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chirurgia estetica

bellezza, Corpo-anima, Donne e Uomini Ottobre 23, 2014

Bridget Jones e il diritto di invecchiare

La nuova “vecchia” Renée Zellweger

Renée Zellweger fatta a pezzi sui media di tutto il mondo.

Non ha più quel suo faccino tondo da Bridget Jones. C’è un po’ di ptosi palpebrale, le sopracciglia sembrano scese, lo sguardo è meno luminoso, rughe verticali solcano le guance, la pelle è meno trasparente, e forse sì, giusto un po’ di botox è stato iniettato tra gli occhi, conferendo la consueta espressione imbambolata e instupidita di chi paralizza la naturale e commovente motilità della fronte.

Renée Zellweger è semplicemente invecchiata. E’ sui 45, e a quanto pare non ha più la faccia d’ordinanza di quando ne aveva 20 come invece capita a grande parte delle sue colleghe. E’ un po’ che non si vedeva in giro ed effettivamente è cambiata.

In realtà la sua faccia non è il risultato della chirugia estetica. Al contrario. Quello che vediamo è il risultato di un difetto di chirurgia estetica. Renée non si è “curata”, scucita, ricucita, riempita e siliconata come avrebbe dovuto. Non troppi lifting, semmai troppo pochi. E’ questo a fare scandalo.

Diversamente lo sguardo sarebbe ben aperto, le sopracciglia rialzate, le rughe inesistenti, la pelle tesa, niente zampe di gallina e cedimenti della linea mandibolare. Fintamente “la stessa di sempre”. La ragazza sta invecchiando, ma non sta invecchiando comme il faut nell’immaginario hollywoodiano. Sta rompendo gli schemi, non segue alla lettera i codici, forse se ne sbatte, ha paura di farsi tagliuzzare, giusto due iniezioncine nelle rughette glabellari. La sua faccia non è la faccia della nuova vecchia -forever young, zigomi prorompenti, occhi spalancati, bocca tumida, pelle senza ombre- inchiodata ai canoni della competitività sessuale. La sua faccia è la prova provata che tutte le altre, anche quelle perfettamente stirate e zigomate, non sono altro che vecchie mascherate, e minaccia il colossale business dell’inganno estetico.

Per questo la ragazza è ridicolizzata e messa alla berlina dal sistema mediatico globale, Renée prima- Renée dopo, “che cosa ti è successo Bridget?” e dileggiamenti di ogni tipo.

Ci dev’essere qualcosa di veramente spaventoso in una donna che invecchia, e che non giustifica più il suo stare al mondo con la quantità di desiderio sessuale che è in grado di suscitare, che fuoriesce dallo spazio angusto dello sguardo maschile, perfettamente libera e autonoma.

Questa forza femminile deve costituire davvero una grande minaccia.

 

TEMPI MODERNI Settembre 5, 2010

OCCHI A PALLA

Certo che il mondo è strano, e la storia è sempre sorprendente. Ditemi sinceramente quanti di voi, solo uno o due anni fa, avrebbero scommesso un soldo sulla Turchia, che invece sta vivendo un vero boom economico e geopolitico –bene! mi sono simpatici, i cugini turchi-. Per non parlare del miracolo cinese, di cui sappiamo già tutto. Ma un orgoglio cinese, e forse è la fortuna del nostro West devitalizzato, fa fatica a prendere forma.

Ho visto che per alzare le loro quotazioni molte imprese cinesi “affittano” occidentali preferibilmente del tutto incompetenti, e gli fanno recitare la parte del Ceo, auto blu e tutto il resto: ai vertici, occhi tondi e tratti caucasici possono fare la differenza. Vi confesso che ci ho fatto un pensiero: non fosse che ho qui la mia famiglia e non ho voglia di rischiare un hamburger di cane, sarebbe stata un’esperienza.

Intanto la nuova classe media comincia ad attrezzarsi in proprio: nel 2010 gli interventi di chirurgia per procurarsi occhioni e nasi sfilatisi guadagna addirittura il 35 per cento in più. Entro l’anno saranno stati spesi 40 miliardi di euro per rifare la faccia ai ragazzi nelle cliniche thailandesi e sudcoreane. Se poi il figlio riesci a fartelo occidentale da subito, partendo alla volta degli States a fine gravidanza e mettendolo al mondo lì, con la dote di una cittadinanza yankee –la plica mongolica gliela rimuoverai a tempo debito- allora hai fatto l’en plein: capita anche questo, fra i cinesi-bene. sono stati la prima voce di spesa “scolastica” per le famiglie della nuova classe media. Con la faccia semi-occidentale i voti sono migliori, ci si laurea più in fretta e una volta laureati

Noi guardiamo alla Cina, dunque, ma la Cina non smette di guardare noi: le nostre facce, i nostri vestiti, la nostra cultura, il nostro stile di vita. Loro avranno il cash, ma noi abbiamo –secondo loro, almeno- tutto quello che il cash non può comprare, o che può comprare solo in parte.

Il capitalismo non è solo questione di soldi, e tra le soluzioni storiche, pur con tutti i suoi limiti, forse non è stata la peggiore. Quanto meno se provi a guardarlo con occhi a mandorla.

pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 4 settembre 2010

Donne e Uomini Maggio 19, 2010

NOI E IL “LORO” CORPO

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Però, pensavo stamattina : la pillola Ru486, quella contraccettiva, quella del giorno dopo, la terapia ormonale sostitutiva perché invecchiare naturalmente non si può (belle bombardate di ormoni, giù, come un bicchier d’acqua); l’allattamento al seno che non è chic; e neanche il seno piccolo o un po’ moscio è chic (e dagli con protesi, mastoplastiche, bocche da fellatio, se no che bocche sono?). Essere cicciottelle nemmeno se ne parla (diete, anoressizzanti, correre come delle idiote sui tapis roulant, dittatura della taglia 42, fianchi maschili e seni da trans). Corpo da esibire, se no che corpo è? Niente cellulite, rughe o altre schifezze del genere. Botox, che va al cervello. Tacchi 12, 13, 18, lordosi, caviglie a rischio-storta per le zeppe. Figli da concordarsi con l’azienda, e poi non vengono, e allora via con la fecondazione assistita, altre bombardate di ormoni. Ovuli in vendita, uteri in affitto, uteri da asportare, tanto a che cosa servono? Parti cesarei come se piovesse. E non essere depressa, beccati un po’ di benzodiazepine, un po’ di serotoninergici, fai qualcosa. E poi (……….)

Pensavo, stamattina: niente burqa, dalle nostre parti. Ma anche qui, modestamente, il corpo femminile resta un bel campo di battaglia. Il corpo è mio, ma zitti-zitti se lo gestiscono loro. C’è qualcosa che non torna.

Donne e Uomini Dicembre 12, 2009

COL SENO DI POI

Abreast

Mi pare una cosa sensata che prima dei 18 anni non ci si possa rifare il seno (salvo malformazioni). E tuttavia l’idea che la cosa sia proibita per legge mi dà una certa inquietudine.

Intanto bisognerebbe sapere quanti interventi di mastoplastica vengono eseguiti su ragazze minorenni -vorrei vederli in faccia, quei chirurghi, e i genitori che autorizzano-: suppongo o almeno spero che non siano molti. Ma paradossalmente questa cosa dei 18 anni fa diventare il maxi-seno un oggetto ancora più desiderabile, un regalo molto gradito per il diciottesimo, insieme alla prima macchinina: magari con il contributo degli amici, che fanno colletta per l’acquisto protesi. Insomma, la cosa risulta in qualche modo normalizzata. E che una ragazza si conquisti una quarta misura a 21 anni anziché a 17 alla fine non cambia le cose, perché non lavora sulla qualità di questo diffusissimo desiderio.

Quello che si desidera, infilandosi un seno oversize -che nel corso della vita andrà più volte espiantato e reimpiantato- è corrispondere perfettamente a quelle che si ritengono essere le misure dello sguardo maschile: mai sotto la terza, e sempre con push-up. Non è una conquista di femminilità ma una fuga dal femminile, un adeguamento a un’idea del corpo che non è la nostra, alla quale ci si sottopone con realismo: il mondo è degli uomini, e quanto più gli piaceremo e li compiaceremo, tante più chances di esistere avremo. Non come donne, che danno sempre un po fastidio, ma come zelanti travestite.

Diciamo così: una legge che impedisca di rifarsi il seno prima dei 18 sarebbe simbolicamente vantaggiosa perché rivelerebbe quello che è difficile da capire. E cioè che rifarsi il seno è una tattica emancipatoria, che le rifatte sono delle emancipate -un po’ perverse, ma emancipate-, ovvero donne che si liberano della schiavitù costituita dall’essere nate donne adottando perfino uno sguardo maschile su se stesse.

Un autogol, in definitiva. E poi, ragazze: che uomini sono quelli che vi vogliono solo dalla terza in su? Vi piacerebbero davvero, quelli a cui cercate con ogni mezzo di piacere?

Donne e Uomini, TEMPI MODERNI Aprile 21, 2009

SFIGURATE

Il nome non lo faccio, sarebbe una querela certa. Posso solo dirvi che pur avendo ormai fatto una certa abitudine, come tutti, agli sfiguramenti da silicone e materiali affini, quando l’ho vista mi è preso un colpo. Quella ex-bellissima ragazza dell’Est, già moglie di un orribile e famoso s-pregiudicato, il viso delicato già rigonfio di sostanze e oggi ancora più gonfio e tumefatto. Un pallone da baseball, le guance come glutei, la bocca pietrificata in una smorfia inerte. Quei lineamenti convessi che oggi dicono che stai invecchiando, e male. Una, insomma, a cui è capitato qualcosa di brutto: un incidente, una grave malattia, o cose del genere.
Credo che la psicosomatica sostanziamente ci azzecchi, e quando vedo qualcuna –oggi se ne vedono tantissime- che sembra incidentata o malata, sia pure per sua scelta, penso che qualche dolore o qualche incidente ci sia effettivamente stato: ma di che tipo? Quale male, quale disgrazia l’hanno ridotta così, complice un chirurgo cinico e baro? Di quale sofferenza ci sta parlando la sua faccia? Alla ragazza che dicevo, poverina, in effetti il marito ne ha fatte tante: la qual cosa, non c’è dubbio, aiuta. Ma penso che il fatto di base sia un altro. E cioè che le sfigurate siano in realtà delle super-emancipate. Donne che si sono omologate al sesso maschile al punto tale da assumere la questione nella carne.
Le emancipate di solito le pensiamo androgine, scabre, zero orpelli femminili. Ma le sfigurate costituiscono un passo avanti nella fenomenologia dell’emancipazione. Fanno molto meglio perché arrivano perfino a guardarsi con gli occhi degli uomini, scolpendo docilmente nella loro carne, un intervento dopo l’altro, il più dozzinale sogno erotico maschile: iper-seni, bocche sempre pronte a una fellatio, facce da fumettaccio porno… Travestite. Cose tra uomini, e per uomini. La femminilità definitivamente fatta fuori, come un miserevole ingombro.
Il male alla base è questo: l’orrore per se stesse come donne. E’ questa la disgrazia che è capitata. La faccia della sfigurata è quella di una resa definitiva. E se guardandola ci immalinconiamo, è perché in lei è incarnata tutta la tristezza di un mondo in cui il femminile e il suo splendore non esistono più.
(pubblicato su Io donna-Corriere della Sera il 18 aprile 2009)

TEMPI MODERNI Febbraio 5, 2009

RICCHE CAVIE

D’ora in poi gli interventi di aumento del seno saranno proibiti alle minorenni, se non per comprovate ragioni mediche. Il debutto di molte stelle e stelline dovrà essere rinviato dopo la maggiore età.

Siamo circondati da mostri, visi tumefatti, fronti paralizzate, occhi sbarrati. Una mia amica nota giustamente che la faccia della nuova vecchia è convessa, come una chiappa.

Non ho nulla contro la chirurgia estetica, tutto invece contro la mancanza di senso estetico di troppi chirurghi. Si tratta peraltro dell’unica branca della medicina in cui a fare da cavia sono state ricche signore -solitamente si sperimenta sui poveri- che ora si aggirano per le città con le loro facce seriali e infelici, impossibilitate perfino a un cappuccino al bar: con i labbroni ci si sbrodola.