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anita sonego

esperienze, Politica Marzo 22, 2013

Demagogia partecipata

In queste ore toste per il Paese, c’è una sòla che non tollero più di contribuire a tenere in piedi: l’idea di democrazia partecipata. Forse piano piano si arriverà a costruire qualcosa del genere. C’è da osservare attentamente quello che farà il Movimento 5 Stelle. Ma finora ogni promessa di democrazia partecipata è stata bellamente disattesa, con grave disillusione di chi ci aveva creduto.

Per esempio Milano e la sua “primavera arancione”, che di questa retorica si è ampiamente nutrita. Tolta la buona volontà di quei pochi e di quelle poche che continuano ad alimentare il sogno (penso, ad esempio, alla consigliera Anita Sonego e ai suoi tavoli delle donne, sulla cui efficacia tuttavia andrebbe aperto un discorso), di partecipato non c’è un bel tubo, se non il rammarico di dover semplicemente incassare decisioni già assunte.

Non c’è democrazia partecipata sul bilancio, sulla visione della città, sulle scelte di indirizzo, su Expo. Non ci sono incontri periodici con i cittadini -a parte i commossi bagni di folla in corso di campagna elettorale-. Non c’è chiarezza partecipata su scelte importanti come i rimpasti di giunta, e gravi come quella di liquidare in poche ore un assessore che stava lavorando tanto e bene: scelta in realtà maturata da molto tempo, si è solo colta l’occasione dell’ultima “finestra” disponibile. Si è cominciato con le sedute di consiglio su megascreen in piazza e si è finiti con un consiglio comunale che lamenta di non contare più di quanto contasse durante la giunta Moratti, allora stigmatizzata per il suo stile oligarchico.

Le esperienze civiche languono, i comitati dei cittadini si sono estinti per sfinimento. C’è solo il grande e consolatorio buzz della rete di cui tutti allegramente se ne sbattono. Ma la retorica della “democrazia partecipata” è ancora viva e vegeta, pernicioso trompe l’oeil. Sgombriamo il campo da queste fantasie romantiche e guardiamo in faccia, da cittadini adulti, la realtà.

Donne e Uomini, esperienze, lavoro, Politica Marzo 15, 2012

Tutte ai Tavoli! (ma il bilancio?)

Le proposte elaborate sono molte e interessanti, ma la novità più importante costituita dai partecipatissimi Tavoli delle cittadine milanesi, a cui il Comune di Milano si è aperto come una “casa comune”, sta nel metodo: ovvero nel fatto che sono le istituzioni, qui in particolare rappresentate dalle consigliere Anita Sonego e Marilisa D’Amico, a chiedere alle donne della città di portare all’interno della politica “seconda” le pratiche, le esperienze e i modi della politica prima, prossima alla vita, alle relazioni e ai bisogni. E nel fatto che le cittadine si siano riunite per portare in dono ai vari assessorati competenti il loro sapere e i loro desideri.

Non si tratta cioè di una contrattazione -le cittadine che chiedono alle istituzioni- ma di uno scambio all’insegna della gratuità e della permeabilità tra governo e governat*. Di una politica che si muove e si baricentra sempre più fuori dalle istituzioni, alle quali è chiesto di accoglierla, di valorizzarla, di farsene mediatrici riducendo gli ostacoli. Nel caso delle donne, questo scambio in direzione di una “democrazia partecipata” sembra funzionare particolarmente bene.

Numerose le proposte elaborate e presentate ieri sera.

Lavoro/welfare: per dirne alcune, una conferenza sul lavoro delle donne a Milano; il curriculum anonimo (che non indichi sesso, età e nazionalità); progetto coworking; album comunale baby sitter; congedo obbligatorio di tre giorni per i neopapà per i dipendenti comunali; “nidi” flessibili.

Salute: oltre a un progetto sulla violenza sessista, le “Giardiniere” (così si sono chiamate) promuovono un’idea di salute che non coincida con le prestazioni sanitarie, ma abbia al suo centro modello di sviluppo; un’indagine conoscitiva sui consultori

Spazi: istituzione di una Casa delle donne.

Proposte ottime, buone e meno buone (ognuna avrà il suo punto di vista: per esempio a me l’idea di una Casa delle donne appare un po’ regressiva) ma all’insegna del metodo innovativo che dicevamo.

Che tuttavia dovrebbe applicarsi anche ad altre questioni rilevanti per la città: è un peccato, ad esempio, che le cittadine non esprimano il loro punto di vista su questioni come la vendita di Sea e il bilancio, alle quali la politica degli uomini (ieri sera sostanzialmente assenti, salvo il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo) sta riservando la sua attenzione prioritaria.

Mi pare che di bilancio le donne si intendano parecchio. Anche questa competenza va messa alla prova.