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esperienze Luglio 28, 2013

Se potessimo parlare del Diavolo

Se potessimo parlare del Diavolo -colui che si mette di traverso- come si faceva una volta, quando l’umanità era bambina, sarebbe tutto molto più semplice. Il linguaggio allegorico facilitava molto la comprensione.

Vedo e sento dappertutto un dire male, degli altri, di noi stessi. Di quello che non c’è, che non funziona, che va storto, che causa dolore. E quel poco di bene che c’è, che arranca su un piano scivoloso, ogni volta riprecipita daccapo nell’oscurità, con il senso che tutta quella fatica sia stata e sarà sempre inutile.

Se potessimo parlare di Dio, come cominciò a fare a un certo punto Etty Hillesum prima di finire ad Auschwitz, dicendo che se ne doveva “salvare un pezzetto dentro di noi“, perché lui ha bisogno del nostro aiuto, la cosa la capirebbe anche un bambino, anzi soprattutto i bambini, che sono puri di cuore.

A chi giova, questo continuo, ossessivo, meticoloso lavoro di demolizione di ogni cosa? Perché crediamo di poter edificare e di essere dalla parte del giusto soltanto distruggendo e facendo una zelante propaganda al male?

Giova solo al male, che si prende tutto lo spazio e nasconde il bene piccolo e tremulo. E invece dovremmo saperlo, dovremmo averlo definitivamente capito che Dio non molla.

Diamogli una mano.

 

AMARE GLI ALTRI Gennaio 11, 2009

IL NOSTRO-LORO DIO

(foto splinder)

(foto splinder)

Non mi offende affatto che dei musulmani preghino il loro Dio in piazza Duomo, perchè il nostro Dio è anche il loro, e ascolta anche le loro preghiere.

Mi offende la preghiera usata come atto di guerra, questo sì. Questo tipo di preghiere il nostro-loro Dio non le ascolta. E mi offende non poter pregare il mio-nostro Dio in un paese musulmano. Non necessariamente davanti a una moschea.