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CINZIA SASSO

Politica Marzo 4, 2011

MOURIR POUR PISAPIA?

Ora, il mio massimo di non-trasparenza credo di averlo erogato.

Da giorni si sapeva quello che oggi ha scritto Il Fatto Quotidiano, ovvero che la famosa lettera disdetta dell’affitto inviata dalla compagna di Giuliano Pisapia al Pat non era roba di mesi fa, ma solo di pochi giorni fa, e precisamente dello stesso giorno -16 febbraio- in cui il Garante della Privacy aveva dato il suo ok alla pubblicazione dei nomi degli affittuari. Una cosa in extremis, dunque, serie effetto T.I.N.A.: There Is Not Alternative. Io l’alternativa l’avevo. Potevo scrivere quello che sapevo, e invece non l’ho fatto. Non ho avuto voglia e cuore di assumermi questa responsabilità, anche se sapevo che la cosa sarebbe uscita, questione di ore -infatti-, e avrebbe fatto male.

Mi sono limitata a chiedere trasparenza, convinta che sarebbe stato meglio giocare d’anticipo. E vi do una notizia, anzi, una pessima notizia: chiedere trasparenza è percepito da molti come insubordinazione, oltraggio, disfattismo, etc. Anche se provi a spiegare che c’è il web, che la casa è di vetro, e tutto quello che non dici ti ritornerà addosso come un boomerang.

Nel merito della cosa: la vicenda Cinzia Sasso/Pat è e resta spiacevole, non devono esserci super-cittadini e cittadini semplici, le regole devono valere per tutti, e le regole agevolate non sono una bella cosa. La gente si arrabbia molto su questo, e ha del tutto ragione. Ma è la gestione della vicenda che lascia molte perplessità: le cose andavano dette tutte, con semplicità seppure anche con il necessario rammarico, in un colpo solo e non a spizzichi e bocconi, e senza lasciare ombre.

Perché invece gridare assurdamente al fango? Perché parlare di una disdetta di due mesi fa, quando le cose non sono andate così? Perché aspettare fino all’ultimo, insinuando giocoforza il sospetto che se il Garante della Privacy non avesse consentito la pubblicazione dei nominativi, quel bell’affittino lo si sarebbe tenuto? Scrive bizzarramente nella lettera Cinzia Sasso, e suona come un’excusatio non petita: “Preciso che è da tempo che intendevo definire la pratica che mi riguarda, e che non mi è più possibile aspettare”: ma chi l’ha costretta ad aspettare? La disdetta si dà con una raccomandata A.R.: e non risulta che gli uffici postali respingano chi intende inviare raccomandate.

E ancora: a che serve risparmiare qualche centinaio di euro d’affitto, quando si ha la fortuna di godere, com’è il caso di Pisapia, di redditi professionali molto alti? Non suona come un po’ sprezzante nei confronti di chi, e ne conosco davvero tanti, per mettere insieme i soldi dell’affitto è costretto a pesantissime rinunce? Non autorizza a pensare che si ritenga di fare parte di una casta privilegiata che non corre mai il rischio di essere scoperta? Essendo stato Pisapia parlamentare, e parlamentare di Rifondazione Comunista, non avrebbe dovuto trovare imbarazzante quell’affitto della sua compagna già ben prima di candidarsi sindaco? Non prescriverebbe questo, una coscienza improntata alla giustizia sociale?

E -domanda delle domande- che cosa c’entra tutto questo con il centrosinistra? Perché mai dovrebbe pagarlo il centrosinistra?

Oggi esce anche la notizia ben più grave del loft del figlio della sindaca Moratti, che si è trovata regolarizzata dal PGT la trasformazione in residenza di una grande edificio industriale di sua proprietà. Vicenda attuale e ben più seria di quella che riguarda Pisapia, vero. Una trave contro una pagliuzza. Ma la pessima gestione della vicenda Sasso-Pat ha fatto diventare quella pagliuzza una trave. Ed è davvero strano che non si comprenda il fatto che a fronte di un centrodestra dilaniato dagli scandali e dalla corruzione, il centrosinistra non ha che una possibilità: quella di presentarsi senza macchia. O se una macchia, anche piccola, c’è, di smacchiarla al più presto, dandone ragione nel modo più trasparente.

Le cose non sono andate così. Il danno c’è stato (2 punti percentuali persi, secondo le prime valutazioni) e oggi si è ulteriormente aggravato: vedremo i sondaggi, ma il centrosinistra non ha ragione alcuna di aspettarsi qualcosa di buono. La storia gioverà al fronte dell’antipolitica, questo e certo, e forse a quel Terzopolo che oggi ha presentato il suo candidato sindaco in Manfredi Palmeri. Gli indecisi si sentiranno ulteriormente sballottati, la sfiducia crescerà.

Ma consentitemi una domanda –visto che sono stata poco trasparente prima, e me ne pento, adesso mi tocca dire con sincerità come la penso-: è vero, ci sono state le primarie, si è indicato un candidato, e questo candidato ha raccolto il sostegno di tutti; è vero, costruire un’ipotesi unitaria -oddio, le liste saranno almeno 8- non è una cosa facile, le alchimie politiche sono complicatissime, quello che capita a Milano non può prescindere dagli equilibri romani, anche se spesso è stata Milano a dare il la alla politica nazionale. Insomma, tutto questo è vero: ma se un candidato, per sfortuna, per leggerezza, per sbadatezza o per errore si è messo nei guai, e se i suoi guai o quelli della sua compagna rischiano di inguaiare tutto quanto il suo schieramento politico, che forse non se lo merita, e di seminare incertezza in molti dei cittadini che quello schieramento l’avrebbero sostenuto volentieri o che magari stanno già lavorando attivamente allo scopo; se la difesa della sua compagna rischia di entrare in rotta di collisione con gli interessi della città che si candida a guidare, sarebbe del tutto implausibile valutare l’ipotesi che quel candidato responsabilmente chieda al suo schieramento se è il caso che sia  lui ad andare avanti, visto che tutti siamo utili e anche utilissimi, ma nessuno è indispensabile? Non potrebbe provarci qualcun altro a rimettere faticosamente le cose in carreggiata, visto che si sta rischiando di finire fuori strada?

Insomma, come ho titolato, e duramente, mi rendo conto: è ancora il caso che si chieda ai milanesi di centrosinistra di mourir pour Pisapia?

Politica Febbraio 20, 2011

AFFITTOPOLI: FANGO E SABBIA

Dunque, vediamo di fare un po’ di ordine.

Come molti enti pubblici, il Pio Albergo Trivulzio dispone di un patrimonio immobiliare da affittare. Noi milanesi abbiamo sempre saputo che gli affitti della “Baggina” sono destinati ai bisognosi. I criteri dell’assegnazione dovrebbero essere chiari e trasparenti: bando, asta eccetera. Se uno abita in una casa della Baggina avendone i requisiti, tutto a posto, e anzi, ne siamo lieti. Ci mancherebbe che quelle case rimanessero sfitte, con la fame di alloggi che c’è!

Ma dagli elenchi di affittuari che abbiamo visto, vi è invece motivo di ritenere che una parte dei locatari questi requisiti non li avesse affatto. Chiarire se questo corrisponde al vero, e come sono state assegnate queste case a canoni di favore è il minimo di trasparenza che si possa richiedere. Ed è giusto che chi ha sbagliato paghi, a cominciare dai vertici del Pat. Ma c’è anche un prezzo politico.

Chi ha a lungo rimandato questa operazione-trasparenza, ovvero la maggioranza di centrodestra, ne risponderà ai suoi elettori. Ma dovrà rispondere ai suoi elettori anche il candidato sindaco di centrosinistra Giuliano Pisapia, indirettamente implicato nella vicenda -la sua compagna Cinzia Sasso, come ormai saprete, è titolare di uno di questi affitti privilegiati- se non si affretterà a chiarire fino in fondo le cose. La sua posizione è politicamente delicata proprio in quanto candidato sindaco.

Com’è accertato, Cinzia Sasso ha ottenuto quella casa a canone di favore dall’allora sindaco Paolo Pillitteri e dal presidente dei Pat Mario Chiesa: ne aveva i requisiti? E quella casa non l’ha ancora lasciata, benché abbia assicurato di aver inviato una lettera di disdetta: quando? Prima che Pisapia si candidasse? dopo? o solo poco prima che la bomba di Affittopoli deflagrasse?

Le responsabilità di Pisapia, come abbiamo detto, non sono dirette. Ma sulla necessità di fare chiarezza la sua responsabilità è piena. Avrebbe dovuto essere lui stesso a raccontare trasparentemente e da subito queste cose. Invece non l’ha fatto, o quanto meno non l’ha fatto fino in fondo. Non ha parlato di Pillitteri e di Mario Chiesa. E non ha indicato la data della disdetta, particolare significativo.

E’ ancora in tempo per farlo. Lo deve alle migliaia di cittadini che lo hanno votato alle primarie, ai tantissimi che gli stanno dando entusiasticamente una mano nel lavoro di costruzione di un’alternativa politica –anche se tanti, scelleratamente, al supposto fango oppongono la sabbia: facciamo finta di niente, non rispondiamo alle “provocazioni” (????), tirèm innanz...-. Lo deve ai cittadini che stanno considerando di votarlo, ai partiti che lo sostengono (che al momento si sono ben guardati dall’esprimere solidarietà, ma prima o poi qualcosa, bene o male, dovranno pure dire). Lo deve alla sinistra, le cui chance rischiano di essere seriamente compromesse da questo increscioso incidente, ma ancora di più dagli omissis. Lo deve alla città.

Nessuna macchina del fango, dunque” conclude così il suo editoriale di oggi il vicedirettore del Corriere Giangiacomo Schiavi e nessuna criminalizzazione del candidato Pisapia. Se c’è stata leggerezza, però, lo dica. In questa operazione trasparenza, serve anche alla sinistra un po’ di sincerità”.

Come si potrà parlare di trasparenza e di giustizia sociale, come si potrà affrontare in campagna elettorale un tema sensibile come quello della casa se non si passa, anche dolorosamente, di qui? E oggi. Subito.

economics, Politica Febbraio 19, 2011

FANGO E MATTONE

La nuova vicenda Affittopoli a Milano è molto deprimente. Mancava solo questa, un rigurgito di Tangentopoli, a completare un quadro talmente avvilente che senti Benigni canticchiare Fratelli d’Italia e ti viene da piangere. Nel nostro paese la casa è percepita come un bene primarissimo, non meno dell’acqua. Per la casa -l’affitto, il mutuo-, per una casa nostra, per dare una casina ai nostri figli siamo disposti a sacrificarci come per niente altro. E teniamo al fatto che sia accogliente, che non manchi proprio nulla.

Oggi si fa tanta fatica. Ottenere un mutuo non è semplice, mettere insieme 7-800-1000 euro per l’affitto è un’impresa. Così quando leggi che qualcuno da anni sta pagando nemmeno 100 euro per un appartamento sotto il Duomo, nomi noti e meno noti, parenti, amici e amici degli amici che solo in forza di un sistema di relazioni e favori godono del grande privilegio di vivere in case pubbliche in pieno centro e a canoni risibili (quindi a spese di tutti) ti monta una rabbia spaventosa. La gente di questo paese è in grado di sopportare qualunque cosa, dimostra una formidabile resilience, una straordinaria capacità di adattamento e di mediazione. Ma sulla casa non è disposta a mediazioni. Si può mandare giù anche il boccone del Rubygate, ma sulla casa si è disposti a tutto.

L’operazione trasparenza, quindi, va condotta con mano ferma e fino alle estreme conseguenze, compresi rapidi traslochi di chi non ha titoli,  cambio ai vertici degli enti pubblici, segnatamente il Pio Albergo Trivulzio, nel caso in cui siano verificati effettivi  abusi, e soprattutto una politica della casa all’insegna di efficacia, equità e giustizia. Soprattutto per i ragazzi, costretti a restare in famiglia perché una vita in proprio non se la possono permettere.

Tristezza nella tristezza, la vicenda si intreccia anche direttamente con la campagna elettorale. Cinzia Sasso, giornalista di Repubblica, e compagna di Giuliano Pisapia, candidato sindaco per il centrosinistra, vive da molti anni in una delle case del Pio Albergo Trivulzio. Il contratto, dice, è stato disdettato, ma l’appartamento risulta ancora occupato. La vicenda imbarazza moltissimo il centrosinistra, militanti ed elettori. Blog e pagine Facebook raccontano le reazioni alla brutta sorpresa. La casa è un punto sensibilissimo per la politica cittadina. Pisapia parla di macchina del fango, ma basterebbe molto poco a sottrarvisi: dimostrare che Cinzia Sasso aveva titoli per ottenere quel contratto di favore -si tratta di atti pubblici con relativa documentazione- ed esibire la lettera di disdetta. Ogni ombra va doverosamente dissipata. Così, forse, a Pisapia giungerebbero quegli attestati di solidarietà che finora non sono arrivati. E la campagna elettorale potrebbe, come deve, svolgersi in piena serenità.