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ambiente, Corpo-anima, lavoro, Politica Gennaio 13, 2012

La vita al primo posto

Iscrivo l’orribile episodio di ieri a Milano, il vigile urbano Niccolò Savarino deliberatamente travolto e ucciso da un Suv che ha trascinato lui e la sua povera bicicletta per trecento metri, nel tessuto simbolico della guerra che si sta combattendo tra le auto e i viventi.

Le automobili fanno ammalare e uccidono, deturpano il volto delle nostre città e le anime delle persone, rendono la convivenza incivile, ci costano infinitamente di più di quanto rendano.

E’ arrivato il momento della mano ferma e di una svolta radicale. I provvedimenti sull’area C, confortati dall’esito chiarissimo di un referendum, che limitano fortemente il traffico privato nel centro storico -perfettibili e aggiustabili, dopo una necessaria fase di sperimentazione, e progressivamente allargabili a tutte le altre zone, in una prospettiva di città policentrica– devono soprattutto dimostrare che senza auto, o con meno auto possibili, si vive benissimo. Anzi, si vive meglio, la vita torna al primo posto, esattamente dove deve stare.

Va in questa direzione il provvedimento adottato dall’assessora al Personale e al Benessere Chiara Bisconti, che introduce la flessibilità nell’orario di ingresso per i quasi 16 mila dipendenti del Comune: il traffico urbano si riduce soprattutto in questo modo, e speriamo che l’esempio virtuoso sia seguito da un grande numero di aziende metropolitane.

Quando si parla di Milano come laboratorio politico io penso soprattutto a fatti come questi.

Archivio Giugno 30, 2008

ACTING OUT

Ero in macchina a Milano, verso le sette di ieri sera. Una roba tecktonik sul cd. Mi piaceva, la tenevo un po’ altina. Un tale mi si affianca a un semaforo, facendo rombare il motore. Intravedo con la coda dell’occhio destro che fa dei cenni, cerca di attirare la mia attenzione. Io non mi volto -le donne mi capiranno-. Ma lui insiste, si sporge verso di me. Abbasso la musica, lo guardo. E’ un tipo sui trentacinque-quaranta, con la faccia inferocita. “Deve abbassare quella musica. Lo sa che sta commettendo un’infrazione?”. “Grazie per avermelo fatto notare” gli rispondo gentilmente. Lui fa un balzello in avanti, la mia cortesia eleva il livello della sua rabbia. “Tu lo sai con quella musica alta non senti le sirene? Lo sai?”. Scatta il verde, per fortuna. Non credo che sarei stata ugualmente cortese, adesso. A mio rischio.

Più tardi, verso le 11, dopo uno spettacolare nubifragio, porto il mio vecchio cane a pascolare nel parco. C’è una ragazza, poco più di una bambina, con un grosso e nerboruto meticcio, magnifico, il pelo lustro, i denti bianchissimi. Stazionano intorno a una macchina con altri quattro ragazzi dentro. Il suo cane è senza guinzaglio. Lei gli corre dietro, cerca di acchiapparlo. Ci riesce all’ultimo. Chiunque si intenda un poco di psicologia canina sa che se metti il guinzaglio a un cane già all’erta, quello attacca di sicuro. E sa che quando due cani al guinzaglio stanno regolando aggressivamente i loro conti, a volte è meglio mollarli, per contenere la furia. Per farla breve, io mollo il mio povero vecchietto, mentre il giovane cane legato diventa una furia. Allora riprendo il mio, e cerco di trascinarlo lontano. La bambina ha la bava alla bocca: “Che cazzo fai? Perchè non l’hai tenuto?”. Vi risparmio il dialogo successivo: credetemi sulla parola, la piccola ha dato i numeri. I ragazzotti suoi amici si mostravano pronti a intervenire.

Forse non era esattamente la mia giornata, ma  di sicuro c’è molta aggressività in giro, soprattutto quando se ci sono automobili di mezzo. Lo verifico personalmente ogni giorno, capiterà di sicuro anche a voi. I delitti si possono censire, misurare l’aggressività è molto difficile. Si può dire che l’aggressività sempre più spesso viene agita. Violenti acting out, che la dicono lunga su come stiamo. Si possono fare delle ipotesi sul perchè. Più difficile capire come se ne esce. C’è poco da fare Expo, se stiamo così.