche modo inflitta. Perché quanto all’ammontare delle pensioni femminili, mediamente più basse di oltre il 30 per cento rispetto a quelle maschili, restiamo dispari. Disparità che va ad aggiungersi a quella del doppio o triplo ruolo, dato per scontato e indiscutibile. Qualcuno ha calcolato che ritardando il pensionamento, tra maggiori contributi versati e minori quote di pensione erogate, ogni donna “regalerà” allo stato tra i 40 e i 50 mila euro: un tesoretto che il Governo si era impegnato a destinare ai servizi per la famiglia, promessa puntualmente disattesa di fronte alla necessità impellente di fare cassa. Che alle donne tocchi lavorare fino a 65 anni significa anche che le giovani non potranno più contare sulle loro madri, ancora impegnate nel lavoro, per un aiuto con i bambini, ammesso e non concesso che sia giusto chiedere loro di compensare la carenza di servizi facendosi carico dei nipoti oltre che degli anziani genitori, necessità che con l’allungamento della vita media si pone sempre più frequentemente.

Insomma, Signor Presidente, le donne in questo Paese sono intese, volenti o nolenti, come una risorsa illimitata a cui attingere secondo necessità e ad libitum. La crisi lì non è contemplata. Proviamo a immaginare che cosa accadrebbe se tutte le italiane incrociassero le braccia anche per una sola giornata: e forse dovrebbero farlo, per rendere visibile nel momento in cui manca la preziosità di un lavoro che nessuno vede, nessuno monetizza, nessuno calcola nella sua centralità e nel suo immenso valore .

Se è vero che tra i passi necessari l’Europa ci chiedeva la parificazione dell’età pensionabile, è altrettanto e dolorosamente vero che in nessun altro Paese europeo la fatica femminile è tanto grande, i servizi così carenti, le pretese maschili così irriducibili: circostanze che probabilmente vanno in gran parte ricondotte a un’inadeguata rappresentanza politica femminile -anche qui siamo maglia nera-. Se le decisioni pubbliche non fossero prese quasi esclusivamente da uomini probabilmente non ci troveremmo in questa situazione, o quanto meno le soluzioni adottate non sarebbero queste.

Le chiedo perciò, carissimo Presidente, come si possa emendare questa profonda ingiustizia, confidando nella sua sensibilità e nella sua attenzione.

Voglia gradire i più cari saluti

 

AMARE GLI ALTRI Gennaio 8, 2009

LETTERA DI DOINA, RAGAZZA RUMENA

Il 26 aprile 2007 nella metropolitana di Roma la giovane rumena Doina Matei, oggi 23enne, ha ucciso la coetanea Vanessa Russo. Doina è stata condannata a 16 anni, senza attenuanti, ed e’ in carcere da quasi due anni. Questa è la lettera che ha scritto al Presidente Napolitano.

doina matei

doina matei

Signior Giorgio Napolitano,

con il cuore
distrutto dal dolore, ancora riesco a sentire delle emozioni dentro di me
quando ci penso di racontarli la mia vita, la vita di Doina Matei che sono io,
un essere umano, ma che questo paese mi ha distrutto in giorni di 25 novembre
tutti i sogni e la posibilita ad un nuovo futuro. Le scrivo con la penna verde
perche il colore verde e speranza, e perche lei e ultima speranza che mi e
rimasta. Non puo ascoltarmi nesunno ma lei puo legere tra queste righe cosa sento
nel mio cuore. La mia vita dura
ha cominciato quando io avevo 13 ani e i miei parenti si sono separati, per

vanessa russo

vanessa russo

sfortuna non avevo la posibilità di chiedere dei consigli a nesunno di loro,
mia madre lavorava e mio padre era lontano di me. Cosi senza sapere niente
dalla vita ho voluto avere io una famiglia solo mia, sono rimasta incinta ed e
nato Adrian quando io avevo solo 15 ani, non sapevo come si cresce un bambino,
ma ho imparato dai libri e dalle riviste per le mame. A 17 ani Dio mi ha voluto
regalare il secondo bambino, Ionut, ed io anche se ero una bambina con bambini
ero felice, ho cresciuto insieme a loro. A 18 ani sono arivata in Italia senza
saperlo che devo fare il mestiere di prostituta, ma ho acettato perche volevo
un futuro meglio del mio per i miei figli, era l’unico sogno che avevo, di
comprare una casa e di construirmi la famiglia che sempre avevo desiderato.
Ogni sera e ogni machina in qui andavo era un rischio, ma non importava perche
avevo un compito, di comprare quella casa. Ho subito di tante volte violenze,
sono stata derubata di mille volte. Pichiata con calci e pugni. Buttata dalla
machina con segni visibili rimasti anche adesso i che rimanerano per tutta la
vita, lasciata sulle autostrade senza sapere quale era la direzione giusta per
ritornare a casa. Una vita piena di rischi, di violenze fisiche e psichiche ho
subito e ogni volta che sentivo o vedevo il soriso dei miei figli mi riempivo
di coragio e andavo avanti. Dio lo sa come andavo avanti, ma con la speranza
che in un giorno finiro con la vita di prostituta e saro felice vicino ai miei
figli. Il 26 aprile quando il destino mi ha spinto ad uscire fuori di casa
anche se pioveva, io non potevo mai sapere cosa mi aspetava, cosi come nesunno
non sa cosa sara domani della sua vita. In quel giorno alla stazione Termini io
ho cercato solo di difendermi, ma dopo che ho visto il sangue e Vanessa che era
caduta a tera mi sono spaventata, e per quessto sono scapata sono andata da mia
madre. Credetemi che non sono una ragazza violenta e senza cuore, rimpiango
anche adesso quel momento che non mi sono fermata a socorere la povera vanessa,
anche adesso mi trema il cuore dentro di me per quel giorno ma non posso
tornare indietro. Preferivo di perdere io una mano invece di perdere lei la
vita. Giuro che in quel momento io non ho pensato che ho l’ombrello in mano, ho
alzato la mano per fermare Vanessa quando ho visto che lei veniva verso di me
con la mano alzatto.

i funerali di vanessa russo

i funerali di vanessa russo

Quel giorno mi ha distrutta per sempre, ha distrutto due
famiglie. La famiglia di Vanessa perche lei e andata in un mondo che non
conosciamo, e la mia famiglia perche mia sorella rischia ogni giorno di perdere
la memoria, per il trauma che ha avuto quando mi ha visto su tutti
telegiornali. Io sono qui dentro da un ano e 8 mesi, e giusto che io pago per
quella disgrazia, per quel destino maledetto, ma sto sofrendo molto quando vedo
che devo pagare per tutti i romeni che hanno distrutto questo Paese. A mi hanno
giudicato come la prostituta romena che serve di esempio per vedere le persone
dal est che in questi Paesi le leggi esistono. Io sempre ho
avuto la forza di resistere. Ho pregato a Dio e a Vanessa di aiutarmi a
dimostrare che io non volevo amazarla. Le mie preghiere sono state ascoltate e
in primo grado di processo mi hanno datto l’artt. 584 invece di artt. 575. Per
paura del opinione publica il giudice mi ha datto il massimo della condana
previsto in codice penale – 18 ani – piu – 6 – per agravanti dei futilli motivi
che ni anche non dovrebe essere l’artt. 61 insieme all artt. 584. Sono incensurata
e le vostre leggi prevedono l’attenuanti generiche, cosi come li prevede anche
per la vita che uno ha avuto prima di entrare in carcere. Sto studiando il
codice penale, da quando sono entrata qui dentro. Prima di arivare qui ne anche
non sapevo come si chiama questo posto. Ho visto tante cose brute in questo
carcere che non desidero a nesunna persona di vederli, ma ho visto in tutto
questto tempo anche casi di omicidii piu gravi del mio che dopo 6 mesi di
carcere hanno avuto la posibilita di uscire in aresti domiciliari. Ho trovato
una casa famiglia a Rimini di papa Giovanni XIII che aiutano le ragazze
prostitute mi vogliano acogliere, ho chiesto anche io solo una volta l’aresti
domiciliari ma mi sono stati revocatti per pericolo di fuga. Vorei fare capire
al mondo intero che la mia intenzione non e di scapare della legge, chiedo in
ginocchio soltanto di avere la posibilita di dimostrare chi sono veramente. Una
madre che capisce il dolore della madre di Vanessa ma che nello stesso tempo
desidera con tutta se stessa di poter curare i suoi figli come ha fatto sempre.
Chiedo l’oportunita di migliorare nella vita, e qui dentro non si puo perche
non essiste nesunna posibilita. L’appello mi ha confermato i 16 ani senza
concedermi l’attenuanti generiche. Il dolore per la perdita di Vanessa lo sento
dentro di me ogni giorno e lo sentiro per sempre, fa molto male quando la
realtà mi fa vedere che nesunna persona al di la di questte mura non mi vuole
ascoltare. Qui dentro ce solo un caso di omicidio preterintenzionale che e
statta condanatta a 9 ani. Con l’aiuto di un ragazzo italiano ho avuto la
posibilita di vedere casi che si trovano su internet con lo stesso reato come
mio con condane massimo 8 ani. Perche io 16 ani? Perche devo piangere ogni
momento e sentirmi che impazzisco perche non trovo delle risposte alle mie
domande? 16 ani significa per me morire giorno per giorno un po, perche non
resisto piu a stare lontano dai miei figli, non resisto piu vederli sofrire
perche sono lontano da loro, non resito piu a sentirmi diversa da tutti, ho
paura del giorno di domani, ho paura dei ochi che mi guardano strano perche non
vogliano vedere dentro di me il dolore che provo, ho paura di andare avanti,
non ho piu la forza di lottare con il destino, perche non posso piu sperare o
sogniare a un futuro per me i miei figli. Lo so e capisco
che una ragazza e morta e il futuro lei non lo avra mai piu, ma anche in questo momento vorei sparire anche io da questto mondo perche non posso acetare di essere condanata 16 ani per
l’opinione publica cosi come scrive nelle motivazioni di sentenza di primo
grado, non posso acettare di essere io con la mia disgrazia esempio per tutti
romeni che vengono qui a delinquere. Io ho fatto la
prostituta per fare un futuro ai miei figli, non sono venuta in questto paese
per diventare una delinquente, non mi vergogno che ho venduto il mio corpo ogni
sera, darei ani della mia vitta per essere Vanessa ancora tra di noi, per non
essere nesunna di noi due perse dal mondo di fuori cosi come siamo adesso. La
prego solo di darmi la posibilita di sperare che in casazione paghero per
quello che mi e sceso, per una disgrazia, non per dare un esempio al opinione
publica che Doina Matei stara in carcere. Credetemi che ho 23 ani, due bambini
di 7 e 6 ani che hanno bisogno di me, tutto che e sucesso in quel giorno non
volevo che acadesse non volevo farli niente di male, ho cercato solo di
difendermi. Aiutatemi perche non resisto piu a stare lontano dai miei figli,
non ho piu forza di lottare contro le sofferenze che mi sono state date da
questa vita, ho bisognio di crescere insieme ai miei figli e di dimenticare le
sofferenze subite sulla strada. Dio mio! Aiutatemi e datemi una posibilita
signior Napoletano, siete ultima mia speranza! Il carcere mi toglie la vita e
io ho paura!

Matei Doina