Oggi voglio rendermi impopolare. Ho due cose da dire che a tanti non piaceranno affatto. La prima è per i portatori di iPod. Vivo come mala creanza, scostumatezza, insolenza tutti quelli che, soprattutto sui mezzi pubblici, si isolano nelle loro cuffiette, ballando con il piedino. Io lo leggo così: tu non mi interessi; il mondo nel suo complesso non è degno della mia attenzione; meglio solo con la mia musica che male accompagnato, tanto non mi perdo proprio nulla.
Intanto sono invidiosa di quella musica, e vorrei ascoltarla anch’io. Mi pare che la musica dia il suo meglio quando è condivisa. Allora sprigiona tutto il potenziale energetico di cui è capace. Sentita così, privatamente, con balletto interiore, francamente mi pare sprecata. Quando ascolto della buona musica vorrei sempre che ci fosse qualcuno che la sente e ballicchia insieme a me. Vorrei sentire quella musica anche per capire che tipo è il portatore di iPod, chi è, che cosa fa nella vita. Curiosità eccitata dal fatto che a quanto pare non è affatto ricambiata. A lui non importa per niente chi sia io. Manco mi vede. Si basta, si avanza e non fa nulla per nasconderlo.
La seconda cosa che ho da dire è molto peggio: con tutto il parlare di asili nido che si è fatto prima delle elezioni –il nido va forte, tra le promesse elettorali-, ho dovuto mordermi la lingua per non dire che io non credo affatto che per i bambini quei posti siano il paradiso. Le mamme lavorano, certo, e non sanno dove metterli. Le educatrici saranno anche formidabili, per carità. E carini quegli stanzoni con Paperino sui muri. Ma ai bambini 0-3 anni di Paperino importa poco, e degli altri bambini 0-3 ancora meno: è dopo i tre anni, pare, che la socialità diventa importante. A casa con la mamma, e il papà, e la zia, sarebbero più felici.
Non è detto, voglio dire, che il nido sia la soluzione universale, e la migliore. Forse si dovrebbe inventare qualcos’altro. Tenendo conto del fatto che è possibile che le nostre necessità e i bisogni dei piccoli non coincidano. Non odiatemi troppo, per piacere. Casomai parliamone.
(pubblicato su “Io donna”-“Corriere della Sera”)