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Politica Settembre 6, 2013

Ritorno alla Leopolda

Angelo Panebianco sul Corriere di oggi dedica il suo editoriale al bandwagoning, “quasi tutti” scrive “che saltano sul carro del vincitore“. Sta evidentemente parlando di Matteo Renzi, “corpo estraneo” del Pd che ormai la stragrande maggioranza della dirigenza rottamanda del partito (prima D’Alema, poi Franceschini, Fioroni, Veltroni) indicano come segretario (e/o) futuro premier. Non si parte, cioè, dal dibattito sui contenuti per indicare un leader. Si parte dal leader, e quanto al resto si vedrà: mutazione genetica in direzione del partito-persona.

Solo il Pd di Renzi avrebbe chance di battere Berlusconi, che starebbe vertiginosamente risalendo nei consensi (condizionali d’obbligo quando si parla di sondaggi). In effetti, in assenza di un partito –nessuno sa che cosa vuole il Pd, tanto meno il Pd– non si vede strada diversa, berlusconianamente, dal marketing su una singola faccia. Ma: 1. attenti, quando si tratta di essere berlusconiani, Berlusconi il più bravo di tutti  2. chiunque può rendersi conto del fatto che su Superman-Renzi l‘abbraccio del vecchio apparato può avere l’effetto della kryptonite verde.

Renzi, d’altro canto, è politicamente molto abile. Non gli sfuggirà che è la vecchia dirigenza ad avere bisogno di lui, e non lui di lei. Con la vittoria congressuale in tasca, o almeno così dicono, può pertanto decidere in libertà quali saranno i suoi principali interlocutori. In primis, io credo, quelli che insieme a lui, alla prima Leopolda, hanno dato avvio al percorso di rinnovamento: Pippo Civati, Debora Serracchiani. Si tratta di riprendere quel dialogo generazionale interrotto, allargandolo, come suggerisce il king maker Goffredo Bettini, a personalità come Cuperlo, Pittella, Puppato, Boeri e altre, per un rinnovamento autentico e profondo. Per fare squadra, insomma, senza la quale anche il miglior play maker combina poco o niente. E per fare grande politica: un tandem Renzi-Civati (il primo premier, il secondo segretario del partito: questa sarebbe stata la soluzione ideale) rivolterebbe questo Paese come un guanto.

Questo se le cose andranno dove il destino e i sondaggi sembrano volerle fare andare. In verità, la strada è ancora lunga, e può davvero capitare di tutto.

 

Politica Maggio 8, 2013

Pd: risorgere dal resort

Visto che qualcuno ha ricominciato con la solfa di Anna Finocchiaro (Mrs Ikea-con-scorta, Mrs Non-Siamo-Mica-Bidelle, Mrs Grazie-Elsa-Fornero-per-la-tua-fantastica-riforma-del-lavoro, Mrs Vieni-qui-Schifani-che-ti-bacio- eccetera, non proprio la più amata dagli italiani),

Visto che Finocchiaro Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato non basta, e qualcuno la vuole segretaria del Pd (nel totonomi insieme a Cuperlo, Epifani, perfino Speranza), la sensazione forte è che il Pd non sia affatto guarito dalle sue patologie: insieme alla nota e rovinosa Sindrome del Popolo Eletto, lo Sfasamento Temporale Cronico. Ovvero la tendenza a registrare le evidenze con ritardo fatale, giusto il tempo che serve ad assicurarsi il fallimento; l’incapacità di registrare in tempo reale quello che sta capitando, per poi doversi arrendere di fronte a cosine tipo i sondaggi che ti vedono precipitare in zona 20 per cento e chiudersi in uno sdegnato e ringhioso arroccamento, serrando le fila, facendo la conta delle tessere, tagliando fuori i “semplici” elettori, dicendo che la colpa è tutta di Facebook e Twitter, in un loop senza fine.

La realtà sarà anche fastidiosa, ma sembra dire questo: o il governo Letta dal conclave nell’abbazia a 5 stelle, proprietà (ohiohi) figlia di Cuccia, camere con antiquariato e design comme-il-faut (se poco poco si rendessero conto di che effetto fanno queste cose sull’elettore medio, perché è anche così, e con i pranzi politici al Four Season, che si perdono voti) se ne uscirà con una serie di idee geniali e a rapida fattibilità, tali da indurre la base annichilita dalla Chimera a larghissime intese a dire: ma sì, ingoiamo il rospo e tiriamo avanti almeno un pezzettino. O risorgerà dal resort. O il calcolo costi-benefici tornerà velocemente. O l’assemblea nazionale di sabato terrà pragmaticamente il basso profilo, come indicano Pippo Civati, Fabrizio Barca, Stefano Boeri e altri, indicando ragionevolmente un reggente pro tempore e rinviando la scelta definitiva della segreteria a un congresso vero, con un dibattito vero, a cui partecipi il Pd vero e non solo le oligarchie correntizie. Insomma, o ci si terrà almeno su queste minimi, o l’esperienza democratica rischia grossissimo, come mai prima d’ora.

Detto così, en passant.